Bambini beneducati saranno adulti migliori

Bambini beneducati saranno adulti migliori

Ultimo aggiornamento: 08 settembre, 2016

Viviamo in un mondo in cui la guerra e la pace convivono in egual misura, in cui esistono persone che non esitano a porre fine alla vita di altre per il proprio profitto, considerando la morte di esse un giusto prezzo per tale beneficio. Un mondo fatto da adulti, dal quale i bambini imparano.

Ciò che distingue i bambini dagli adulti è l’innocenza: entrambi possono fare del male, ma i primi lo fanno senza conoscerne le conseguenze e senza accettare il prezzo delle proprie azioni. Al contrario, quando un adulto arreca un danno, spesso è consapevole del dolore che le sue azioni genereranno, nonostante ciò non si ferma.

La maggior parte dei bambini presenta fin dalla nascita una certa predisposizione a prendersi cura degli altri, soprattutto della propria famiglia; è una forma di bontà, un meccanismo di aiuto continuo ed un altruismo che nessuno ha insegnato loro. Il compito di chi li cresce è fare in modo che quando il bambino perda parte della sua innocenza, fenomeno logico e naturale, tale predisposizione rimanga.

Segreti per mantenere la bontà nei bambini

Tolleranza e pazienza (insegnare ed avere)

La pazienza è uno degli strumenti che permettono che i bambini crescano privi di frustrazioni. Per insegnare al bambino i suoi doveri e ciò che ci si aspetta da lui in ogni momento, infatti, bisognerà evitare ogni sentimento di imposizione, instaurando, invece, con pazienza una conversazione adulta e matura. Bisogna anche imparare ad essere tolleranti con loro, così che arrivino ad avere un certo controllo in determinate situazioni, senza lasciare però che oltrepassino il limite.

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Questi due punti fermi, la pazienza e la tolleranza, dovranno essere interiorizzati dal bambino in modo tale da divenire il cardine di ogni relazione futura nella sua vita di tutti i giorni. Una società paziente e tollerante è una società comprensiva e rispettosa.

“Grazie”, “per favore”, “mi dispiace”

Queste tre espressioni dovranno essere inculcate nel bambino fino a diventare parte di lui, affinché diventi una persona gentile ed educata: “grazie”, “per favore” e “mi dispiace”.

I genitori devono imparare a dire grazie, insegnando loro che tutto ciò che ottengono l’hanno guadagnato per merito, non per puro caso o fortuna. In questo modo, impareranno che con sforzo e dedizione si può ottenere praticamente ogni cosa, e che la capacità di farlo è insita in loro.

Il modo in cui chiedono qualcosa li distinguerà dalla massa di adulti maleducati che tende a dare la priorità alla rapidità e tra cui vige la pretesa di ricevere ciò che si chiede. Un semplice “per favore” cambia totalmente il senso di ciò che si sta chiedendo.

Saper fare ammenda e riconoscere gli errori commessi, a prescindere da quali siano i motivi, li farà imparare costantemente grazie al semplice processo di assimilazione. Chiedere scusa li renderà persone di valore e consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni.

Attaccamento come principale strumento

Ciò che farà la differenza tra un bambino e l’altro sarà lo sviluppo di una dipendenza sana. Bisogna farli crescere in un ambiente caldo, una fonte di consolazione e dalle basi consistenti: un luogo sicuro da cui esplorare il mondo e nel quale giocare senza paura di nulla. La famiglia dovrà divenire un posto sicuro e affidabile su cui poter contare sempre.

Questa dipendenza potrà essere gestita più facilmente tramite il mantenimento della calma e l’osservazione attenta: se il bambino cade e si sbuccia un ginocchio, il genitore non dovrà entrare nel panico, bensì calmarlo e minimizzare la cosa, così da tranquillizzarlo e permettere che la prossima volta che cadrà la prenda sul ridere.

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È bene essere consapevoli del fatto che non si sconfigge la paura sommergendo un bambino di regali, bensì trasmettendogli fiducia negli altri, nel mondo. Inculcando ai più piccoli l’idea che il mondo sia un luogo pieno di pericoli, non potremo stupirci se dopo qualche anno avremo di fronte adulti timorosi ed emotivamente dipendenti, soprattutto di fronte agli ostacoli.

È possibile trovare la conferma di tutto questo in alcuni esperimenti del precursore della teoria dell’attaccamento: John Bowlby.

Educazione alla bontà

Molti studi rivelano che i bambini tendono in modo naturale ad aiutare e a condividere, mostrandosi, in altre parole, socialmente sani e benevoli. Questa tendenza può essere conservata nel tempo allontanando la possibilità che si intossichino con le cattive abitudini sociali che ci circondano.

Affinché la loro naturale inclinazione alla bontà rimanga intatta, basta trattarli nel modo in cui vorremmo che siano in futuro. Così facendo, pianteremo i semi per coltivare quella sensibilità verso gli altri che renderà i nostri bambini bravi adulti.


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