I disturbi del comportamento alimentare

I disturbi alimentari sono più frequenti nella popolazione giovane e femminile. Molti studi si sono concentrati sulla persona che ne soffre, ma pochi pongono l’attenzione sui loro familiari. Questo articolo si propone di introdurre le basi dell'emotività espressa nei parenti delle persone con disturbi alimentari analizzando la loro influenza sul decorso del disturbo psicopatologico.
I disturbi del comportamento alimentare

Ultimo aggiornamento: 21 giugno, 2020

Queste patologie sono di grande interesse socio-sanitario a causa dell’elevata incidenza sulla popolazione. Si stima che nelle società occidentali il 4% degli adolescenti di sesso femminile e delle donne giovani soffrano di disturbi del comportamento alimentare. Purtroppo, però, gli studi sui familiari delle persone affette sono molto pochi.

Data l’enorme percentuale di adolescenti a rischio, il problema si configura come una sfida urgente e inevitabile da affrontare. Bisogna tenere in considerazione, inoltre, che una condizione del genere coinvolge anche i membri della famiglia. Questi ultimi hanno un ruolo fondamentale durante le varie fasi del disturbo.

Donna con disturbi alimentari si dispera seduta sul pavimento

Fattori che causano e mantengono i disturbi del comportamento alimentare

Sono numerosi gli studi che cercano di trovare non solo i fattori scatenanti dei DCA, ma anche quelli che li mantengono. I modelli multifattoriali come quello elaborato da Vohs, Bardone, Joiner, Abramson e Heatherton (1999) hanno dimostrato il ruolo chiave del perfezionismo nello sviluppo della sintomatologia dell’anoressia nervosa.

Studi più recenti, come quello effettuato dall’Università nazionale autonoma del Messico nel 2010, hanno definito il perfezionismo come una preoccupazione estrema di commettere errori e una notevole indecisione ad agire.

Come fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo alimentare, si evidenziano inoltre: l’insoddisfazione per il proprio corpo, un’opinione negativa di se stessi, l’inizio di una dieta rigida, l’aumento di peso, i conflitti con i familiari e le costanti critiche sul peso e sull’estetica.

Per quanto riguarda i fattori di mantenimento della patologia, si individuano: la restrizione dietetica, i comportamenti purgativi, una vita sociale ridotta spesso limitata ai soli familiari.

Cosa è l’emotività espressa nei familiari delle persone con disturbi del comportamento alimentare?

Per emotività espressa (EE), si intende il modo con cui un membro della famiglia esprime le proprie emozioni all’interno dell’ambito familiare. Si ritiene che sia un fattore di mantenimento dei disturbi alimentari. L’EE è un concetto che è stato sviluppato negli anni ’50 presso l’Institute of Social Psychiatry di Londra. In un primo studio, si osservò che la maggior parte delle ricadute nei pazienti affetti da schizofrenia avvenivano quando, dopo essere stati ricoverati per un certo periodo di tempo, tornavano a casa dai genitori o dai loro partner.

A partire da queste osservazioni, furono condotti degli studi per tentare di capire se il ritorno in famiglia potesse influire sulle ricadute dei pazienti. Brown, Birley e Wing trovarono tre aspetti correlati allo sviluppo e al mantenimento della patologia:

  • L’ostilità.
  • L’eccessivo coinvolgimento emotivo.
  • I commenti critici.

Altri autori, come Muela e Godoy, inclusero anche la cordialità e i commenti positivi. Nei familiari di persone con DCA, il concetto di emotività espressa presenta aspetti simili a quelli individuati in precedenti ricerche sulla schizofrenia.

Componenti dell’emotività espressa

  • Commenti critici: valutazione negativa da parte di un membro della famiglia del comportamento della persona con DCA (non riguarda solamente il contenuto dei discorsi, ma anche l’intonazione e il modo di esprimersi).
  • Ostilità: rifiuto da parte di un familiare della persona con DCA. Non è solo una critica a qualcosa che fa, riguarda in generale la persona.
  • Eccessivo coinvolgimento emotivo: un’intensa risposta emotiva da parte dei membri della famiglia nel tentativo di controllare il comportamento della persona affetta da disturbi alimentari. La risposta emotiva può variare da lamentele o pianti costanti a causa della situazione, al sacrificio personale e all’iperprotezione.
  • Affetto: una risposta emotiva da parte della famiglia che implica affetto, empatia e interesse.
  • Commenti positivi: commenti verbali e dimostrazioni di affetto verso la persona.

Tutte queste componenti sembrano avere un ruolo essenziale nel decorso della patologia della persona o del familiare con DCA. Quando ci sono numerosi commenti critici e un’eccessiva ostilità ed emotività siamo di fronte ad un contesto familiare coercitivo, di controllo e poco flessibile.

Studi longitudinali sull’argomento hanno dimostrato che ci sono delle differenze tra un DCA che è durato meno tempo e quelli diventati cronici. Si è osservato che solo il 6% dei familiari dei soggetti guariti in fretta ha mostrato alti livelli di emotività espressa.

Numerosi studi hanno analizzato il rapporto tra l’emotività espressa e lo sviluppo della patologia, e non solo la sua funzione nel mantenimento del disturbo. I risultati ci dicono che il 55-60% dei familiari delle persone affette da DCA avevano una EE alta.

Ragazza anoressica

L’importanza dei familiari nel disturbo del comportamento alimentare

In base a quanto detto in precedenza, è importante includere nel trattamento del DCA (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata) la psicoeducazione e, se necessario, l’intervento dei familiari del paziente.

Un allineamento emotivo, in cui tutti i membri della famiglia sono in grado di gestire e controllare le proprie emozioni nei momenti importanti, potrebbe essere determinante per migliorare la condizione delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare.

Il coinvolgimento dei familiari è molto importante, soprattutto quando a essere colpiti dal disturbo sono gli adolescenti. Non è detto che i familiari abbiamo le competenze per gestire un DCA, per questo motivo, è importante includerli nella fase del trattamento e non intervenire solo sulla emotività espressa.

Sicuramente sarà necessario privare di colpa i familiari, insegnare loro a non etichettare la persona che soffre di DCA e invitarli ad assumere dei comportamenti alternativi che trasmettano calma. Bisogna avere pazienza, poiché si tratta di malattie che richiedono tempo prima di essere curate.


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