Desiderare troppo qualcosa che non arriva

Molto spesso non otteniamo quello che desideriamo ardentemente perché forse il troppo desiderio nasconde una realtà inconscia di cui non siamo consapevoli e che si interpone tra noi e il nostro oggetto del desiderio.
Desiderare troppo qualcosa che non arriva
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Sono molte le situazioni della vita in cui vogliamo qualcosa con tutte le nostre forze e in cui facciamo un grande sforzo per ottenerlo, senza riuscirci. Potremmo dire che desiderare ardentemente qualcosa lo allontana. Molto spesso, infatti, quando smettiamo di voler raggiungere un  determinato obiettivo, all’improvviso, un giorno, arriva quell’occasione che ci permetterà di ottenerlo.

Desiderare troppo che qualcosa succeda immerge il soggetto in uno stato di inquietudine e di disagio. Le ore sembrano giorni e i giorni anni. Ci si sforza con tutta la pazienza possibile, ma non è possibile togliersi dalla testa il proprio sogno. Può essere un amore, un lavoro, i soldi, la guarigione. Si avverte l’urgente bisogno di farcela e che parte del proprio benessere dipende dal successo in questo senso.

Una situazione in cui si desidera fortemente qualcosa che non arriva è, per così dire, tutt’altro che casuale. Non riusciamo a far sintonizzare la realtà con i nostri desideri. Facciamo tutto il necessario e, per un motivo o per un altro, quello che speriamo finisce per non verificarsi. Cosa significa tutto questo? Come può essere spiegato dal punto di vista psicologico?

Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito.

-Antoine De Saint-Exupéry-

Donna guarda bolla di sapone

Perché si desidera ardentemente qualcosa?

La prima domanda da porsi in questi casi è perché si desidera qualcosa così fortemente. La chiave sta nella parola “fortemente”. Questo eccesso rivela che siamo stati artefici di situazioni che ci hanno poi portato a questa “urgenza”. C’è un bisogno molto forte e soddisfarlo diventa un fattore decisivo per il nostro benessere. Sentiamo che questo “qualcosa” che cerchiamo con affanno è, in modo illusorio, indispensabile per essere felici.

La prima questione ruota attorno al potenziale effetto trasformatore dell’oggetto di desiderio: è davvero così? Alcuni pensano che un grande amore li salverà dalla solitudine, dalla tristezza o dall’isolamento. Altri credono che un lavoro darà senso allea loro vite. C’è anche chi pensa che con più soldi a disposizione, i suoi problemi si risolverebbero o che superando una determinata condizione di salute, condurrebbero una vita serena.

Considerare qualcosa come la fonte della propria felicità può portare a considerazioni distorte. Di solito, ciò è causa e conseguenza di un processo di idealizzazione. Nel profondo, si parte dall’idea che ci sia uno stato di vita pieno, un paradiso da raggiungere. Presumibilmente, non riuscirci è fonte di dispiacere. L’oggetto del nostro desiderio rappresenta questo paradiso nella nostra mente. Noi esseri umani siamo fatti così.

Se desideriamo qualcosa che non abbiamo

Perché desiderare troppo qualcosa lo allontana?

La domanda sul perché non otteniamo ciò che desideriamo può avere molte risposte. Una prima ipotesi ci porta a pensare che a volte semplicemente desideriamo ciò che non esiste. Molte volte rimaniamo ingabbiati in desideri impossibili e in fantasie irrealizzabili, come quello di essere salvati o di impadronirci di qualcosa esterno da noi che dia un senso alla nostra esistenza.

Pensiamo che l’amore di un altro essere umano possa colmare la nostra mancanza di amore proprio o che il riconoscimento sociale ci renderà importanti. Forse pensiamo che la vita che viviamo o che abbiamo costruito finora potrebbe sparire e divenire un’esistenza priva di mancanze o di errori.

Sebbene sia politicamente corretto dire che “tutto è possibile”, la verità è che non è proprio così. Ci sono obiettivi impossibili da raggiungere, ed è importante saperlo riconoscere. Non possiamo, ad esempio, vivere per sempre. Non è nemmeno possibile impedire alla sofferenza di entrare nelle nostre vite. Eppure ci sono grandi successi che, in effetti, possono essere raggiunti, ma il più delle volte il percorso è lungo e gli sforzi devono essere costanti e ben mirati.

La sincronicità di Jung

Infine, c’è anche quel fenomeno che Jung ha chiamato “sincronicità“, ovvero quelle circostanze che trovano corrispondenza nei processi inconsci che viviamo. A volte ci concentriamo solo sulla nostra parte razionale e vediamo un grande desiderio che non si traduce in un successo.

In realtà, forse il nostro inconscio desidera qualcos’altro e, quindi, sarà questo qualcos’altro ciò che otterremo. L’essere umano è così complesso che molte volte arriva a voler soffrire. Ovviamente questo è il risultato, ma non riesce a rendersi conto del modo in cui è arrivato a quel punto.


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  • Jung, C. G., Kahnemann, H., & Butelman, E. (1964). La interpretación de la naturaleza y la psique: la sincronicidad como un principio de conexión acausal. Paidós.

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