Prima di soffermarci sulla differenza tra stereotipi e pregiudizi, iniziamo col definire questi due concetti. Gli stereotipi sono le convinzioni che abbiamo sulle caratteristiche di un gruppo, mentre i pregiudizi fanno riferimento alla valutazione negativa del gruppo.
I primi sono legati alla parte cognitiva, i secondi alla parte emotiva. Gli stereotipi derivano da una conoscenza generale del gruppo, i pregiudizi sorgono quando attribuiamo queste caratteristiche generali a ogni membro del gruppo, facendo inferenze che facilitano l’accettazione o il rifiuto.
Gli stereotipi riducono il nostro consumo di energia a livello mentale, in quanto formano gruppi e assegnano caratteristiche di appartenenza simili. Presuppongono un risparmio energetico e, a differenza dei pregiudizi, non per forza devono essere negativi, purché intesi come una dimensione generale che fa riferimento a caratteristiche più ampie senza mai rappresentare una realtà totale o ristretta.
Un esempio di stereotipo è la convinzione che gli abitanti del nord Italia siano più chiusi e seri, mentre quelli del sud più aperti e più affabili. Sono gruppi ampi a cui attribuiamo delle caratteristiche. Il problema nasce quando pensiamo che lo stereotipo si verifichi sempre o nella maggior parte dei casi.
I pregiudizi, invece, fanno riferimento a un atteggiamento o comportamento negativo. Se gli stereotipi sono una cosa normale e sociale, i pregiudizi in genere hanno implicitamente una connotazione negativa. Tornando all’esempio precedente, un pregiudizio negativo sugli italiano del Sud potrebbe essere che non prendono le cose sul serio.
Infine, tra lo stereotipo, che fa riferimento alla parte cognitiva, e il corrispondente pregiudizio, che fa appello alla parte emotiva, vi è la discriminazione. La discriminazione parla del comportamento e delle azioni messi in pratica per esprimere sia lo stereotipo sia il pregiudizio, ovvero quello che ognuno di noi fa.
Che ruolo svolgono gli stereotipi?
La psicologia sociale studia gli stereotipi, come sorgono e la differenza esistente con i pregiudizi e la discriminazione. Le funzioni riscontrate all’interno di questa attività cognitiva sono:
Sistematizzare e semplificare la realtà: categorizzare e classificare in gruppi ampi, trasformando mentalmente il mondo, in qualche modo, in un posto più prevedibile.
Difendere i valori della persona: i gruppi consentono di assegnare caratteristiche generali ed è più facile fare confronti e paragoni che non considerando i singoli individui.
Mantenere un certo controllo sociale: la formazione di ampi gruppi rende più facile mantenere il controllo.
È possibile limitare stereotipi e pregiudizi?
Se intendiamo gli stereotipi in termini di economia cognitiva, che servono, cioè, a facilitare il lavoro di raggruppamento e di comprensione della realtà sociale, possiamo trarne beneficio.
Cosa accade, però, quando ci limitano? Ci impediscono di scoprire che queste categorie non sempre si manifestano e se ci fermiamo a osservare i gruppi più da vicino, possiamo notare diverse sfumature.
Limitare stereotipi e pregiudizi è possibile se osserviamo invece di valutare.
In nessun caso gli stereotipi sono fatti per limitarci, ma siamo noi a doverne limitare l’uso, a gestirli con prudenza. Ci aiutano a organizzare la realtà, ma non costituiscono assolutamente un modello infallibile. Come abbiamo visto, sono alla base dei pregiudizi, dunque limitandoli non diventeranno determinanti per noi.
Cambiare uno stereotipo o un pregiudizio è possibile solo se ci avviciniamo al gruppo e cerchiamo di osservare senza filtri e senza voler confermare opinioni precedentemente formulate. Anzi, il punto è proprio sfatare queste idee e dedicare i nostri sforzi a pensieri e situazioni che se ne discostino totalmente.
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