Il metodo Montessori oggi
Quello di Maria Montessori fu un metodo educativo che rappresentò una vera e propria rivoluzione. L’ impatto fu così grande che il suo nome oltrepassò il suo ambito di specializzazione. La Montessori propose un approccio educativo il cui focus principale fosse il gioco, definendolo il mezzo perfetto per lo sviluppo di molteplici abilità e atteggiamenti nei bambini. Ma qual è l’influenza del metodo Montessori oggi?
Un esempio di applicazione lo troviamo in molte scuole infantili. Parliamo di una formazione non obbligatoria che si concentra sul gioco, sul divertimento e sulla flessibilità, consentendo ai bambini di essere spontanei e prendere l’iniziativa. In ultima analisi, il metodo di Maria Montessori promuove l’indipendenza dei più piccoli, i quali, allo stesso tempo, acquisiscono anche i valori fondamentali della convivenza e della cooperazione, sempre nel rispetto dei propri compagni.
I principi fondamentali del metodo Montessori
Possiamo analizzare il metodo Montessori in base ai suoi principi. Nonostante la loro applicazione possa dare luogo a diversi adattamenti in funzione delle preferenze degli educatori, in linea di massima si verifica quanto spieghiamo qui di seguito.
In primis, il metodo Montessori promuove l’apprendimento attraverso le scoperte. Scoperte che, d’altra parte, avvengono grazie alla curiosità innata che tutti noi possediamo. Difatti, apprendiamo sempre meglio quando qualcosa ci incuriosisce e desideriamo indagare per “saperne sempre di più”. Nello specifico, questo metodo cerca di sfruttare quella inclinazione naturale che porta a farsi delle domande e a cercare delle risposte, tipica dei bambini.
Il metodo Montessori, inoltre, non trascura il contesto, l’ambiente circostante in quanto esso deve rispondere alle necessità e alle caratteristiche di ogni bambino (età, cultura, una qualsiasi diagnosi: iperattività, autismo, etc.). A questo bisogna aggiungere l’opzione di adattare il metodo al materiale naturale con il quale ciascun bambino può interagire e giocare. Ci riferiamo al legno, alla terra e ad altri materiali che non siano artificiali.
L’idea è che tutti i giochi che vengono proposti abbiano un componente collaborativo e che siano sempre monitorati, diretti e coordinati dal docente. Quest’ultimo interverrà il meno possibile durante il processo di apprendimento dei bambini: cercherà di essere una mera guida.
È necessario segnalare che il metodo Montessori cerca di creare aule numerose, formando vari gruppi con alunni di diverse età (una differenza massima di 3 anni di età). In altri termini, bambini tra i 6 e i 9 anni, per esempio, vengono messi insieme nella stessa aula affinché si possano interagire con coetanei e non. Questo può risultare uno stimolo molto vantaggioso.
Il metodo Montessori oggi
Per fortuna, il metodo Montessori è sopravvissuto nel corso del tempo e oggi il suo spirito è parte integrante della strategia educativa di molte scuole. Una formazione che dà grande importanza al gioco,promuove l’indipendenza e l’autonomia del bambino, e la sua interazione con elementi diversi che accendono la sua curiosità. In definitiva, sfrutta l’inclinazione naturale verso il gioco e il divertimento che caratterizza questa fase di vita per renderla il principale motore educativo.
Tuttavia, non appena ci immergiamo nell’educazione elementare, il panorama cambia. I bambini passano ore seduti davanti al docente, ricevono inviti a stare tranquilli (o punizioni se non lo fanno), non possono parlare e devono prestare attenzione per tempi molto lunghi. Lezioni che si susseguono l’una dopo l’altra, con una dinamica determinata a spegnere qualsiasi tipo di motivazione intrinseca per mezzo dell’apprendimento.
Sorge spontaneo un dubbio. Il metodo Montessori può essere applicato solo con i bambini tra gli 0 e i 6 anni? Anche se la maggior parte delle scuole attualmente offrono tale metodo solo a questa fascia di età, la verità è che Maria Montessori lo progettò affinché potesse essere utilizzato con bambini fino ai 12 anni.
Tuttavia, il metodo Montessori oggi potrebbe anche essere utilizzato durante le scuole medie, poiché la famosa pedagoga ci ha lasciato alcune linee guida da seguire con i bambini più grandi.
I dati ci dimostrano che l’insegnamento impartito a partire dalla formazione primaria annoia l’alunno. Lungi dal motivarlo, lo induce a pensare che andare a scuola non serva a niente. Questa situazione dovrebbe essere letta come un invito a rivedere il nostro modello educativo. Una modalità che promuove la competitività e dove un voto ci etichetta come falliti o intelligenti, mentre rimane nascosto l’obiettivo principale che va oltre la valutazione: l’alunno si sente motivato a capire il mondo che lo circonda.