Arte e post-conflitto per trasformare la realtà

L'arte e il post-conflitto possono aiutarci a smettere di essere prigionieri di un'esperienza traumatica. In questo articolo, vi diremo come.
Arte e post-conflitto per trasformare la realtà
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Quando si nasce, si cresce, si muore, si sopravvive o si è testimoni della sofferenza altrui a causa di situazioni violente, è difficile trovare la forza di andare avanti; anche se il brutto momento è terminato e ci troviamo in una fase successiva. Tuttavia, il legame tra arte e post-conflitto consente di trasformare le realtà che ci travolgono.

Quando parliamo di posto-conflitto, ci riferiamo a tutti quegli eventi che avvengono dopo la comparsa di un conflitto risolto con accordi di pace.

Forse vi starete chiedendo: “Che relazione esiste tra arte e post-conflitto?”, “In che modo possono trasformare la realtà?”.

“Iniziare male nella vita non significa che sarete sempre infelici”.

-Boris Cyrulnik-

Ragazza che suona la chitarra.

Qual è il legame tra arte e post-conflitto?

Arte e post-conflitto si relazionano tra loro i vari modi. Vediamone alcuni:

  • Entrambi ci servono per parlare di determinati fenomeni. Il post-conflitto ci permette di raccontare le storie attraverso l’analisi delle attività di assistenza alle vittime, dell’organizzazione delle istituzioni e dell’uso delle risorse a loro disposizione per creare nuovamente occupazione, sensibilizzare al perdono e alla riconciliazione, ecc. Per quanto riguarda l’arte, si parlerà dei processi creativi, della realizzazione di mostre, di come attirare il pubblico, ecc.
  • Attraverso l’arte e il post-conflitto possiamo raccontare storie che riguardano tutti. Il post-conflitto, ad esempio, ci può raccontare degli episodi di violenza che hanno vissuto le comunità, le famiglie, le singole persone, ecc. Grazie alla creazione artistica, si possono rappresentare delle storie comuni che riguardano tutti.
  • L’arte e il post-conflitto riguardano gli aspetti più profondi dell’essere umano. Entrambi influenzano le emozioni, i pensieri ed i comportamenti delle persone. Nel post-conflitto, grazie alle esperienze traumatiche vissute; e nell’arte, grazie ai processi inconsci che la creazione artistica genera nelle persone in base alla loro storia personale.
  • Sono un modo per trasformare l’angoscia. Nel post-conflitto perché c’è la ricostruzione. Cioè, un insieme di attività che trasformano, gestiscono e pongono fine al conflitto per preservare la pace e costruire o ricostruire ciò che è andato perduto. Con l’arte e la creatività possiamo trasformare il dolore e dare una nuova forma alla sofferenza che proviamo.

La connessione più importante tra arte e post-conflitto risiede nel fatto che, attraverso diverse attività, ci permettono di “ricostruire”. Possono permetterci di costruire una nuova realtà rispetto a quella lasciata dai traumi che ogni persona ha avuto.

L’arte, elemento di trasformazione delle realtà postbelliche

L’arte può essere un elemento di trasformazione della realtà perché è una forma di linguaggio che ci permette di esprimerci. Dopo un’esperienza traumatica, tuttavia, è difficile riconoscere ed esprimere con le parole ciò che ci è successo. Pertanto, in questi casi l’arte può servire come mezzo per esprimerci.

Perché dovrebbe funzionare? Perché il trauma potrebbe essere difficile da comprendere per la nostra coscienza e potremmo persino provare un mare di emozioni che non siamo capaci di gestire.

Attraverso l’arte e l’uso delle immagini possiamo ricostruire passo dopo passo ciò che dentro di noi si è rotto. L’arte, dunque, è uno strumento che può essere utilizzato nei periodi postbellici per i seguenti motivi:

  • Aiuta a costruire un linguaggio collettivo.
  • Porta con sé un senso di affetto. Attraverso i processi creativi collettivi si creano identità, si prova empatia e si trova persino la motivazione per continuare a fare delle cose utili per la comunità.
  • Protegge dall’isolamento. Attraverso l’arte ogni persona può connettersi con se stessa e con gli altri.
  • È un modo per comprendere il trauma e trovare sostegno, sia sentendosi contenuto dell’arte, sia attraverso altre forme di sostegno come la psicoterapia.

L’arte permette di trasformare la realtà perché aiuta a liberarsi del passato che tiene conto della sofferenza provata. Ci motiva a trovare un altro modo di convivere con ciò che è successo. Pertanto, è un mezzo che ci aiuta a trasformare ciò che ci fa soffrire in qualcosa di più sano e accettabile per la nostra mente.

Non è facile andare avanti dopo aver vissuto dei periodi in cui dominava la violenza. Tuttavia, l’arte può essere il mezzo che ci aiuta ad accettare ciò che ci ha causato tanto dolore.

Questo processo di ricostruzione non è possibile senza la volontà e delle iniziative specifiche. D’altra parte, bisogna evidenziare l’esistenza di gruppi e strategie politiche, sociali ed educative che studiano le situazioni post-conflitto in modo che gli interventi possano essere i più assertivi possibili (dato che ogni conflitto presenta delle unicità).

Ragazza che balla con le mani alzate al crepuscolo.

Arte, resilienza e post-conflitto

L’arte può essere considerata una forma di resilienza perché ci permette di trasformare le realtà traumatiche. Di questo ce ne parla il neurologo, psichiatra e psicoanalista francese Boris Cyrulnik, esperto di processi artistici, conflitti e resilienza.

Cyrulnik sostiene che la resilienza si manifesta nei periodi postbellici e vede l’arte come uno strumento utile per sviluppare questa capacità.

Durante una conferenza ha ricordato come in Colombia, dopo oltre 50 anni di guerra, l’arte è stata considerata un elemento prezioso per imparare a superare le avversità.

Questo studioso ha scritto diversi libri sulla resilienza, tra questi citiamo Il dolore meraviglioso. Diventare adulti sereni superando i traumi dell’infanzia. Esistono numerosi modi per far germogliare la resilienza attraverso l’arte:

  • Cinema.
  • Musica lirica.
  • Letteratura.
  • Fotografia.
  • Pittura.
  • Musica.

Cyrulnik, inoltre, considera la psicoterapia come un’altra forma d’arte perché può aiutare a trasformare i traumi. Chi fa psicoterapia può trasformare e descrivere l’angoscia in un linguaggio che la persona che ha vissuto l’esperienza traumatica può comprendere.

Se la usiamo correttamente, l’arte è trasformativa. Attraverso di essa, possiamo vedere la resilienza individuale e collettiva delle persone che hanno subito dei traumi a causa della guerra.

Non è l’unica alternativa, ma è quella che attraverso l’espressione dà alle persone che hanno provato dei forti dolori la possibilità di trovare le motivazioni per andare avanti. È una forma di liberazione dal passato.

Liberiamoci dalla guerra, dal dolore e dall’angoscia e utilizziamo l’arte per trasformarci ed essere degli strumenti di pace per noi stessi e per la nostra comunità. In questa maniera, potremo trovare il benessere dopo i conflitti.


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  • Gómez-Restropo, C. (2003). El posconflicto en Colombia: desafío para la psiquiatría. Revista colombiana de psiquiatría, 32 (2) 130-132.
  • Lara, L., & Cyrulnik, B. (2009). Vencer el trauma por el arte. Cuadernos de pedagogía, (393), 42-47.
  • Cyrulnik, B. (2001). La maravilla del dolor: el sentido de la resiliencia.

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