Prendere le distanze: relativizzare per trovare nuove prospettive

Prendere le distanze: relativizzare per trovare nuove prospettive
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

A volte abbiamo bisogno di prendere le distanze, ma non per allontanarci da tutti e tutto. Lo facciamo per vedere noi stessi da un’altra prospettiva, per distaccarci da quell’Io un po’ corroso, posseduto dall’apatia. Abbiamo bisogno di darci una nuova spinta, di trovare in questo vuoto o in questa distanza quelle forze nascoste che devono essere svegliate e orientate di nuovo.

Per comprendere quest’idea, pensiamo a qualcosa di molto semplice che facciamo tutti i giorni: alzare lo sguardo e concentrarci su un punto determinato del cielo, della nostra città, di un parco. A distanza. Gli esperti in ergonomia del lavoro ci ricordano che ogni 15 o 20 minuti dovremmo staccare gli occhi dallo schermo del computer e alzare lo sguardo.

Questa distanza visiva ci permette di riposarci. Allo stesso modo, prendere le distanze da noi stessi, in un determinato momento, ci infonde anche benessere psicologico ed emotivo. Tuttavia, come distanziarci dal nostro stesso essere? Ovunque si vada, i nostri pensieri, la nostra essenza e il peso di tutta la nostra esistenza continuano a seguirci, come un enorme bagaglio soffocante, come un rumore instancabile che ci impedisce di pensare con chiarezza.


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