Schemi mentali che ci limitano

Lo schema mentale si forma attraverso l'apprendimento che acquisiamo grazie alle nostre esperienze. Questo apprendimento non è sempre corretto, ma lo manteniamo perché ci evita l'ansia di affrontare qualcosa di nuovo.
Schemi mentali che ci limitano
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

Gli schemi mentali sono modelli di pensiero radicati in noi, a volte fin dall’infanzia. Corrispondono sia a un modo di elaborare le informazioni offerte dalla realtà sia ai pregiudizi o alle tendenze con cui interpretiamo il mondo e che tendono a rafforzarli.

Possono essere definiti anche come un insieme di convinzioni in base alle quali organizziamo la nostra realtà. Queste strutture mentali sono incoscienti e normalmente costanti nel tempo.

Uno schema mentale spiega, per esempio, perché possiamo pensare che una persona paziente e calma sia debole. O perché possiamo credere che qualcuno che parla poco sia invece meno intelligente o meno attivo di una persona che parla molto.

Tutto questo ci permette anche di capire la ragione di essere di alcuni pregiudizi contro certi gruppi umani, come le donne, le persone con un diverso colore della pelle, gli stranieri, ecc. e anche su noi stessi.

“Nessuna cosa ci inganna di più del nostro stesso giudizio.”

-Leonardo Da Vinci-

Come si formano gli schemi mentali

Il concetto di schema mentale è stato elaborato soprattutto da Jean Piaget, ricercatore svizzero molto importante storia della psicologia moderna. Secondo le sue idee, gli esseri umani nascono con una specie di “processore di base” nella mente. Esso comprende i principali riflessi condizionati, ovvero le funzioni elementari che rendono possibile un semplice adattamento al mondo.

Man mano che il bambino cresce, le sue funzioni cerebrali si sviluppano in funzione di ciò che l’ambiente gli offre. Quando si imbatte in qualcosa di nuovo, dice Piaget, si verifica uno shock. Il soggetto risolverà questo conflitto aggiungendo la nuova esperienza alle nozioni già note ottenendo così un nuovo apprendimento.

Questo processo prevede due funzioni: assimilazione e accomodamento. È nella fase di accomodamento che lo schema mentale ha origine o si trasforma. Cerchiamo di spiegarlo con un esempio. Un bambino impara che se spinge una porta, questa si apre. Improvvisamente incontra una porta scorrevole. Cercherà di spingerla, sempre più forte, ma scoprirà non si apre.

Se ingloba questo dato alla conoscenza pregressa, senza ulteriori indugi, crederà che le porte con le suddette caratteristiche non si aprono. Se qualcuno gli insegna invece il modo corretto di aprirla, imparerà qualcosa di nuovo; allo schema mentale precedente, ne aggiungerà uno nuovo.

Ingranaggi nel cervello del bambino.

L’evoluzione dei nostri schemi mentali

Nel corso della vita, gli schemi mentali vengono modificati a mano a mano che abbiamo accesso a nuove esperienze e, quindi, a nuovi apprendimenti. Tuttavia, questo non sempre accade, soprattutto perché possiamo opporci a vivere nuove esperienze o a incorporarle ai nostri schemi.

Nel mondo fisico ci sono delle leggi che si impongono sulle nostre convinzioni. Le cose cadono per la forza di gravità ed è praticamente impossibile negarlo. Nel campo dei fatti soggettivi, invece, la questione è più complessa.

È possibile, per esempio, che una madre sia spaventata o ansiosa e si sposti ogni volta che vede un indigente. Suo figlio userà questa esperienza per plasmare l’idea che queste persone sono pericolose.

Se ciò rimane invariato, ovvero se non supera la barriera della semplice percezione di un’apparenza, probabilmente si aggrapperà a quello schema mentale. L’unica prova di cui ha bisogno il bambino per confermare questa idea è la paura della madre. 

Pezzi di un puzzle che si incastrano.

Visioni limitate

Il grande problema di uno schema mentale è rappresentato dal fatto che diamo per scontate molte “verità” che non lo sono. Tutto ciò opera inconsciamente, o automaticamente. Non siamo consapevoli di filtrare la realtà attraverso il setaccio offerto da quello schema.

Esiste infatti una forte resistenza ad abbandonare i propri schemi mentali. Dubitare di ciò che percepiamo introduce una componente di incertezza (ansia) nella nostra coscienza: in molti casi dubitare di una premessa implica anche dubitare di tutto quello che abbiamo costruito su di essa.

È sempre più comodo aggrapparsi a ciò che è familiare, che è già noto. Basiamo la nostra identità su di essa e non siamo disposti a dubitare facilmente di ciò che pensiamo.

Gli schemi mentali ci influenzano in modo silenzioso: sono coerenti con tutto il resto. È difficile accorgersi di come agiscono e di quali sono le loro conseguenze.

Quando li modifichiamo, a volte smettono di essere coerenti con gli altri schemi. Così facendo, si possono provare spiacevoli emozioni derivanti da questa dissonanza, che ci portano inevitabilmente a stare male senza capirne il perché.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Moreira, M. A., Greca, I. M., & Palmero, M. L. R. (2002). Modelos mentales y modelos conceptuales en la enseñanza & aprendizaje de las ciencias. Revista Brasileira de Pesquisa em Educação em Ciências, 2(3).

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.