Dire No in modo positivo ai bambini

Dire No in modo positivo ai bambini
Anet Diner Gutverg

Scritto e verificato la psicologa Anet Diner Gutverg.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Con le nuove idee in materia educativa basate sulla disciplina positiva, il “no” tante volte usato dai nostri genitori e nonni viene visto come qualcosa di quasi demoniaco. Molti genitori si sentono alla deriva, poiché si ritrovano privi di formule per stabilire le regole da far rispettare ai propri figli. Molti cercano di far ubbidire i figli, senza dare loro la sensazione di essere genitori autoritari ed eccessivamente restrittivi. Nel presente articolo, vi spieghiamo come dire No in modo positivo.

Il “no” che si meritano i nostri figli, quando crediamo di doverci opporre ad alcuni dei loro desideri, deve essere ragionato, basato su ragioni forti. D’altra parte, esistono gradi intermedi fra il “no” e il “sì”. Possiamo proporre loro, per esempio, che facciano quello che desiderano in un altro momento, quando le circostanze saranno più propizie. Possiamo anche offrire loro delle alternative che riteniamo adeguate e che possono essere di loro gradimento.

La questione di fondo è aiutare i nostri figli affinché, a poco a poco, siano loro ad autoregolarsi e a comportarsi secondo determinate norme. Nonostante sia un processo lungo e costante, non possiamo dimenticare che sono piccoli e che siamo noi i responsabili delle loro educazione. Dobbiamo avere pazienza perché imparare a dire No in modo positivo può essere un percorso tanto piacevole quanto lungo.

Padre che parla con il figlio

La curiosità dei nostri figli ci provoca ansia

I bambini sono curiosi per natura, la cosa negativa è che parte di questa curiosità sembra perdersi a mano a mano che diventano adulti. Forse i “no” hanno frenato la loro curiosità perché, in qualche modo, dava fastidio agli adulti; certamente non è stato d’aiuto neanche lo stile educativo adottato dalle scuole e basato su una ripetizione continua.

D’altra parte, è molto difficile trovare un equilibrio fra lasciare che i nostri figli esplorino e diano carta bianca alla loro curiosità e, allo stesso tempo, tenere a bada la nostra paura che possa accadere loro qualcosa. Se siamo molto nervosi e ci lasciamo dominare dall’ansia, è probabile che dire No sia la nostra unisca risorsa e non facciamo altro che gridare “non fare questo…”, “non andare lì…”, “non toccare quello…”. In questo modo, non diciamo No in modo positivo.

Possiamo tentare di sforzarci, ma anche in questo sforzo accumuliamo ansia. Un’ansia della quale molte volte ci liberiamo sempre gridando: appellandoci a questo “no!” che spaventa e disorienta i nostri piccoli. Loro si chiederanno: “perché mi gridi se prima ti ho chiesto il permesso e me lo hai dato?”.

La cosa migliore da fare è accompagnare i nostri figli nelle loro “marachelle” ed esplorazioni. Fare un bilancio realista di cosa rappresenta un pericolo reale: non accade niente se cadono sull’erba, ben diverso se succede mentre scendono le scale. Seguiamoli, ma da una certa distanza. Aumentiamo poco per volta la libertà che concediamo loro e fidiamoci della loro capacità di discernimento a mano a mano che crescono.

Dire meno “no” e spiegare più “perché no”

In moltissime occasioni dire “no” non è la scelta migliore. Se non vogliamo che i nostri figli tocchino qualcosa, possiamo dire: “Questo taglia”, “È sporco”, “Questo è mio, di tuo padre o di tuo fratello”. Possiamo anche spiegare la funzione delle cose: “Le sedie servono per sedersi” o “Devi trattare con rispetto e attenzione le cose, gli animali e le piante”, e spiegare i motivi delle nostre azioni: “Sto parlando o facendo questo, appena finisco ti ascolto”. In questo modo i nostri figli capiranno meglio ciò che accade, o almeno molto meglio che con un “no” secco e senza alcuna spiegazione.

Le abitudini e le regole aiutano anch’esse a dire meno “no”, per esempio: “È l’ora del bagno e poi a letto, perché domani devi andare a scuola”, “È ora di andare a casa perché si sta facendo tardi e devo preparare la cena”, “Dopo aver finito il pranzo può mangiare un dolce che ti piace, perché il tuo corpo avrà ricevuto gli alimenti che lo rendono più forte”.

E così via… potremmo fare molti altri esempi che ci permetterebbero di aiutare i nostri figli ad acquisire criterio e capacità di discernimento. Funziona anche spiegare loro le conseguenze di quello che fanno, per esempio: “Se picchi tuo fratello o i tuoi amici, poi non vorranno più giocare con te” o “Studiare ti aiuterà a passare l’esame” o “In una camera ordinata e sistemata sarà più facile trovare quello che cerchi”.

Madre con bambino in braccio che osservano un fiore

Alternative: un modo di dire No in modo positivo

Mentre il “no” è una negazione forte e netta, le alternative sono opzioni che aiutano i nostri figli a prendere delle decisioni. A volte ci faranno perdere le staffe, ma nonostante noi siamo gli adulti e abbiamo sempre l’ultima parola, obbligare i nostri figli a sottoporsi alle nostre imposizioni, senza lasciar loro neanche un piccolo spazio per difendere le loro idee e farci cambiare opinione è un atteggiamento che non ci aiuterà a farli crescere. È normale che talvolta ci capiti di essere stanchi di ragionare con loro, che possano esaurire la nostra pazienza con la loro energia, ma con un atteggiamento diverso, nonostante ci costi molto, potremo aiutarli di più.

È di grande aiuto dare loro delle alternative come: “Il coltello è molto affilato, ma puoi aiutarmi a condire l’insalata” o “Sta piovendo e fa freddo per uscire, ma possiamo giocare, cucinare qualcosa o fare un puzzle in casa”, “Puoi giocare altri 5 minuti e poi, quando arriviamo a casa, ti racconto una storia”. Offrire loro un’opzione può invogliarli ad andare a letto, ad esempio, “È ora di dormire, ma puoi portarti quello che vuoi a letto, un peluche, un bambolotto, un libro, ecc.”.

Quando siamo costretti a dire No

Mettiamoci al loro livello, parliamo con voce ferma, ma senza gridare e chiamiamoli per nome quando ci rivolgiamo a loro. Non c’è alcun motivo per cui essere rudi o volgari, perché si insultino o si dicano cose delle quali potremmo pentirci. Cambiamo il nostro enunciato. Per esempio, “Sono arrabbiato perché hai rotto questo o hai fatto questo, NON mi è piaciuto quello che hai fatto”.

Parliamo di azioni e non diciamo al bambino che quello che ha fatto in un momento dato lo definisce. Per esempio: “Hai fatto qualcosa di stupido” e non “sei stupido” o “A volte ci metti molto tempo a fare le cose” e non “Sei pigro”. Predichiamo con l’esempio e siamo coerenti. Per esempio, se abbiamo promesso che può giocare dopo essersi lavato i denti:”Non ti sei voluto lavare i denti, quindi niente favola” o “Non faremo il puzzle perché non siamo tornati dal parco in tempo”.

Cercare modi alternativi per imporre limiti ai nostri figli, senza dire No costantemente o senza bandire tutto, ci rende degli educatori intelligenti, perché siamo intelligenti quando diciamo No in modo positivo. Significa rinnovare i modelli educativi con criterio, ragione e buonsenso.

Probabilmente questo nuovo approccio ci richiederà uno sforzo e, all’inizio, potremmo stancarci, ma quando saremo entrati nella dinamica, lo sforzo sarà minore, perché avremo preparato i nostri figli affinché comprendano da soli il nostro punto di vista e avremo contribuito a far sì che interiorizzino un criterio adeguato per decidere quali desideri soddisfare, e come, e quali no.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.