Privazione precoce e psicopatologia
Uno dei grandi scopi della psicologia in campo sperimentale è scoprire l’origine della psicopatologia, ovvero dei disturbi psicologici. Tra i diversi elementi che influiscono vi è la privazione precoce.
È certamente un obiettivo molto ambizioso, poiché non sono solo i geni a determinare la comparsa di un disturbo piuttosto che di un altro; la sua combinazione, cioè il fenotipo, spiega la comparsa di un disturbo psicopatologico o meno. Ma anche l’ambiente ha un ruolo essenziale nello sviluppo dell’individuo. Alcuni aspetti rilevanti dell’ambiente che possono influenzare il fenotipo sono l’educazione, le abitudini familiari o, come presentato in questo articolo, la privazione precoce.
La privazione precoce studiata in relazione alla comparsa della psicopatologia si riferisce alla precarietà, alla mancanza di cure, agli stimoli o alla fame patiti durante l’età dello sviluppo. Numerosi studi hanno evidenziato la relazione tra questi due costrutti attraverso studi longitudinali e analizzando concetti come la resilienza.
Una di queste ricerche presentata da Sonuga et al. nel 2017 indaga sul fenomeno dell’adozione di massa di bambini rumeni da parte delle famiglie britanniche durante la caduta del dittatore Nicolae Ceausescu.
Privazione precoce: il caso rumeno
In questo studio longitudinale, che ha seguito un campione di bambini dall’adozione all’età adulta, la precoce privazione subita negli orfanotrofi sovraffollati comprendeva la mancanza di stimoli cognitivi e sociali, la fame, la mancanza di cure personalizzate e l’igiene.
Il contesto rumeno era desolante. Ceausescu aveva cercato di saldare il debito accumulato dal Paese a causa della sua rapida industrializzazione esportando tutta la produzione agricola, dando vita a una nazione che, dopo la guerra civile, stava morendo di fame. Per questo la privazione precoce negli orfanotrofi durante la caduta del dittatore fu così incisiva.
I gruppi di ricerca
La ricerca prevedeva tre gruppi: i primi due erano composti da bambini rumeni che avevano sofferto privazioni negli orfanotrofi e che erano stati adottati da famiglie britanniche in momenti diversi. I bambini del primo gruppo erano stati privati per meno di sei mesi, mentre quelli del secondo gruppo per più di sei mesi prima di essere adottati.
C’era un terzo gruppo di controllo composto da bambini adottati che non avevano sofferto privazioni; in questo caso si trattava di orfani di nazionalità inglese adottati da famiglie britanniche.
Lo studio consisteva nella valutazione di bambini di età compresa tra sei, undici e quindici anni. Successivamente è stata inclusa anche un ulteriore criterio di valutazione, ovvero quando gli adolescenti sono diventati giovani adulti per misurare la gestione emotiva durante una tappa così difficile.
I sintomi psicopatologici rilevati
Le caratteristiche o disturbi psicopatologici misurati nello studio sono:
- Disturbo delle relazioni sociali disinibite.
- Disturbo dello spettro autistico (in particolare problemi di comunicazione e ossessioni).
- Disattenzione e iperattività.
- Deterioramento cognitivo.
- Disturbi dello stato d’animo e del comportamento (soprattutto durante l’adolescenza).
I risultati: la privazione precoce influisce?
Una volta conclusasi l’analisi dei bambini rumeni nelle diverse età e fasi dello studio, pare che le tre ipotesi iniziali abbiano trovato supporto empirico:
- Il gruppo di controllo e il gruppo meno svantaggiato presentavano sintomi psicopatologici simili a tutte le età.
- Il gruppo vittima della privazione maggiore presentava dei sintomi psicopatologici nonostante avesse ricevuto le cure necessarie dopo l’adozione.
- I problemi emotivi comparsi durante l’adolescenza e nell’età adulta erano più gravi nel gruppo con maggiore privazione.
Inoltre, nel gruppo con maggiore privazione è stato osservato un maggior numero di bambini con diversi sintomi psicopatologici. Il 34% dei bambini di questo gruppo presentava sintomi a tutte le età, una percentuale che diminuiva quando diventavano giovani adulti.
In questo periodo, solo il 25% dei giovani nel gruppo più svantaggiato presentava un tratto psicopatologico. Le psicopatologie che hanno colpito maggiormente il gruppo più svantaggiato, rispetto agli altri due gruppi, erano sintomi legati al disturbo dello spettro autistico, il disturbo delle relazioni sociali disinibite, disattenzione e iperattività.
Altri fatti interessanti riguardavano gli stili di vita dei giovani adulti in tutti e tre i gruppi. I giovani che hanno sofferto le maggiori privazioni durante l’infanzia non hanno proseguito o hanno interrotto gli studi e avevano un tasso di disoccupazione più elevato.
Inoltre, i giovani dello stesso gruppo hanno fatto un uso maggiore dei servizi di salute mentale – psicologici e psichiatrici – a tutte le età. Infine, nel gruppo che ha subito le maggiori privazioni, c’erano tre individui con disturbo borderline di personalità, due con disturbo bipolare e due con psicosi.
Approcci futuri derivati da questa ricerca
I risultati di questo studio hanno mostrato l’esistenza di una relazione tra privazione precoce nelle fasi iniziali dello sviluppo e sintomi psicopatologici, almeno quelli qui valutati. Ma la cosa interessante non si limita ad aver riscontrato questo rapporto, ma ha a che fare anche con quello che si può fare sotto forma di intervento psicologico.
Nel gruppo più svantaggiato, una piccola percentuale di bambini – 15 per l’esattezza – non presentava alcun disturbo in nessuna delle età valutate. Questo chiama in causa gli studi genetici, l’epigenetica e la resilienza, che possono spiegare perché, sebbene abbiano sofferto di privazioni, non hanno sviluppato dei disturbi come gli altri. Inoltre, ci aiuta a chiarire quali strategie attuare per fare in modo che un bambino possa svilupparsi adeguatamente nonostante un passato caratterizzato da grandi privazioni.
Per quanto riguarda il declino cognitivo, sembrava equilibrarsi con l’età nei tre gruppi. Un risultato del genere fa precipitare l’interesse per gli studi sulla neuroplasticità dei bambini e su come il cervello compensa le sostituzioni.
Dal canto loro, i risultati di problemi emotivi, molto più marcati nell’adolescenza, potrebbero essere correlati ad una vulnerabilità latente provocata dallo stress sofferto dai bambini.
I campi di studio che derivano da questa ricerca sembrano promettenti. A questo proposito, una misura che può essere già attuata sulla base di questi risultati è sicuramente quella di fornire ai bambini vittime di privazione precoce un servizio psicologico continuo e di qualità. Poi, una volta entrati a far parte della famiglia adottiva, vale la pena prestare particolare attenzione ai disturbi diagnosticati nel gruppo più indigente, concentrando la terapia sulle difficoltà correlate.
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- Sonuga, E., Kennedy, M., Kumsta R., Knights, N., Golm, D., Rutter, M., Maughan, B., Schlotz, W. y Kreppner, J. (2017). Child-to-adult neurodevelopmental and mental health trajectories after early life deprivation: the young adult follow-up of the longitudinal English and Romanian Adoptees study.