A te, che te ne sei andato quasi senza dirmi addio

A te, che te ne sei andato quasi senza dirmi addio
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

A te, che te ne sei andato quasi senza dirmi addio, che dopo così tanto (o almeno credevo) hai ridotto tutto a qualcosa di insignificante. Non comprendo ancora come si possa passare dal calore al freddo nel giro di qualche secondo. Come uno sguardo possa perdere la luce nell’arco dello stesso giorno e le parole, che prima costruivano solide fondamenta, diventare bombe dirette al mio cuore.

A te, sì. Quando hai cambiato idea? Sono stata così cieca e ignorante da non rendermene conto. Come potevo credere ancora che quello che c’era fra noi fosse vero e autentico? Perché non mi hai avvisata quando hai iniziato a percepire che quel nostro meccanismo di sicurezza ormai non ci proteggeva più?

Forse rimarrò senza risposte, con migliaia di dubbi e con un senso di colpa che mi consuma. Un giorno penserò di esser stata io, o qualcun altro, forse tu, oppure noi, o semplicemente il tempo e l’abitudine… Mentre altri giorni mi renderò conto che uscire mi servirà solo a provare più angoscia, più sofferenza e, ovviamente, a mantenerti più vivo, anche se solo nei miei ricordi…

A te, che te ne sei andato senza dirmi addio. Che mi hai abbandonata alla prima occasione e mi hai offerto l’incertezza come risposta. Quando hai cambiato idea?

A te, che sei stato tutto e sei diventato niente nel giro di qualche secondo

A te, sì. Che immaginavi il tuo futuro insieme a me, con un sorriso sul volto. Che mi hai fatto sognare con viaggi, momenti unici e un sostegno incondizionato… Che mi coinvolgevi nella tua routine quotidiana, nei tuoi nuovi progetti e persino nelle tue fantasie.

Coppia abbracciata a occhi chiusi

Eri più tu che io, di fatto, a tessere con forza il nostro entusiasmo, a ricordarmi com’era bello il nostro sentimento e che niente e nessuno ci avrebbe mai separati. Eri tu a dirmi che tutto ciò di cui avevi bisogno era il modo in cui ti facevo sentire, quello che ti facevo provare… A volte calma, altre volte pace, altre ancora tranquillità, passione, voglia, superamento e motivazione, ma soprattutto il modo in cui ti apprezzavo e ti davo valore.

Mi rifiuto di credere che sei stato capace di cancellare tutto in un colpo solo. Non solo ciò che ci dicevamo, ma anche ciò che celavamo dietro gesti e abbracci. Il desiderio di conquistare il mondo, coccolarci sul divano a occhi chiusi, prenderci per mano, baciarci, riempirci di complimenti, scherzare e cercarci sul letto, anche se ci dividevano solo pochi di millimetri, per assicurarci di essere lì, l’uno per l’altra, ogni mattina. Mi rifiuto di crederlo.

Forse doveva andare così, ma mi è davvero dificile credere che il tempo felice che abbiamo tessuto insieme si sia sfilacciato dalla mattina alla sera . Chiamami incredula, scettica o ignorante, ma i sentimenti comandano e io ho la cattiva abitudine di arrendermi sempre di fronte alla loro evidenza.

A te, che te ne sei andato senza dirmi addio e che non hai lottato

A te, che te ne sei andato senza dirmi addio. A te, è dedicata questa lettera, fatta di parole infuocate da un amore che sembra non finire

Non riesco ancora a capire come si sia formata questa crepa, questa mancanza di interesse e questo desiderio di chiudere con tutto ciò che fino a poco tempo fa ci legava. Ma ciò che più mi uccide dentro è l’incertezza di non conoscere le tue motivazioni, di vedere che non hai provato nemmeno a lottare, sebbene sia la prima volta che la tempesta è venuta a scuoterci.

“Lottare” è il verbo che sostiene la colonna vertebrale delle coppie, almeno di quelle che sono cresciute a partire dal benessere e che non hanno intenzione di lasciare tutto alla prima occasione. Di quelle che sanno che l’unione fa la forza, che l’illusione si spegne quando l’amore evolve, ma che la sua fiamma può tornare ad ardere.

Scusami, ma non lo capisco. È impossibile chiudere qualcosa senza chiave, senza lucchetto… qualcosa che ha scelto invece di restare aperto. Ed è ancora più difficile quando non si valuta nemmeno l’opzione di sanarlo o almeno di parlare di quello che accade.

Occhio con lacrima

Non pensare che non mi sia pentita di quello che ti ho fatto. So che in alcuni momenti i miei atti non corrispondevano a quelli che ti saresti aspettato, ma è anche vero che avevo bisogno che tu me lo dicessi. Non sono perfetta. Una parola, un gesto, un piccolo segnale… Qualcosa che mi indicasse come ti sentivi di fronte all’ingenuità dei miei atti. Non ho una bacchetta magica, a mio grande malincuore.

Voglio chiederti scusa, farti del male non era mia intenzione. Mi dispiace, se così è stato. Ma continuo a non capire la bruschezza e la rapidità della situazione. Non doveva andare così, almeno questa prima volta. Se ve ne fosse stata una precedente o se ci fossimo trascinati il malessere per molto tempo, forse per me sarebbe tutto più semplice. Ma questo stesso giorno mi hai tenuta per mano, mi hai detto di amarmi e mi hai resa partecipe di uno dei tuoi sogni… per poi disfare tutto alla sera.

A te, sì. Che te ne sei andato senza dirmi addio. A te mi rivolgo perché la tua assenza mi brucia, mi graffia e mi fa crescere dentro una sensazione di vuoto che è sempre più ampia. Perché ti amo, mi manchi e sento che ho bisogno di te.

“Tutti hanno una capanna nel cuore dove si rifugiano quando fuori sta piovendo troppo forte.”


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.