A volte ho bisogno che qualcuno mi dica che andrà tutto bene

A volte ho bisogno che qualcuno mi dica che andrà tutto bene
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Sono una persona forte, di quelle con cui la vita è stata dura più di una volta. Tuttavia, ho bisogno che ogni tanto qualcuno mi prenda per mano e mi dica che tutto andrà bene, che mi assicuri che ci sono molte cose da fare e poche di cui preoccuparsi. Sentire questa necessità non è sinonimo di debolezza, bensì rappresenta l’audacia di qualcuno che apprezza un po’ di sostegno e conforto quando ne ha bisogno.

“Ciò che non mi uccide, mi rende più forte” diceva Friedrich Nietzsche a giusto titolo. Ed è vero, per un motivo molto semplice: affinché una persona acquisisca la giusta quantità di forza nel cuore e innalzi le fondamenta del suo coraggio, prima di tutto deve esser caduto, deve aver provato la ferita della delusione, il vuoto della perdita e il marchio dell’errore.

Poiché le persone forti sono grandi conoscitrici della segreta arte di riparare tali crepe interne, solo loro comprendono i benefici del ricevere una volta ogni tanto una parola incoraggiante o una mano amica che si offre di tirarle su. In un mondo individualista, dove tutti si voltano le spalle, qualsiasi sostegno è positivo. In un momento di avversità, persino il più grande degli eroi e la più splendente delle eroine apprezzano che qualcuno gli dica che tutto andrà bene… perché se si vive di qualcosa, è di fede.

Un bisogno segreto: la fame emotiva

Già nel 1920, Edward Thorndike definiva l’intelligenza emotiva come la capacità di comprendere le persone aiutandole a comportarsi con buon senso nelle loro relazioni”. Sosteneva anche che l’aspetto che caratterizza l’essere umano è la “fame emotiva”. Tutti noi, ogni tanto, abbiamo bisogno di un sostegno maggiore di quello che riceviamo, di più considerazione di quella che ci concedono, maggiore riconoscimento e persino, perché no, un affetto più concreto e tangibile.

Tuttavia, la maggior parte dei libri di auto-aiuto ci ricorda di “darci valore”. In poche parole, dobbiamo mettere in pratica adeguate strategie per disporre di un confacente amor proprio, una solida autostima e una personalità forte che ci permetta di uscire con successo da qualsiasi avversità. Sebbene sia vero che tutto ciò è positivo e persino consigliabile, c’è una sfumatura che conviene tenere bene a mente.

La persona, che investe sulla propria crescita personale e sulla sua forza psicologica, non deve cadere nell’estremo opposto di praticare un’“auto-valorizzazione” così aggressiva da non avere più bisogno di niente. Perché, a volte, colui che non ha bisogno di niente, non offre neanche niente e, quasi senza rendersene conto, finisce col praticare un vero e proprio materialismo emotivo.

Andrà tutto bene, fidati di me

Qualche volta nella vita abbiamo bisogno tutti di qualcuno ci prenda la mano e ci dica che andrà tutto bene. Ci sono momenti così, nei quali la sicurezza di sé viene meno e una buona autostima non garantisce il successo, la risoluzione del problema o un buon risultato. Ci sono momenti precisi in cui niente è catartico quanto condividere le difficoltà, alleggerendo il peso delle paure e il tarlo delle preoccupazioni.

È risaputo, per esempio, che i medici che prendono la mano ai loro pazienti, rivolgono loro messaggi positivi, premurosi e incoraggianti, riescono a ridurre la paura e l’ansia nei malati. Allo stesso modo, pochi palliativi sono confortanti quanto un padre o una madre capaci di estinguere l’affezione dei loro figli, invitandoli a sperare e dicendo loro che andrà tutto bene.

Ci sono momenti, e questo capita a tutti, in cui il cervello si annebbia e viene pervaso dalle tenebre mentali. Perché i pensieri negativi hanno la cattiva abitudine di essere resistenti, di essere come una melma che mischia la negatività alla tristezza, l’incertezza al caos.

In questi momenti, una mano amica, una mente lucida e un cuore ben disposto possono fare miracoli. Non tutti i sentieri verso la guarigione sono percorribili in solitudine perché, sebbene abbiamo imparato ad apprezzarci, nessuno è esente da questi attimi di offuscamento, fallibilità e debolezza.

Che qualcuno ci dica che andrà tutto bene, aiuta. Che ci ricordino che nella vita tutto viene e tutto passa, allevia. Che qualcuno ci prenda per mano e ci prometta che starà al nostro fianco a prescindere da ciò che la vita ha in serbo per noi, ci infonde grande calma e tranquillità. Impariamo, dunque, ad accettare un aiuto, a essere umili e a concederci di accogliere ciò che gli altri ci offrono. Ma impariamo prima di tutto a mettere a disposizione del prossimo la parte migliore di noi stessi per creare, così, contesti più ricettivi, forti e salutari da un punto di vista emotivo.


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