Interocezione: oltre i 5 sensi
L’interocezione è la capacità di riconoscere gli stimoli e le sensazioni inviati dal corpo. È l’arte di abitare e capire questo bellissimo involucro, ricco di connessioni, recettori, cellule e tessuti che ci inviano i messaggi più svariati, che non sempre ascoltiamo. Tuttavia, tecniche come la mindfulness possono aiutarci a recuperare il contatto con il nostro corpo.
C’è chi sostiene che, in fondo, dovremmo essere grati di non avere questo senso così ben sviluppato o perfettamente sintonizzato quanto la vista e l’olfatto. Potrebbe non essere piacevole sentire i nostri leucociti che aggrediscono gli agenti patogeni, il nostro stomaco che produce i succhi gastrici o il suono emesso da un neurone quando muore.
Comprendere il significato dell’interocezione, di tutti i segnali che il nostro corpo invia, ci aiuta a comportarci in modo più sano.
Non occorre, tuttavia, arrivare a questi estremi per apprezzare l’importanza dell’interocezione. Nel 2011, uno studio condotto dallo psicofisico Hirokata Fukushima, ha dimostrato che questa funzione è strettamente correlata all’empatia.
Quando entriamo in contatto con qualcuno e cerchiamo di capirne le emozioni, i bisogni o le preoccupazioni, il nostro corpo reagisce in modo molto particolare, quasi affascinante. Gli stati affettivi degli altri agiscono su di noi come stimoli e non ci lasciano quasi mai indifferenti; reagisce il cervello, reagisce il cuore, a volte anche la pelle.
Comprendere più a fondo i misteri della funzione interocettiva ci consentirebbe di conoscere meglio la relazione tra mente e corpo. Allo stesso modo, e non meno importante, ci aiuterebbe a prenderci più cura della nostra salute, a dare ascolto a quei segnali che ci avvertono di un problema di salute.
L’interocezione nella nostra vita quotidiana
Dedichiamo buona parte del nostro tempo alla cura del corpo. Curiamo l’igiene, la pelle, i capelli, ci nutriamo in modo equilibrato, facciamo sport, scegliamo gli abiti secondo i nostri gusti, ci trucchiamo e cerchiamo di riposare al meglio.
Ma stranamente c’è qualcosa che spesso dimentichiamo in questa routine, ovvero di dare ascolto al corpo. Non lo ascoltiamo, ad esempio, quando ci invia un messaggio di dolore: la tensione che si accumula nel collo, il mal di testa che martella le tempie… La nostra mente è stressata, il corpo reagisce a questa emozione destabilizzante, ma non prestiamo la dovuta attenzione; non capiamo davvero cosa sta accadendo dentro di noi.
Sembra invece che gli sportivi abbiano un buon senso dell’interocezione. Gli atleti sono capaci di distinguere la sensazione fisica normale da quella patologica, quando il dolore a un polpaccio è semplice affaticamento o indizio di un danno muscolare. Sono persino in grado di dimenticare il dolore per ore per poter raggiungere il traguardo o dare comunque il meglio di sé durante una partita. La connessione mente-corpo in questo caso mostra un’alleanza efficace e capace di migliorare il rendimento se necessario.
L’interocezione e la corteccia insulare
L’interocezione è oggetto di studio abituale nell’ambito della psicofisica, la psicologia delle emozioni, dell’apprendimento e del biofeedback. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi su questo senso speciale e importante per gli esseri umani.
Stimoli basilari come la sete, la fame, il sonno, la sensazione di freddo e caldo sono messaggi inviati dal senso dell’interocezione. È un meccanismo che garantisce la sopravvivenza e di cui dobbiamo essere sempre coscienti. Altri stimoli, invece, sono più indiretti e abitualmente impercettibili.
Quale struttura o area cerebrale regola questi processi? La corteccia insulare, una struttura ubicata nell’area laterale del cervello, è il centro che regola processi come la consapevolezza delle emozioni e le sensazioni corporee.
La corteccia insulare è quindi coinvolta in quell’affascinante e sconosciuta unione tra la mente e il corpo.
Mindfulness e interocezione
Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, possiamo affidarci alla mindfulness per entrare in contatto con la nostra interocezione. Questa pratica, basata sulla meditazione e sulla consapevolezza, ci aiuta a riconnetterci con le percezioni fisiche e con il nostro Io; ci aiuta a capire meglio, quindi, la nostra mente, i nostri bisogni e il modo in cui l’ambiente e i suoi processi hanno impatto sul nostro corpo.
Essere capaci di ascoltare e distinguere i segnali inviati dal corpo significa investire in salute e qualità della vita. Vuol dire gestire meglio lo stress, cogliere i segnali di possibili patologie (come l’ipertensione). E ancora, essere più produttivi perché consapevoli dei nostri limiti, capire che non siamo macchine, bensì una rete delicata e meravigliosa fatta di cellule, tessuti, emozioni…
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- Craig, A. D. (2003). Interoception: The sense of the physiological condition of the body. Current Opinion in Neurobiology. https://doi.org/10.1016/S0959-4388(03)00090-4