Frasi di Diogene il cinico

Diogene fu uno dei filosofi più peculiari. Fece a meno di tutti i suoi averi in cerca del vero significato dell'essenza. Lasciatevi illuminare dalle frasi di Diogene il cinico
Frasi di Diogene il cinico
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Le frasi di Diogene il cinico ci svelano uno dei filosofi più onesti di tutti i tempi. Una persona con una vera volontà di comprendere la realtà senza altro interesse se non l’amore per la verità.

Non ci restano molte frasi di Diogene il cinico, dal momento che non ha mai scritto nulla. Quello che è arrivato ai nostri giorni lo si deve ai suoi discepoli. Soprattutto il suo omonimo, Diogene Laerzio, a cui fu affidato il compito di collezionare molti dei suoi insegnamenti.

“La saggezza serve da freno alla gioventù, dà consolazione all’anziano, ricchezza al povero e ornamento al ricco.”

-Diogene il cinico-

La caratteristica principale di questo filosofo , nato a Sinope e famoso ad Atene, era il suo enorme distacco. Amava soprattutto la libertà e non aveva paura di dire la verità ai potenti. Di lui si diceva che vivesse in un barile e molti lo confondevano con un mendicante. Queste sono alcune delle frasidi Diogene il cinico più note.

Ragazza con arco e freccia

Frasi di Diogene il cinico

1. Ingiurie

Una delle frasi di Diogene il cinico, dice quanto segue: “L’ingiuria disonora chi la fa, non chi la riceve“. Significa che spesso l’errore è nella mente della persona che offende,  non nell’essere o nella natura della persona che è oggetto di tale offesa.

Diogene era noto per le sue frasi molto dure. Tuttavia, la sua denuncia era rivolta alla doppia morale e ai fallimenti dell’etica, piuttosto che a una persona in particolare. Non cercava di attaccare il singolo, ma di mettere in discussione la sua posizione morale.

2. Gli adulatori

Uno dei suoi discepoli, Ecatone, ha lasciato per iscritto una delle frasi di Diogene il cinico, che a quanto pare pronunciava molto di frequente. “È meglio imbattersi nei corvi che negli adulatori, giacché i primi mangiano i cadaveri, ma i secondi mangiano i vivi”.

Se c’era una cosa che questo filosofo detestava, erano gli adulatori. Divenne famoso per un episodio: Alessandro Magno lo cercò, attratto dal suo prestigio. Si presentò a lui e gli disse che poteva chiedergli qualsiasi cosa. Diogene gli chiese di spostarsi, perché lo copriva dalla luce del sole.

3. Il distacco totale

Si dice che una volta Diogene si fermò a osservare un bambino che raccoglieva e beveva l’acqua con le mani. Il filosofo aveva pochissimi averi, tra essi una ciotola. Ma quando vide il bambino disse: “Un bambino mi ha superato in semplicità” e gettò via la ciotola.

In un’altra occasione vide che un altro bambino stava usando una foglia per appoggiarvi il cibo che stava mangiando. Erano lenticchie e usava il pane come cucchiaio per portarle alla bocca. Imitandolo, Diogene abbandonò la sua ciotola e da allora mangiò in quel modo.

Bambina che raccoglie gocce dalla luna

4. Tacere e parlare

La paternità di Diogene su questa frase non è accertata, ma non sembra poi così strano che abbia pronunciato tali parole. “Tacere è il modo in cui si impara a udire, udire è il modo in cui si impara a parlare; poi, parlando, si impara a stare zitti.

Comunicare è un processo complesso in cui l’ ascolto è fondamentale. Questo è ciò che consente, in primo luogo, di imparare a parlare. E sapere come parlare implica saper decantare, capire quando tacere.

Sindrome di Diogene

5. La carità e i suoi interessi

La storia racconta che uno dei cittadini ateniesi, colpito dal grado di povertà in cui viveva Diogene, gli si avvicinò e gli chiese: “Perché le persone danno soldi ai mendicanti e non ai filosofi?”.

Diogene pensò un momento e poi rispose: Perché pensano che, un giorno, loro possano diventare zoppi o ciechi, ma mai filosofi“. Un modo ingegnoso per dire che la carità è ispirata da una sorta di egoismo, che alimenta un aiuto ispirato dall’egoismo. In questa equazione non rientrano le virtù, ma le mancanze; non rientra l’empatia, ma la paura.

Ai tempi di Diogene, i filosofi erano molto apprezzati. Avrebbe potuto vivere come un protetto dei nobili, in mezzo a lussi e privilegi. Tuttavia, scelse di disfarsi di tutti gli averi per raggiungere il più alto grado di autenticità. Per questo motivo è ancora ricordato migliaia di anni dopo.


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