Il ladro pensa che tutti rubino: perché?

Il ladro pensa che tutti rubino: perché?
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 15 dicembre, 2022

Nessuno è più infedele di una persona gelosa, anche solo nel desiderio, senza arrivare ai fatti. Ma la verità è che nella sua mente non rientra l’idea di fedeltà e per questo mette in dubbio il suo partner, anche se non ce n’è ragione. Per azioni e modelli di pensiero come questo, si dice che il ladro pensa che tutti rubino.

Con l’espressione il ladro pensa che tutti rubino si fa riferimento a tutte le volte che qualcuno attribuisce a un altro quello che in realtà applica a sé stesso o, in altre parole, quando vede gli altri come se stesse guardando uno specchio. Vede in loro delle caratteristiche che in realtà presenta lui per primo. Attribuisce agli altri le proprie debolezze o virtù.

“Il modo in cui trattiamo noi stessi è anche il modo in cui trattiamo gli altri”.

-Miguel Ruiz-

Quando si parla del ladro che pensa che tutti rubino, si sta in realtà parlando di un meccanismo di difesa inconscio. Tale meccanismo è stato chiamato “proiezione. Consiste proprio nel vedere negli altri quello che non vogliamo ammettere di noi.

Barca con una vela a forma di faccia

I meccanismi di difesa

I meccanismi di difesa sono strategie per lo più inconsce. Il loro scopo è proteggere la coscienza da pensieri o emozioni che risultano spiacevoli o intollerabili. È come se ci fosse un pulsante che si attiva automaticamente. Questo pulsante fa sì che un velo cada su ciò che non si vuole vedere. E così smettiamo di vederlo, anche se è proprio lì.

Abbiamo tutti dei meccanismi di difesa. Alcuni si formano in tenera età, altri più tardi. Ci aiutano a mantenere l’equilibrio e non sono di per sé buoni o cattivi. C’è chi ha una maggiore consapevolezza dei meccanismi di difesa che usa, mentre per altri è molto difficile riconoscerli.

La proiezione è uno dei meccanismi di difesa. Ci evita il malessere di farci carico di realtà personali che rifiutiamo in modo incosciente. In questo modo, inavvertitamente, allontaniamo queste realtà. E le attribuiamo agli altri. Ed è a questo punto che diciamo che il ladro pensa che tutti rubino.

Illustrazione di una donna che rappresenta il ladro che pensa che tutti rubino

Il ladro pensa che tutti rubino

Vediamo il mondo a modo nostro. Facciamo una lettura particolare della realtà, per quanto possiamo sforzarci di essere obiettivi. Vediamo alcuni aspetti e smettiamo di vederne altri. Diamo enfasi ad alcuni dettagli e non ad altri. Quando parliamo del mondo, in gran parte stiamo parlando di noi stessi.

Il meccanismo di proiezione opera in modi diversi. Ecco alcuni esempi:

  • Proiezione affettiva. Diciamo che qualcuno ci odia, ma in realtà siamo noi che odiamo questa persona. Stessa cosa avviene con l’amore e con tutti i sentimenti.
  • Proiezione emotiva. Quando diciamo che la luna è romantica o che il mare è silenzioso. In realtà la luna è un satellite che in sé non ha alcun sentimento. Lo stesso vale per il mare. Siamo noi che li vediamo così, che diamo essi un’altra connotazione.
  • Proiezione di un bisogno. È un po’ più difficile da rilevare. Si verifica quando, ad esempio, una persona dà consigli a tutti senza che siano richiesti. Probabilmente è alla ricerca di qualcuno che gli dia direttive.
  • Proiezione di tratti personali. Avviene quando recriminiamo comportamenti di altre persone in cui incorriamo noi stessi. Come il padre fumatore che chiama “viziosi” i suoi figli quando li vede con la sigaretta in bocca. È il tipico caso in cui il ladro pensa che tutti rubino.

La proiezione non ha a che fare solo con eventi isolati. A volte formuliamo vere e proprie teorie che portano alla luce solo caratteristiche molto particolari. Questo è quanto accaduto all’umanità egocentrica che non poteva accettare che fosse la Terra a girare intorno al sole.

Ragazza con un castello nella testa

Rendere coscienti le proiezioni

Se si riesce a prendere coscienza delle proiezioni, aumenta in modo significativo la consapevolezza di sé. Per raggiungere questo obiettivo, bisogna prendere le distanze e cercare di osservarsi senza essere prevenuti. L’idea è quella di captare cosa si prova davvero.

Quando si emette un giudizio su qualcuno in modo spontaneo, bisogna cercare di fare una pausa. Esaminare il contenuto di tale giudizio e cosa si prova relativamente a esso. Valutare le ragioni che si hanno per giudicare qualcuno  in questo modo. Cercare di decifrare i sentimenti negativi che accompagnano questo ragionamento.

È del tutto possibile che facendo questo piccolo esercizio cominciamo a renderci conto del modo in cui proiettiamo noi stessi. Forse troveremo in noi stessi le tracce di ciò che riteniamo insopportabile negli altri.


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