Neuropolitica: definizione e applicazioni

La neuropolitica è un nuovo campo della conoscenza che sembra avere sempre più forza. Grazie ai dati raccolti attraverso vari strumenti, è possibile rilevare le emozioni intime di fronte al potere e plasmarle.
Neuropolitica: definizione e applicazioni
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

La neuropolitica è una branca della conoscenza che studia il comportamento politico dal punto di vista delle neuroscienze. Nella maggior parte dei casi, si concentra sulla comprensione del processo decisionale politico. Tuttavia, include anche altri aspetti, come atteggiamenti politici, interazioni in quest’area, condotta dei politici, ecc.

Una parte della neuropolitica è stata orientata allo studio del ruolo che la politica e la competizione politica hanno svolto nello sviluppo del cervello. Un aspetto interessante è che questa branca della conoscenza si è concentrata sullo studio di queste realtà non solo negli esseri umani, ma anche negli animali, in particolare nei primati.

La neuropolitica non è solo un campo teorico, bensì presenta anche applicazioni pratiche. Nel caso dei politici, le informazioni che emergono possono essere applicate durante le campagne, attraverso il neuromarketing. Fornisce inoltre indicazioni su come comunicare decisioni o aspetti relativi alla gestione del governo.

Da parte dei cittadini, permette di comprendere meglio i propri comportamenti, di conseguenza di essere più consapevoli delle proprie decisioni.

“Siamo in grado di analizzare le reazioni di chi abbiamo davanti, ma non usiamo la tecnologia per leggere le espressioni, quello che ci interessa è vedere le piccole differenze che si mostrano inconsciamente”.

-Maria Pocovi-

Politico che fa un discorso.
La neuropolitica studia il comportamento politico da un approccio neuroscientifico.

Le origini della neuropolitica

Sin dai tempi antichi è stato riconosciuto un legame tra le decisioni politiche e l’attività cerebrale. Molti pensatori, inclusi Platone e John Locke, hanno parlato di come elaboriamo le informazioni che provengono dal potere.

In seguito, Roger Sperry ha condotto diversi esperimenti che hanno dimostrato che a seguito di disfunzioni cerebrali è possibile cambiare credo politico. Tuttavia, è stato lo psicologo ed etologo Frans de Waal a compiere un passo decisivo verso il consolidamento della neuropolitica come branca del sapere.

Sulla base delle sue osservazioni sui primati, de Waal ha pubblicato un famoso libro intitolato La politica degli scimpanzé. Potere e sesso tra le scimmie. In esso ha dimostrato che questi animali sono in grado di stringere alleanze strategiche per manipolare terzi.

In un secondo momento, grazie allo sviluppo delle tecniche di neuroimaging, il campo della neuropolitica è diventato sempre più rilevante.

Neuropolitica e neuromarketing

Finora la neuropolitica è stata strettamente collegata al neuromarketing, soprattutto per pianificare le campagne politiche. Il candidato è visto come un prodotto e l’elettore come un cliente. Lo scopo quindi è adeguare “domanda e offerta”, come si farebbe nella vendita di un qualsiasi articolo.

I consiglieri e i direttori di alcune campagne politiche sono ricorsi all’analisi delle reazioni emotive prodotte dai messaggi trasmessi da una figura di potere. Ciò è possibile analizzando le microespressioni. Queste includono i movimenti dei muscoli facciali e delle pupille.

Come per qualsiasi ricerca di mercato, si coinvolgono alcuni volontari a cui una figura di potere rivolge diversi messaggi. In concomitanza, si analizzano le microespressioni e su questa base si definisce cosa “vende di più”.

In questo modo si può delineare un messaggio che contenga ciò che il cliente, ovvero il cittadino, vuole sentirsi dire. Allo stesso modo, gli atteggiamenti a cui è più sensibile.

Politico che parla.
La neuropolitica si è concentrata maggiormente sulle campagne pubblicitarie.

Uno strumento del futuro

La neuropolitica è un campo che ha più futuro che presente. Sebbene inizialmente sia stato utilizzato per guidare le lotte di potere, ci si aspetta in futuro un’incidenza maggiore nel processo decisionale degli elettori.

Comportamenti, reazioni e persino espressioni facciali sono studiati dagli analisti del potere. Tengono conto di ciò che condividiamo sui social network e scattano anche foto e video delle espressioni mostrate durante una riunione o una dimostrazione. Ci osservano tutto il tempo.

Molti settori del potere ci vedono come semplici consumatori, non solo di merce, ma anche di messaggi, e illusioni. È più che probabile che nel prossimo futuro avremo dispositivi attaccati al corpo, o addirittura al suo interno, che offriranno informazioni più precise sulle nostre reazioni fisiologiche e neurologiche. Ecosistemi all’orizzonte in cui la neuropolitica sarà protagonista.


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