Sindrome di Parigi: di cosa si tratta?

Lo shock culturale è tale da provocare un trauma e rendere persino necessaria l'assistenza medica. Può sembrare estremo, ma è così.
Sindrome di Parigi: di cosa si tratta?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Scritto Yamila Papa

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

La sindrome di Parigi è stata descritta per la prima volta dallo psichiatra Hiroaki Ota. Sebbene colpisca soprattutto persone di origine giapponese o asiatica, può interessare anche in viaggiatori provenienti da altre parti del mondo, specialmente se la loro cultura è molto diversa da quella parigina.

Nel caso specifico degli orientali, si verifica uno shock profondo che può causare anche traumi o sintomi fisici, oltre che esaurimento nervoso. Perché succede? A causa dello “scontro” dei costumi e delle aspettative che si ripongono sul viaggio.

La sindrome di Parigi, una realtà

L’Ambasciata del Giappone in Francia ha deciso di offrire un servizio di assistenza ai turisti affetti dalla sindrome di Parigi. Sebbene non sia una cifra significativa (considerando che più di un milione di giapponesi visitano la “città delle luci“), un numero crescente di turisti soffre di questo problema dopo aver ammirato la Torre Eiffel o l’Arco di Trionfo.

Questa sindrome colpisce soprattutto le donne di età superiore ai 30 anni. L’idea di Parigi come un luogo magico e romantico, ideale per trovare l’amore, ecc. deriva da film e libri, oltre che dall’immaginazione popolare.

Sebbene i turisti provenienti da qualsiasi paese possano rimanere sorpresi dalla vera Parigi e dalle differenze tra quanto immaginato (quello che si aspettavano a causa dell’idealizzazione del luogo), i giapponesi mostrano sintomi più intensi.

Lo shock culturale è tale da provocare un trauma e rendere persino necessaria l’assistenza medica. Può sembrare estremo, ma è così.

Viaggio nella maturità attraverso i ricordi.

Aspettative vs Realtà

La visione idilliaca di Parigi è dovuta a film come Il favoloso mondo di Amélie, in cui si ammirano i romantici Champs Elysees, il Museo del Louvre, la Cattedrale di Notre Dame, la Senna, il pittoresco quartiere di Montmatre e, naturalmente, la favolosa Torre Eiffel.

Ma Parigi è molto di più, come la moda, i bar tradizionali e le belle donne… Ma anche rumore, maleducazione, spintoni, caos, gente che va di qua e di là, sporcizia, inquinamento.

Il carattere dei francesi è tipico del Mediterraneo e totalmente diverso da quello dei giapponesi, una cultura molto calma e cordiale. I parigini tendono a essere estroversi, alzano il tono della voce, non si fanno problemi a litigare in un bar, ecc.

Tutto il contrario di quanto accade nelle città del Giappone, anche nella Tokyo sovraffollata. Qui le persone sono più misurate, meno “emotive” e più razionali.

In seguito a ciò, un turista giapponese che arriva a Parigi si scontra con un comportamento che gli è estraneo. Se a ciò si aggiunge il fatto di immaginare la capitale francese come un luogo da fiaba, il quadro peggiora.

Bambina cammina in città colorata.

Solo i giapponesi tendono a soffrire della sindrome di Parigi?

Per qualsiasi viaggiatore, arrivare in un luogo in cui la gente grida, si sentono i clacson, i residenti non sono cortesi o disponibili al visitatore (non è possibile generalizzare, ma succede), può essere un grande shock.

I giapponesi affetti dalla sindrome di Parigi sono travolti dalla metropoli e il corpo urla “basta!”. Allo stesso modo, come indicato dall’Ambasciata (che dispone di una linea telefonica attiva h24), questo shock si verifica durante il primo giorno e non dura oltre le 48 ore. Dopo questa fase, il visitatore riesce a godere di tutte le meraviglie che la “Città delle luci” ha da offrire.

Una condizione simile può accadere anche in altre città importanti e conosciute. Ne è un esempio lampante New York; i film mostrano il ponte di Brooklyn, Central Park e le strade innevate a Natale, ma quando arriviamo, un’altra realtà ci accoglie.


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