Qual è il profilo emotivo del vostro cervello?
Per molto tempo gli psicologi e gli psichiatri sono stati abituati a studiare la popolazione basandosi sui dei modelli di personalità e su un determinato stile di intelligenza. Si poteva essere estroversi, introversi, socievoli, nevrotici, avere un’intelligenza logico-matematica o una musicale,… E le emozioni? Non sono le responsabili del nostro comportamento per la maggior parte del tempo? Non sono quelle che ci fanno amare, odiare, temere o desiderare?
È proprio così, ed è stato il professor Richard J. Davidson, dell’Università del Wisconsin, a proporre la necessità di stabilire un nuovo parametro: il profilo emotivo.
Vi piacerebbe sapere con quale vi identificate di più?
1. La resistenza
Giorno dopo giorno, tutti dobbiamo affrontare continue sfide e avversità. La resistenza è, in questo caso, l’abilità personale della quale disponiamo per riprenderci da un avvenimento difficile, di fronte a una situazione di stress, a una perdita, a una delusione o a una semplice discussione con il nostro compagno o amico. Possiamo riprenderci in fretta imparando da quanto accaduto oppure possiamo trascinarci dietro questo fatto per molto tempo.
2. L’atteggiamento
Con che animo affrontate la realtà? Siete ottimisti, cauti, scettici, prudenti o negativi? È vero che lo stato d’animo può variare di giorno in giorno, ma ogni persona ha uno stile personale, una scia nella quale lascia l’impronta dell’ottimismo o della negatività. Davidson non sembra stabilire qui dei mezzi termini.
3. L’intuizione sociale
Si tratta dell’empatia, della capacità di leggere e riconoscere negli altri quei segnali che dicono molto sulle persone che ci circondano. Sono felici? Preoccupate? Deluse? Il linguaggio non verbale offre molti indizi; per molte persone passano inosservati, mentre per altre sono facili da captare. Siete socialmente intuitivi o piuttosto disorientati e non vi interessate a questo aspetto.
4. L’autocoscienza
In questo caso facciamo riferimento alla capacità di percepire e comprendere le nostre proprie emozioni e i sentimenti. Sapete riconoscere le vostre crisi? I vostri nervosismi? Le vostre delusioni? Talvolta capita che ci sentiamo male senza sapere bene la ragione, siamo inquieti e questo malessere finisce per manifestarsi attraverso una malattia. Qui il professor Davidson ci dice che possiamo essere “autocoscienti” o “opachi”.
5. La sensibilità al contesto
Come reagiscono le persone di fronte a determinati contesti? C’è chi è solito essere molto volubile a seconda della persona con la quale si sta relazionando o del posto in cui si trova. Altri, invece, sono uguali in qualsiasi luogo e di fronte a qualsiasi tipo di persona. Ci sono circostanze in cui siamo più sensibili al contesto, ma normalmente ci sono molte differenze da persona a persona. Vi sapete adattare? Siete sempre gli stessi oppure cambiate il vostro modo di interagire?
6. Concentrato o distratto
Qui si parla della capacità di cui dispone una persona per eliminare le distrazioni emotive e rimanere concentrato in un compito preciso. Siete capaci di farlo? A volte capita che ci troviamo sopraffatti dai problemi e dalle preoccupazioni e, dato che abbiamo la testa da un’altra parte, siamo incapaci di seguire i nostri obblighi.
Tuttavia, ci sono altre persone che riescono a mantenere il controllo e a mettere da parte quella valanga di emozioni per potersi concentrare sui loro compiti.
Secondo il professor Richard J. Davidson, tutti ci situiamo in uno dei poli di queste categorie, delineando così un profilo emotivo particolare e unico. Questo può servire per scavare nel sottostrato neuronale ed emotivo del nostro cervello ed allenare così capacità che ci facciano migliorare la nostra qualità di vita ed essere più efficaci emotivamente. Potremo essere più empatici e ricettivi e gestire in modo ottimale la nostra realtà.
Può darsi che più di qualcheduno non si senta identificato o che non gli sembri una buona cosa stare in un polo o nell’altro. Tuttavia, non c’è dubbio che, almeno per un istante, questo articolo ha fatto riflettere ed apprezzare qualche aspetto di noi stessi.