Vita lavorativa, come cambia nel tempo

Vita lavorativa, come cambia nel tempo
Alejandro Sanfeliciano

Scritto e verificato lo psicologo Alejandro Sanfeliciano.

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2022

Nel corso della vita lavorativa si incontrano amici e nemici, si acquisiscono competenze, si raggiungono diversi obiettivi, si impara dai propri errori e quelle che erano solo aspirazioni si avverano. La professione di una persona è parte integrante della sua identità e del suo contesto sociale. Avere un lavoro significa avere un certo stile di vita e, ovviamente, una remunerazione per mantenersi, ma la carriera è molto più che questo.

La vita lavorativa cambia in funzione della fase vitale in cui ci si trova, in quanto a seconda della nostra età, cambia anche la visione che abbiamo del lavoro. In questo articolo esploreremo le conclusioni ricavate dagli studi e dalle ricerche riguardo lo sviluppo della vita lavorativa.

Possiamo affermare che per esistono 3 grandi fasi o momenti importanti in ambito lavorativo: la ricerca del lavoro, l’ottenimento e il mantenimento dell’occupazione e il successivo pensionamento. Ma vediamole più nel dettaglio.

Sviluppo della vita lavorativo

Cercare un lavoro

Uno degli obiettivi principali dei giovani adulti consiste nel trovare un lavoro che permetta loro di essere produttivi e di assicurarsi le risorse necessarie per raggiungere l’autonomia.  Quest’ultimo obiettivo sembra essere una delle ragioni per cui i giovani tendono a scegliere i posti di lavoro meglio remunerati.

Gli adulti e gli anziani, che hanno già conquistato una propria autonomia, tendono invece a badare di più alla loro soddisfazione personale e lavorativa.

Colloquio-di-lavoro

Bisogna considerare molteplici fattori che influiscono sulla modalità e sull’efficacia della ricerca del lavoro. Uno fra i più importanti è rappresentato dalla famiglia da cui proviene il giovane in cerca di occupazione. Per esempio, la famiglia può influire in maniera diretta sfruttando la sua rete di conoscenze affinché il figlio venga ricontattato dai datori di lavoro o facendogli pressioni affinché scelga un ruolo o uno status lavorativo ben preciso.

Tuttavia, la famiglia può influire sulla ricerca del lavoro anche in maniera indiretta, ad esempio fornendo al giovane la possibilità di accedere alla formazione adeguata o incoraggiando determinati atteggiamenti o comportamenti.

D’altra parte, un fattore cruciale nella ricerca di un lavoro è sicuramente lo status sociale. Le ricerche ci dimostrano che di solito le famiglie trasmettono ai figli il loro status sociale, influenzando così la loro vita lavorativa. Proprio per questo, le famiglie di operai, che sul lavoro devono ubbidire all’autorità dei capi, tendono a vedere l’obbedienza dei figli come un fatto positivo. Se estremizzata, questa tendenza può far sì che i figli corrano il pericolo di ritrovarsi in una situazione di stallo sia nella vita sociale che in quella lavorativa.

La vita con un lavoro

Una volta ottenuto il lavoro, l’obiettivo è quello di mantenerlo oppure ottenere una promozione. È importante tener conto del fatto che la vita lavorativa attuale è molto più dinamica rispetto a quella di un tempo, motivo per cui i giovani di oggi sono più motivai a cambiare spesso lavoro.

Al momento di valutare un lavoro e decidere se mantenerlo o cercarne uno nuovo, esistono due aspetti fondamentali: la remunerazione e la qualità del lavoro. Lo stipendio rappresenta la motivazione estrinseca dell’impiego. Nonostante in un primo momento venga messo al primo posto, con il progredire della vita lavorativa, tende a passare in secondo piano.

D’altra parte, bisogna considerare la qualità della vita lavorativa, che rappresenta il fattore motivazionale intrinseco che determinerà il grado di soddisfazione dell’impiegato. In fin dei conti, il fine ultimo del lavoro consiste nel soddisfare le proprie aspirazioni in quanto a produttività e qualità della vita, e questo ha a che fare più con la qualità del lavoro che con la remunerazione.

Il pensionamento. La fine della vita lavorativa

Tutte le fasi prima o poi finiscono, e il pensionamento rappresenta la fine della vita lavorativa. Ma bisogna considerare che esso non implica necessariamente un brusco distacco dalla realtà lavorativa, si tratta piuttosto di un periodo di transizione. Si tratta di una fase che ogni persona vive a modo suo, in base al proprio sviluppo lavorativo e alle proprie aspirazioni.

Pensionato-legge

Si può dire che esistono 3 diversi modi di affrontare il pensionamento:

  • Luna di miele: è il caso di quelle persone che iniziano a dedicarsi ad attività che amano, ma che non potevano svolgere a causa del loro lavoro. Con il pensionamento si ha il tempo per viaggiare, rimettersi a studiare, sperimentare nuovi hobby, ecc. Di solito questo gruppo riguarda persone che sono andate in pensione volontariamente e con piacere, e dispongono delle risorse economiche necessarie per approfittare di questa “luna di miele”.
  • Riposo e relax: l’individuo va in pensione per riposare dopo tutti gli obblighi della vita lavorativa.
  • Continuità: è il caso delle persone che dopo il pensionamento continuano a svolgere attività legate alla loro vita lavorativa. In questa categoria troviamo le persone soddisfatte della propria professione, che desiderano continuare a esercitarla, liberandosi però dagli obblighi della vita lavorativa vera e propria.

Il pensionamento implica la fine della vita lavorativa, ma non della vita in generale. Nonostante per molte persone rappresenti un momento di crisi a causa della perdita di produttività e di attività, il pensionamento è un’altra fase della vita con le sue nuove sfide, le sue nuove abitudini e i suoi nuovi obiettivi.


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