Turismofobia o sindrome di Venezia: che cos'è?

Con il turismo di massa, gli abitanti delle destinazioni più gettonate finiscono per sviluppare una vera avversione per i turisti. Cosa si nasconde dietro la sindrome di Venezia?
Turismofobia o sindrome di Venezia: che cos'è?
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La turismofobia si riferisce alla paura, all’avversione o al rifiuto che gli abitanti di alcune città turistiche provano nei confronti dei visitatori.

Sebbene non esista una fobia verso il turista descritta nei manuali, non si può negare che in alcuni casi l’atteggiamento dei residenti sia di rifiuto, soprattutto quando la maleducazione o il vandalismo diventano un problema quotidiano. Ovviamente non tutti i turisti sono uguali.

La sindrome di Venezia, o turismofobia non è un’avversione al turismo in quanto tale, ma alle conseguenze estreme. Anche questa attività – come ogni altra – comporta dei costi. Negarlo significa rifiutare l’evidenza.

In una recente ricerca sul turismo a Venezia, si evince che si tratta di una delle principali preoccupazioni dei veneziani. Cosa preoccupa principalmente chi vive in una città presa d’assalto dai turisti?

  • Il disturbo della quiete notturna.
  • L’aumento alle stelle degli affitti.
  • I manufatti artigianali vengono sostituiti da prodotti di serie.

In seguito a ciò, sempre meno residenti desiderano vivere in città e quelli che restano lo fanno perché il turismo è per loro fonte di sostentamento. In alcune località l’invasione dei turisti ha già cambiato numerosi aspetti socio-culturali. Approfondiamo la questione.

“Tutti i viaggi hanno i loro vantaggi. Se il passeggero visita i paesi migliori, si può imparare a migliorare il proprio. E se la fortuna lo porta nei  peggiori, si può imparare anche a godere di quegli aspetti.”

-Samuel Johnson-

Folla di turisti.

Turismofobia: perché solo in alcune destinazioni?

Alcune mete turistiche molto gettonate come le Canarie, la Repubblica Dominicana o il Perù, nonostante l’enorme flusso di visitatori, non hanno sperimentato questo fenomeno.

Probabilmente perché sono paesi a vocazione turistica, e gli abitanti sono legati a questa realtà; qualunque sia il motivo, il turismo non ha avuto un impatto negativo sui residenti.

Ribellarsi al turismo

Sempre più spesso si sente parlare di città che si ribellano al turismo di massa. Venezia, Roma, Barcellona, Berlino, Palma di Maiorca, Toronto, New Orleans e diverse città asiatiche da tempo manifestano attraverso i social lo scontento per quella che viene vissuta come un’occupazione delle loro città.

Il turismo è un’industria milionaria, ma il sovraffollamento si traduce in problemi di convivenza, aumento dei prezzi delle case, distruzione del tessuto imprenditoriale locale.

Come cambia la cultura locale

L’artigianato locale viene spesso sostituito da un’invasione di prodotti a basso costo, fabbricati in serie per poter essere offerti a un prezzo più competitivo. Va perduto in questo modo il patrimonio culturale, le tradizioni del posto.

Per soddisfare il turismo di massa, vengono prodotti e messi in commercio imitazioni più economiche dei manufatti locali, produzione su cui l’artigiano locale non interviene. In definitiva sono spesso le industrie asiatiche a beneficiare del turismo.

Azioni di vicinato o turismofobia?

Graffiti di protesta, manifestazioni di quartiere e proteste sui social sono alcuni dei modi per far capire all’opinione pubblica che il sovraffollamento turistico è un affare che riguarda tutti.

Lo scopo è anche far sapere che alcuni quartieri o città si stanno svuotando per lasciare spazio alle strutture ricettive, agli appartamenti vacanze e agli hotel low cost.

Mentre alcune aziende si sfregano le mani, altre sono obbligate a chiudere. Accogliere i turisti si è rivelata un’arma a doppio taglio.

Sempre più proprietari stanno trasformando i loro appartamenti in bed and breakfast per ottenere il massimo rendimento: quello che un normale inquilino potrebbe rendere in un mese di affitto, il turista lo paga in una settimana di soggiorno.

Trovare casa: missione impossibile

Trovare casa, in acquisto o in affitto, diventa un’impresa se la zona della città è affollata di turisti. Il fenomeno sta trasformando l’aspetto dei centri storici delle principali destinazioni.

Basta fare una passeggiata per il centro delle città più amate per vedere come i negozi storici abbiano abbassato la saracinesca mentre abbondano i servizi rivolti ai turisti.

L’impatto ambientale

Occorre affrontare con urgenza l’impatto sull’ambiente se vogliamo frenare il degrado di queste belle destinazioni. Tra i maggiori problemi:

  • Saturazione delle infrastrutture e dei servizi pubblici legata a una crescita urbana indiscriminata.
  • Architettura incapace di integrarsi con il paesaggio urbano.
  • Rumore e inquinamento.

“La nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose.”

-Henry Miller-

Graffito su un muro.

Turismofobia e tassa di soggiorno

Il turismo è la principale voce di entrata di molte città e capitali mondiali. Non si può sbarrare la strada ai milioni di turisti che lasciano i loro soldi nei bar, nei negozi, nei musei, negli alberghi o sui taxi.

L’importante, però, è essere consapevoli che non tutto è accettabile. Da questo punto di vista, stabilire un’imposta di soggiorno o stabilire un tetto massimo di visitatori non sono misure prive di fondamento. 

Questo non significa distruggere il turismo, ma piuttosto favorire la convivenza, mettere fine alla speculazione sugli affitti e promuovere un modello di turismo responsabile, sostenibile ed equilibrato. Una volta soddisfatta questa premessa a medio termine, potremmo continuare a goderci le nostre mete da sogno.


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