Il suicidio: fattori di rischio e fattori di protezione

Il suicidio: fattori di rischio e fattori di protezione
Judith Francisco

Scritto e verificato la psicologa Judith Francisco.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Perché il suicidio è un argomento di cui nessuno vuole parlare? In che modo è diventato un tabù? Quando vogliamo trovare la soluzione a un problema, il primo passo è raccogliere sufficienti informazioni. In caso contrario, i provvedimenti risulteranno deboli e gli sforzi non saranno serviti a nulla.

È quindi importante individuare i fattori di rischio associati al comportamento suicida, sul piano individuale e ambientale. Lo è altrettanto identificare i fattori di protezione che aiutano a evitarlo o ridurlo. In questo modo, è più facile capire perché si verifica il suicidio e come comportarsi al riguardo.

Il suicidio: un grave problema sociale

Secondo l’OMS, il suicidio rientra tra le prime quindici cause di morte a livello mondiale, il primo motivo di morte violenta.

L’Italia, per quanto non sia tra i paesi con il tasso di suicidio più alto e sebbene la tendenza sia in calo rispetto a vent’anni fa, annovera, secondo i dati Istat, più di 3900 suicidi solo nel 2017.

Si stima, quindi, che nel nostro paese si tolgono la vita circa dieci persone al giorno (maggio, giugno e luglio sono i mesi più critici). Questo dovrebbe bastare per considerarlo un problema di salute pubblica prioritario.

A livello mondiale, invece, le cifre sono in crescita negli ultimi anni e si ritiene che continueranno a salire.

Uomo disperato con la testa appoggiata alla parete

Le conseguenze di questo fenomeno non possono non ripercuotersi sulla qualità di vita della popolazione, principalmente per l’impatto psicologico e sociale sulle persone più vicine. Un suicidio incide profondamente, a livello emotivo, sociale e anche economico, chi resta.

Ecco perché si considera della massima importanza studiare e identificare i fattori associati a questo comportamento, al fine di organizzare piani di prevenzione e di intervento. In modo particolari, colpiscono i dati che riguardano gli adolescenti. A livello mondiale il suicidio rappresenta la terza causa di morte tra i giovani dai 15 ai 24 anni (al primo posto gli incidenti stradali).

Cosa possiamo fare per prevenire il comportamento suicida?

Per adottare misure preventive, la prima cosa da fare è studiare i fattori di rischio e di protezione. Individuare questi elementi aiuta a capire come e quando intervenire. Di grande importanza è anche la personalità del soggetto, in quali condizioni di vita si trova e quali eventi stressanti possono scatenare il comportamento suicida.

I disturbi mentali sono considerati uno dei più importanti fattori di rischio per il suicidio; per questo motivo nel corso degli anni a essi si è dedicata particolare attenzione. Tra questi disturbi evidenziamo il disturbo bipolare, la depressione e i disturbi psicotici (come la schizofrenia).

Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo:

  • Precedenti tentativi di suicidio.
  • Storia familiare con comportamenti suicidi.
  • Eventi stressanti: divorzio, difficoltà economiche, etc.
  • Appoggio socio-familiare inadeguato o inesistente.

Non bisogna tuttavia dimenticare che esistono anche i fattori di protezione, ovvero che riducono le probabilità di commettere suicidio anche quando sono presenti diversi fattori di rischio. Tra i fattori di protezione troviamo:

  • Buone capacità nei rapporti sociali.
  • Fiducia in se stessi.
  • Presenza di figli.
  • Sostegno socio familiare di qualità.
Coppia abbracciata

Una strategia per prevenire il suicidio

Possiamo giungere alla conclusione che il suicidio è più di un insieme di fattori individuali. Un disturbo mentale, ad esempio, non causa da solo il suicidio, anche l’ambiente ha molta importanza.

Allo stesso modo, esistono fattori di protezione personali e ambientali. Quanti più fattori protettivi sono presenti nella vita di una persona a rischio di comportamento suicida, tanto più facile sarà prevenirlo o intervenire. 

Esistono, quindi, i presupposti per un’inversione dell’attuale tendenza. Sarebbe utile progettare programmi di prevenzione rivolti a quei soggetti che, a causa della loro situazione, rientrano nel profilo. Tutto questo senza dimenticare di potenziare i fattori di protezione già esistenti, per quanto possano essere scarsi.


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