Studio della personalità, i diversi approcci

Lo studio della personalità permette di delineare alcune caratteristiche uniche di ogni individuo. Vi mostriamo alcuni metodi utilizzati in questa analisi.
Studio della personalità, i diversi approcci
Alejandro Sanfeliciano

Scritto e verificato lo psicologo Alejandro Sanfeliciano.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La massima di Burnham “tutti sanno cos’è la personalità, ma nessuno sa definirla” descrive uno dei più grandi problemi nello studio di questo concetto psicologico. Se cerchiamo una definizione scientifica della personalità, scopriremo che ne esiste una diversa per ogni autore. A ogni modo, è possibile affrontare lo studio della personalità come un costrutto che include caratteristiche che mediano il comportamento delle persone.

In relazione allo studio della personalità sono sorti diversi problemi metodologici. I principali riguardano la creazione di strumenti in grado di misurarla e, quindi, favorire un approccio chiaro da cui partire. In questo articolo vi parleremo dei diversi approcci o modelli che sono stati adottati nella ricerca in questo campo: l’approccio internalista, situazionista e interazionista.

I principali approcci allo studio della personalità

L’approccio internalista

Questo approccio teorico intende la persona come un essere attivo e determinante per il suo comportamento manifesto. La caratteristica principale di questo studio della personalità riguarda le variabili personali del soggetto. Pertanto, è importante conoscere i tratti della personalità di tutti gli individui.

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Essendo un modello personalistico, possiamo dedurre che è anche stabile e coerente. Ciò significa che, secondo i teorici di questo approccio, la personalità verrà mantenuta nel tempo e in diverse situazioni. In questo modo, se riusciamo a isolare i tratti di una persona, possiamo prevedere il suo comportamento futuro. Da questo approccio sono nati molti test che cercavano di misurare la personalità e le sue caratteristiche, come il Big Five Inventory (BFI).

Tenendo conto delle prove scientifiche attuali, però, questo modello è spesso considerato obsoleto e irrealistico. A prima vista, è possibile osservare che le persone cambiano il loro comportamento in base al contesto. Non attuiamo allo stesso modo in famiglia, al lavoro o con gli amici. Inoltre, cercare di raggruppare la personalità di un soggetto all’interno di pochi fattori stabili, che prevedono un comportamento manifesto, è davvero complicato. I dati ottenuti dai test di personalità ci mostrano più l’autoconcetto del soggetto, che la misura reale della sua personalità.

La personalità è un concetto troppo complesso e non può essere semplificata in poche variabili personali. Occorre condurre uno studio esauriente per comprenderne davvero la profondità.

L’approccio situazionista

Contrariamente al precedente, questo approccio considera la persona come soggetto passivo e reattivo al contesto. La previsione del comportamento sarà determinata dalle variabili situazionali. Non importano i tratti e le qualità di una persona: la chiave sta nella forza della situazione in cui è inserita.

Questo modello si basa sul presupposto che ogni comportamento è frutto dell’apprendimento. Punta dunque a studiare i processi che permettono di “imparare” nuovi modi di agire. Si tratta di un approccio che analizza il binomio stimolo-risposta, tipico dei paradigmi comportamentali. Per svilupparlo, viene utilizzata una metodologia sperimentale e altamente positivista.

Anche se questo approccio è più realistico, riconoscendo l’instabilità e la specificità della personalità, cade nell’errore di un riduzionismo eccessivo: tralascia tutte le variabili personali. Ovviamente anche l’atteggiamento di un soggetto influenza il suo comportamento. Se così non fosse, tutte le persone si comporterebbero allo stesso modo nelle stesse situazioni.

L’approccio interazionista

Questo terzo approccio allo studio della personalità nasce dal bisogno di trovare un punto d’incontro tra i due precedenti.

Si giunge alla conclusione che il comportamento è determinato dall’interazione tra le variabili personali del soggetto e le variabili situazionali. Un aspetto importante da capire è che la personalità è un prodotto dell’interazione del soggetto con il suo contesto.

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Nell’approccio interazionista, la persona è un soggetto attivo che osserva e costruisce il mondo attraverso la sua percezione e i suoi modi di agire. L’interazione delle variabili personali con la situazione in cui l’individuo è immerso scatena un comportamento o un altro. Tuttavia, vale la pena tenere a mente due aspetti:

  • Per variabili personali si intendono i fattori cognitivi della persona.
  • Il concetto di situazione si riferisce alla percezione individuale del soggetto del suo contesto e non alle sue caratteristiche oggettive.

Si tratta dunque di un approccio esaustivo che supera i limiti dei due precedenti. Il problema dell’interazionismo nello studio della personalità è che mostra una realtà difficile da esplorare e indagare. Questo perché ci dice che il comportamento è il prodotto di fattori cognitivi inaccessibili e di una costruzione del contesto invalicabile. Ad ogni modo, rappresenta indubbiamente un modello molto interessante per lo studio della personalità.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.