Iper-razionalizzazione: quando il dubbio paralizza
L’iper-razionalizzazione è una forma patologica di dubbio che arriva a bloccare la persona. È più comune in quegli individui privi di spontaneità e dalla forte attitudine al ragionamento logico e razionale. Paradossalmente, questa condizione causa un grave disagio per chi ne soffre.
In molte occasioni, infatti, l’emozione e l’intuizione giocano un ruolo molto importante nelle decisioni che prendiamo. Ignorare queste componenti fondamentali del nostro essere significa trascurare una parte importante della nostra natura; un tipo di desolazione di cui spesso non si tiene debito conto.
Quando il dubbio ci blocca
Dubitare ci rende indecisi, ma in molti casi anche saggi e prudenti. L’iper-razionalizzazione si potrebbe definire come il risultato di un uso esasperato della logica a discapito dell’intuizione. In quanto esseri umani, possiamo dubitare di una decisione: credere o non credere, fare o non fare. Se questo capita a una persona iper-razionalizza, si ritrova invischiata nel dubbio fino al punto da non riuscire più a liberarsene.
Se è pur vero che siamo esseri razionali, allo stesso modo siamo anche emotivi, pertanto quando ci affidiamo troppo alla logica rischiamo di bloccarci. In questo modo, l’iper-razionalizzazione è fonte di ansia che rafforza involontariamente la nostra tendenza a ricorrere alla logica, continuando a perseverare in quell’atteggiamento che ci sta facendo annegare.
Cos’è l’iper-razionalizzazione?
La ragione non è un dato naturale; in molte occasioni, qualcosa che crediamo verificato nella realtà dei fatti si rivela solo frutto di mere illusioni. Spesso le decisioni che pensiamo di prendere in base alla razionalità in realtà sono determinate della forza invisibile delle nostre emozioni.
L’iper-razionalizzazione non è altro che la fede in questa illusione di poterci affidare completamente alla ragione, ed è tanto più forte quanto più il periodo che attraversiamo ci appare un deserto di successi e buone decisioni. Ci sentiamo traditi da ciò che non controlliamo e ci aggrappiamo a ciò che pensiamo di poter controllare. Fingiamo quindi di essere logici anche quando la pretesa in sé è infondata per via della quantità di informazioni che ci mancano.
Iper-razionalizzazione nel disturbo ossessivo-compulsivo
Le manifestazioni del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) sono diverse e possono ricollegarsi a un “senso di incompiutezza” o all’idea di vivere “esperienze inadeguate”. Si tratta di definizioni ispirate alle classiche descrizioni di Janet (1903). Il senso di “incompiutezza” farebbe riferimento a un sentimento di imperfezione interiore, da qui la percezione che le azioni o le intenzioni non siano mai portate pienamente a compimento (Pitman, 1987).
Il senso di incompiutezza non è tipico solo delle persone affette da disturbo ossessivo-compulsivo. Gli studi condotti con il questionario NJRE-Q hanno dimostrato che queste sensazioni sono estremamente comuni anche nella popolazione sana, per esempio nel 99% degli studenti presenti nel campione esaminato dallo studio n questione.
Questi episodi potrebbero essere ricondotti a una tendenza generale a esprimere dubbi o a mettere in discussione la propria esperienza (Tallis, 1995). Nell’ambito della ricerca psicologica, in questi casi viene comunemente usato il metodo della Scala di Indecisione (Indecisiveness Scale, IS; Frost and Shows, 1993).
“Come ti senti a prendere questa decisione? Quando la ragione ci blocca, fare domande che ci mettano in contatto con la nostra parte emotiva può aiutare a prendere decisioni migliori “.
Incapacità di accettare gli errori
Una delle principali manifestazioni dell’iper-razionalizzazione è la difficoltà ad accettare gli errori. Vale a dire che, nella vita, è necessario affrontare il fatto che si possano commettere degli errori. Eppure, le persone che iper-razionalizzano non sono in grado di farlo.
A volte dietro alle spiegazioni più complesse e alle parole travolgenti si nasconde il desiderio di mettere in mostra la propria intelligenza. Va ricordato, tuttavia, che noi esseri umani non abbiamo solo un cervello per pensare, poiché siamo un sistema formato da idee, sensazioni ed emozioni.
Per formare le principali strutture cerebrali, ci vogliono all’incirca 6 anni. Ciò significa che nei primi anni di vita le decisioni che prendiamo sono dettate essenzialmente dalla nostra parte più intuitiva ed emotiva. La logica è presente solo in piccolissime dosi e gioca un ruolo minore rispetto a quello dei recettori sensoriali e dell’apprendimento associativo.
Nel saggio Pensieri lenti e veloci scritto da Daniel Kahneman, è illustrato molto bene il risultato di decenni di ricerca sulla dicotomia del pensiero. In sintesi, l’autore identifica due modi di pensare:
- Sistema 1: è un modello di pensiero veloce, istintivo, automatico, guidato dal subconscio, stereotipato ed emotivo.
- Sistema 2: è un modello di pensiero più lento, che richiede uno sforzo. È meno frequente ma anche consapevole, deliberativo e logico.
In contrapposizione all’iper-razionalizzazione, Daniel Kahneman spiega con la sua analisi i due diversi modi in cui la mente crea il pensiero. L’evoluzione ha permesso agli esseri umani di sviluppare la capacità di ragionare; ciononostante, la nostra parte emotiva non ha perso la sua utilità: come pensate che andrebbe a finire se dovessimo fermarci a fare una lista dei pro e dei contro quando vediamo qualcosa che sta andando a fuoco?
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