Avere pace è più importante che avere ragione

Spesso dimentichiamo l'oggetto di una discussione, e per questa dimenticanza finiamo per pagare un prezzo troppo alto: la nostra pace e il benessere psicologico.
Avere pace è più importante che avere ragione
Alberto Álamo

Scritto e verificato lo psicologo Alberto Álamo.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Anni fa lessi la seguente frase: “Siate selettivi con le vostre battaglie, perché a volte avere pace è più importante che avere ragione“. Non mi lasciò affatto indifferente, anzi, la trovai più saggia e profonda di quanto sembrasse.

Lasciando da parte la metafora bellica, sarebbe interessante fermarsi ad analizzare il perché a volte è più importante avere pace che avere ragione. Qual è il significato di questa frase? Che relazione c’è tra pace e ragione?

L’orgoglio: il vero protagonista assente

Senza che venga nemmeno citato, l’orgoglio è il fulcro non solo della citazione, ma anche del bisogno di prestargli attenzione. L’orgoglio è una virtù o un difetto? Sarebbe riduttivo definirlo in un modo piuttosto che l’altro.

L’etimologia della parola può, forse, darci qualche indizio. Sembrerebbe derivare dal franco e/o dal tedesco antico e avere il significato di “notevole”. Sembra, inoltre, che l’orgoglio abbia anche connotazioni negative o, quantomeno, socialmente poco desiderabili.

Eppure, nella definizione che dà la Treccani di questa parola oltre al significato di eccessiva stima di sé e di superiorità superbia, troviamo anche il richiamo all’amor proprio.

Donna che volta le spalle.

Sarebbe interessante chiedersi a cosa serva o che funzione abbia l’orgoglio. L’aspetto curioso di questo termine è che i significati che riporta la Treccani fanno parte di uno stesso processo sociale e psicologico, che assume significati diversi in funzione del contesto.

L’orgoglio inteso come segno d’amore e di rispetto verso se stessi, ci tutela da alcune minacce sociali come ad esempio la persuasione o l’umiliazione.

Può diventare un problema, invece, quando va ben oltre la sua mera funzione di protezione e inizia a creare più danni che benefici. Ed è questo il senso di protagonismo a cui ci riferiamo nella frase in questione.

Essere o non essere d’accordo, ma con un fine

Capita a volte di essere talmente presi da un discussione da dimenticare (o forse confondere) il motivo per cui è iniziata. Senza entrare nel campo del relativismo, delle verità universali o di pretesti vari, lo scambio di opinioni come esercizio di crescita e per coltivare la conoscenza non sembra vivere il suo momento migliore.

Quando vincere sull’altro è lo scopo principale dell’argomentare e del controargomentare, il vero perdente è l’apprendimento.

La ragione, o per meglio dire “avere ragione”, sembra essere lo scopo principale di ogni scambio di idee nella vita quotidiana. Nelle discussioni sui social network, ci si imbatte spesso in frasi quali “Ti darò ragione quando mi dimostrerai che…”.

Ed ecco che risulta evidente che spesso non discutiamo per imparare qualcosa, ma per vincere. Se a ciò aggiungiamo il contesto del dialogo sociale nel quale predomina il fenomeno denominato post-verità, le occasioni di arricchimento si riducono ulteriormente.

Amici che discutono.

È più importante essere in pace con se stessi o essere vincenti?

La risposta potrebbe anche sembrare facile, ma nella pratica, quando si toccano temi delicati, quando l’orgoglio è imperante, quando non si comunica con moderazione e con riflessione, si finisce per distorcere l’esposizione delle proprie ragioni e non si ascolta più l’altro.

Non esistono validi consigli per fare propria l’idea che, a volte, avere pace è più importante che avere “ragione”. Ciò su cui, invece, si dovrebbe investire tempo e risorse cognitive è l’analisi della nostra reale intenzione quando iniziamo una discussione, un dibattito o un conflitto.

E se l’intenzione è sana e nasce da una prospettiva di arricchimento e di apprendimento, sarebbe interessante sapere anche qual è l’intenzione dell’altro. Quando due persone mettono a confronto le loro idee, a mente aperta, e in ascolto delle posizioni reciproche, è molto probabile che entrambi, alla fine, imparino qualcosa.

Tuttavia, se da entrambe le parti (o da nessuna), manca questa volontà; non solo difficilmente impareranno qualcosa, ma verranno sopraffatte dallo stress e dalla tensione.

Essere selettivi è una qualità che può risparmiarci molte sofferenze. In questo caso, la virtù di scegliere come e con chi non essere d’accordo può preservare qualcosa di prezioso come la pace interiore.


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