Emozioni difficili: tradurle, esprimerle

Emozioni difficili: tradurle, esprimerle
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

Le emozioni difficili combinano sensazioni che sembrano contraddittorie. Tuttavia, precisandole e cercando di esprimerle, favoriscono la comunicazione con noi stessi e con gli altri.

Quando parliamo di emozioni difficili, ci riferiamo a quelle che non si manifestano allo stato puro, vale a dire la maggior parte. Come quando proviamo amore e odio allo stesso tempo (cosa che accade quasi sempre), o quando la compassione si mescola con l’ira o la rabbia con la tristezza.

A volte tutto si manifesta globalmente come malessere, ma non è possibile precisare quali emozioni provocano un certo stato emotivo.

In certi casi, soprattutto se non siamo abituati, bisogna compiere un arduo lavoro per precisarle, tradurle in pensiero ed esprimerle a viva voce. Ognuno di questi passaggi a volte diventa molto complesso, anche se è la via per uscire da uno stato emotivo indesiderato.

In senso stretto, non esistono parole sufficienti o esatte per esprimere le emozioni difficili. Forse proprio per questo esiste la poesia, un linguaggio polisemico che riflette l’imprecisione caratteristica dei sentimenti e delle emozioni che ci coinvolgono.

Al di là delle manifestazioni artistiche, a volte dobbiamo, in un modo o nell’altro, trovare il modo per comunicare.

“L’intelligenza può essere confusa, ma i sentimenti non mentono mai”.

-Roger Ebert-

Presentimento di una donna

Le emozioni difficili e le loro espressioni

Un riflesso di quanto può essere complicato il processo di calibrare e esprimere queste emozioni lo riscontriamo nelle parole intraducibili da una lingua all’altra.

Non c’è modo di traslare il significato da una lingua a un’altra, proprio perché complesse o correlate a un determinato contesto sociale.

Esaminiamo alcuni esempi:

  • Freizeitstress. Una parola tedesca che indica lo stress sperimentato quando si praticano attività solo per riempire il tempo libero.
  • Lìtost. Parola ceca che indica la sensazione che insorge quando ci accorgiamo di essere miserabili e ciò ci appare irrimediabile.
  • Gigil. Un termine filippino che significa voler “stringere” o “avvinghiare” qualcosa, per la tenerezza che ci infonde.
  • Sukha. Un’espressione in sanscrito che definisce il tipo di felicità non avvertita come passeggera. Una felicità profondamente felice e duratura.

In diverse occasioni, nell’esercizio di traduzione, non troviamo il modo di trasferire i termini stranieri da una lingua all’altra senza perdere alcune sfumature di significato.

Non troviamo il modo di identificare, né di rendere o esprimere le emozioni difficili. Non conosciamo la parola che riesca a precisarle. Questo ci scoraggia perché la possibilità di nominare qualcosa è ciò che ci permette di affrontarla.

La via per identificare le emozioni

Generalmente siamo abituati a classificare le emozioni in cinque gruppi fondamentali: allegria, tristezza, rabbia, paura e disgusto. A volte, effettivamente, quello che proviamo corrisponde a una di queste emozioni basilari.

Tuttavia, ci sono anche momenti in cui tutte queste emozioni sono troppo generiche per permetterci di essere precisi. La nostra paura è disgustata o la rabbia impaurita.

Ciò che caratterizza questo tipo di emozioni è la fusione con altre emozioni, apparentemente molto diverse tra loro. Per poterle identificare, la prima capacità che entra in gioco è rendere più flessibile il nostro pensiero. Capire che non possiamo trovare una forma categorica per nominarle, poiché non corrispondono a sentimenti categorici.

Dobbiamo anche liberarci dalla tentazione di valutare le emozioni da un piano etico: non esistono emozioni buone o cattive.  Infatti, potenzialmente, rispetto alle conseguenze, un’emozione può essere molto buona o molto cattiva.

A decidere in ultima istanza è la gestione dell’emozione e dell’energia associata. In altre parole, un’emozione non potrà essere un precedente per le nostre azioni, ma nemmeno giustificarle.

D’altra parte, è importante abbandonare l’idea di riconciliare l’irriconciliabile. L’allegria triste è allegria triste e non è obbligatorio che una delle due predomini sull’altra.

Emozioni

L’importanza di definire e esprimere

L’espressione libera, così come il suo opposto, limita e stressa. Esprimere a parole quello che proviamo arricchisce la comunicazione con gli altri, migliorando anche la qualità del nostro dialogo interiore. Inoltre, favorisce la comprensione, la disponibilità, l’empatia e la pace, interiore e esteriore.

Per dare voce a queste emozioni, è necessario un esercizio di analisi che ci permetta di separare le emozioni che hanno indotto lo stato generale, così come l’influenza di ognuna.

Se si tratta di allegria rabbiosa, allora parliamo di allegria e di ira. Quando si tratta di una tristezza disgustata e impaurita, sono coinvolte tre emozioni basilari.

Sicuramente ognuno di questi concetti può essere precisato meglio. L’ira può essere irritazione, rabbia, fastidio e altre mille sfumature. L’importante è trovare la parola che si adatti meglio a quello che proviamo.

Un esercizio che aiuta a completare questo processo di identificazione, traduzione e espressione delle emozioni è il seguente.

  • Provate a costruire una frase iniziando con “Mi sento… quando…”
  • Provate a associare la frase a tutte le emozioni coinvolte.
  • Alla fine fate un riassunto di ciò che avete scritto e provate a integrarlo.

Un esercizio interessante che a volte sfocia in poesia e sempre in una migliore comprensione dello stato emotivo.

 

 

 


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  • Montañés, M. C. (2005). Psicología de la emoción: el proceso emocional. Universidad de Valencia.

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