Il malumore si ritorce contro di noi

Il malumore si ritorce contro di noi
Fátima Servián Franco

Scritto e verificato la psicologa Fátima Servián Franco.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

Tendiamo ad imitare il modo in cui veniamo trattati, cosa che si deve ai neuroni specchio, i quali ci incitano ad agire così come gli altri si comportano con noi. Questi famosi e interessanti neuroni sono responsabili dello sbadiglio contagioso, del sorriso in risposta ad un altro che ci viene rivolto o del cattivo umore quando abbiamo a che fare con una persona arrabbiata.

Tutti gli insulti e gli sproloqui che escono dalla nostra bocca, dunque, finiscono per ritorcersi contro di noi alterando il nostro equilibrio personale e quello emozionale. Essere di malumore è come scontrarsi con sé stessi, con gli altri e con le circostanze che si stanno vivendo.

Una delle motivazioni che vengono contemplate per spiegare perché alcune persone siano costantemente di malumore, benché la vita abbia donato esse fortuna, è il loro ego troppo grande. Poco o niente gli va a genio, pensano che la realtà si stia impegnando affinché le loro aspettative non si concretizzino, da ciò scaturisce il loro costante malumore. In questo senso, un umore tormentato è uno stato d’animo che ci rende piccoli e, al tempo stesso, schiavi.

“L’ignoranza e l’errore sono fonte di malumore”

-Barone d’Holbach-

A cosa si deve il malumore?

A scatenare il malumore può essere una qualsiasi circostanza. Il malumore è uno stato d’animo che sorge per molti fattori. Alcuni esperti, ad esempio, sostengono che le aspettative irrealizzate ci rendono più propensi ad avere pensieri tormentati, i quali ci fanno essere di cattivo umore.

Tal Ben Shadar, professore di Psicologia Positiva all’Università di Harvard, assicura che arrabbiarsi ha una sua funzione, è come una valvola che quando si apre allevia la pressione che la persona subisce in una particolare circostanza. Se si si viene licenziati, può essere più produttivo per sé stessi accettare la rabbia che si produce in questa situazione, anziché negarla.

La rabbia, in questo senso, può farci capire che siamo stati vittima di una ingiustizia e riempirci di energia per attuare una rivendicazione. Ci può anche rendere prigionieri del risentimento. Dipenderà tutto dal modo in cui gestiremo l’emozione.

Il malumore può anche essere spiegato, chiaramente in assenza di disturbi neurologici, come uno stato d’animo in cui di solito si produce una negazione della realtà. Le persone che sono sempre di malumore, raramente sono consapevoli di ciò che hanno. Le loro aspettative sbilanciate provocano loro una grande frustrazione, la quale si traduce in rabbia e malumore, portandole a vedere la situazione peggio di come è davvero.

“L’amarezza e l’orgoglio sono fratelli gemelli; il malumore e l’irascibilità sono i loro compagni inseparabili”

-Madre Teresa di Calcutta

Il malumore attacca il corpo e la mente

Essere continuamente di malumore ci causa un malessere psicologico e un logoramento emozionale che attacca il sistema immunitario. Aumenta il rischio di soffrire di problemi cardiovascolari ed è un’abitudine nociva per la funzione dei polmoni, secondo quanto dice uno studio dell’Università di Harvard.

La persona che soffre di malumore prova sentimenti di irascibilità, rabbia e ira. Focalizza la sua attenzione sugli ostacoli esterni che le impediscono di raggiungere i suoi obiettivi, dando ad essi la responsabilità della sua frustrazione. Il malumore, inoltre, ci obbliga ad agire fisicamente o verbalmente in modo intenso e immediato.

Sul piano fisiologico, questo stato d’animo attiva il sistema nervoso, aumenta la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, e a volte riduce il volume sanguigno e la temperatura periferica. Aumenta anche la tensione muscolare e la secrezione di adrenalina, preparando l’organismo a sforzi intensi.

In seguito alle crescenti evidenze scientifiche sull’impatto negativo del malumore sull’organismo, è meglio contare fino a dieci prima di perdere il controllo. Non credete?

“Dobbiamo interpretare il malumore come un segno di insicurezza e di mancanza di autostima”

-Alfred Adler-


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