Non ossessionarsi, la favola di Andrea

Il grande insegnamento della favola di Andrea riguarda l'importanza di non ossessionarci con i nostri obiettivi al punto da chiudere gli occhi davanti a tutto e costruire una barriera che ci isola dal mondo e dalla vita.
Non ossessionarsi, la favola di Andrea
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Per invitarvi a riflettere sul perché è indispensabile non ossessionarsi, vi presentiamo una curiosa storia. La favola di Andrea parla di un contabile straordinario. Un giovane brillante e ambizioso che voleva arrivare il più lontano possibile. Finì l’università con ottimi voti e per questo i suoi professori lo raccomandarono per lavorare in una società prestigiosa, dove iniziò come consulente.

Andrea era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andar via. Voleva immergersi totalmente nel funzionamento della società. Il suo obiettivo era imparare tanto ed essere talmente efficiente cosicché la società potesse ritenerlo indispensabile. Per questo motivo non risparmiava alcuno sforzo nel suo lavoro.

Con una tale motivazione, la qualità del suo lavoro era molto alta. Il suo capo decise pertanto di promuoverlo. Come per l’incarico precedente, Andrea svolse in modo eccellente quello nuovo, anzi stavolta aumentò la sua dedizione. Quando non lavorava, leggeva materiale sul lavoro o sperimentava nuovi metodi per diventare più efficiente. Diventò una persona molto rispettata nella società.

La passione è un’ossessione positiva, mentre l’ossessione è una passione negativa.

-Paul Carvel-

Una nuova responsabilità

Tutti parlavano delle grandi doti del giovane. Dopo soli due anni, il consiglio di amministrazione decise di nominarlo capo contabile. Nessuno era meglio di lui per svolgere quel lavoro. Se l’era guadagnato e i conti della società non potevano finire in mani migliori.

Quando Andrea ricoprì la funzione di dirigente, gli era impossibile non ossessionarsi con il fantasma dell’errore. Non lavorava più 8 ore, ma 12. Iniziò a preoccuparsi senza motivo. Iniziò a pensare che gli altri volevano il suo posto, dato che godeva di uno stipendio da far invidia e un notevole prestigio nella società. Da quel momento, nacque in lui una diffidenza che avrebbe finito per avvelenarlo.

Da dirigente, doveva gestire il lavoro altrui. Tuttavia, Andrea divenne molto sospettoso. Non aiutava nessuno in modo preciso, bensì forniva meno indicazioni possibili. Pensava che se avesse dato troppe informazioni ai suoi dipendenti, magari qualcuno di loro avrebbe potuto emularne le conoscenze e rubargli il nuovo posto di lavoro. Dopo poco tempo, nessuno gli chiedeva più nulla.

Mani al computer

Un cambiamento improvviso

Tutto andava bene per il nuovo capo, ma un paio di anni dopo la promozione, il presidente della società gli chiese personalmente di formare Giovanni. Era un altro ragazzo entrato nell’azienda per essere il braccio destro di Andrea, dato che tutti lo ritenevano oberato di lavoro. Ovviamente, ad Andrea non andò per niente bene questa nuova situazione.

Come da sua abitudine, invece di formare Giovanni, gli diede pochissime istruzioni. Giovanni lo notò e non volle insistere. Si dedicò piuttosto a informarsi da solo sui dettagli dell’incarico con colleghi di altri settori. Faceva domande qua e là. Così riuscì ad avere un buon rendimento e a compensare le mancanze nella sua formazione.

Passarono altri cinque anni e il consiglio di amministrazione annunciò che avrebbe nominato un nuovo direttore generale dell’azienda. Andrea, che si occupava di molte questioni importanti della stessa, pensò che il suo grande momento era arrivato. Dopo una selezione accurata, rimasero solo due candidati: Andrea e Giovanni.

Non ossessionarsi e morale della favola di Andrea

Contro tutte le aspettative, fu eletto Giovanni come direttore generale. Andrea non riusciva a crederci. Nessun impiegato era efficiente come lui. Non capiva come potevano avergli soffiato l’incarico. Il consiglio di amministrazione spiegò che era indispensabile come capo contabile. Nessuno poteva fare quel lavoro meglio di lui, quindi doveva mantenere il suo posto.

In seguito, gli impiegati della contabilità furono invitati a un corso di formazione. Andrea voleva partecipare, ma non ci riuscì. Gli era impossibile avere abbastanza tempo per partecipare al corso dato che si occupava di quasi tutte le mansioni e lavorava 12 ore al giorno.

Favola di Andrés

Purtroppo, il corso di formazione riguardava le nuove forme di lavoro e i nuovi programmi informatici per la società. Poiché Andrea non vi aveva preso parte, in pochi mesi si fecero evidenti le sue carenze. Non riusciva ad adattarsi ai cambiamenti.

Per di più, il nuovo software svolgeva alcune delle funzioni in cui Andrea si era specializzato. Considerando la sua anzianità, fu riassegnato a un incarico inferiore. Ed ecco come la favola di Andrea ci insegna che le ossessioni ci rendono ciechi e in molti casi rendono reale ciò che tanto temiamo. Non ossessionarsi, dunque, è indispensabile per una vita più tranquilla e raggiungere con pazienza i propri obiettivi

 


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  • Leonard, A., & Conrad, A. (2018). La historia de las Cosas: De cómo nuestra obsesión por las cosas está destruyendo el planeta, nuestras comunidades y nuestra salud. Y una visión del cambio. Fondo de Cultura Económica.

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