Lutti non autorizzati: crocevia del dolore
La morte di una persona cara è causa di un’inesauribile sofferenza emotiva. Nessuno è mai del tutto preparato a perdere qualcuno, anche quando la morte non arriva in modo inatteso. Di conseguenza, risulta spesso molto difficile affrontare il dolore. Parliamo dei lutti non autorizzati.
Per lutti non autorizzati si intendono quelli che possono essere manifestati apertamente, perché in qualche modo sono proibiti dall’ambiente circostante o dalla società in generale. In questi casi, le persone sono costrette a soffrire da sole e, a volte, a nascondere qualsiasi manifestazione di dolore.
Questa difficoltà nell’esprimere le emozioni e legittimare la sofferenza fa sì che i lutti non autorizzati siano molto più complicati da elaborare. La difficoltà nel ricevere sostegno aggiunge un’ulteriore dose di complessità a questi processi. Nell’articolo di oggi vi parliamo dei principali casi nei quali il dolore viene proibito a livello sociale.
“Cercare di eliminare il dolore non fa altro che aumentarlo. Dovete aspettare fin quando sarà digerito, solo allora scomparirà.”
-Samuel Johnson-
Il mancato riconoscimento della perdita
Si tratta di una delle categorie di dolore non riconosciute che arrecano più dolore a chi ne soffre. Corrisponde ai casi in cui non si concede valore sociale alla morte di una persona, ovvero quando non risulta significativa per gli altri.
Un esempio in questo senso lo abbiamo quando muore una persona rifiutata dalla società. Può trattarsi di un criminale, una persona pericolosa o mal sopportata. Una persona indesiderata la cui morte è un bene per la società. I suoi familiari o amici, però, potrebbero non pensarla così. La società non sempre comprende la legittimità del dolore provato dai familiari o dagli amici di queste persone, che di conseguenza sono costrette a soffrire in silenzio.
Un altro esempio di lutti non autorizzati riguarda la morte di un animale domestico. Per molti risulta eccessiva la sofferenza provata da alcune persone per la morte di un cane, un gatto o un cavallo. Eppure, un gran numero di persone soffre queste perdite come se si trattasse di un familiare.
Le relazioni proibite e i lutti non autorizzati
In questo caso i lutti non autorizzati si devono alle relazioni considerate immorali o intollerabili. L’esempio tipico in questo senso è la morte dell’amante. Si parte dall’idea che il dolore legittimo riguardi il coniuge e non del “terzo incomodo” che può insinuarsi tra i due. Anche se, a conti fatti, anche questo terzo incomodo ha diritto di provare dolore.
Anche se le società attuali sono mentalmente più aperte, vi sono ancora episodi di relazioni omosessuali non riconosciute. Anche in questi casi si parla di lutti non autorizzati, poiché il vincolo è stato consumato in segreto. Accade lo stesso con gli amori impossibili, quando qualcuno ama profondamente chi muore, pur senza essere mai stato ricambiato.
Le circostanze del decesso
Se la morte avviene per suicidio, per esempio, il dolore assume connotazioni speciali. La cosa più probabile in questi casi è che, almeno all’inizio, familiari e amici della vittima abbiano difficoltà a parlare delle proprie sofferenze. È una di quelle situazioni in cui si va alla ricerca di un perché, “come è potuto finire tutto così?”, “Perché non è riuscito a uscirne?”. E molte volte, non si trovano delle risposte adeguate.
Si verifica una cosa simile quando la morte avviene in modo violento, specialmente se coinvolge la famiglia o se è conseguenza di un gesto irresponsabile. Se, per esempio, si muore per uno schianto d’auto dovuto all’alta velocità, molti potrebbero pensare che la persona se l’è cercata. Si generano così le condizioni per lutti non autorizzati. E lo stesso in caso di morte per overdose, malattie a trasmissione sessuale, ecc.
Non si riconosce il lutto
I lutti non autorizzati corrispondono ai casi in cui non viene riconosciuta la capacità di provare dolore. Questo accade spesso soprattutto nei bambini. Si pensa che questi non possano capire cosa rappresenti la morte e, di conseguenza, vengono consolati con un semplice “è andato in cielo”. Sono in molti a pensare che i piccoli non attraversino un vero e proprio processo di lutto, quando invece a volte può questo essere anche più duro di quello degli adulti, soprattutto a causa della loro immaturità.
Lo stesso vale per le persone affette da incapacità cognitiva. Si ritiene che il loro dolore non abbia la stessa profondità di quello altrui. O con adulti che soffrono di qualche limite neurologico.
In caso di lutti non autorizzati, ci sono anche maggiori probabilità che si trasformino in lutti patologici. Se l’espressione del dolore è limitata, o annullata, superarlo sarà molto più difficile.