Bias cognitivi: quando (non) pensiamo, sbagliamo

Bias cognitivi: quando (non) pensiamo, sbagliamo
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Prendiamo ogni giorno molte decisioni, la maggior parte a grande velocità, quasi senza pensare. La verità è che rare volte valutiamo le conseguenze di ogni opzione che ci viene in mente. In alcune occasioni, soprattutto quando riteniamo tali decisioni importanti, valorizziamo le informazioni che possediamo al fine di trovare l’opzione migliore. Ma un aspetto di cui difficilmente teniamo conto quando dobbiamo prendere una decisione è che i bias cognitivi influiscono sulle soluzioni che immaginiamo e diamo. Sono pericolosi, poiché possono indurci a prendere decisioni poco realistiche.

Tuttavia, i bias cognitivi e le euristiche non sono negativi, anzi potremmo dire che sono “scorciatoie mentali” (a volte un po’ ingannevoli, questo sì). Usiamo la parola “scorciatoie”, perché li usiamo per risparmiare risorse cognitive, energia mentale.  

Ad esempio, se ogni volta che vado in un locale, perdo mezz’ora pensando a quale sia la bevanda più appropriata, valutandone ogni ingrediente singolarmente e insieme, finirò per stancarmi e perderò del tempo che avrei potuto investire in altro. Per questo motivo, le euristiche e i bias cognitivi rendono il nostro pensiero più veloce, facendoci risparmiare risorse cognitive che utilizzeremo in altre attività importanti.  

Binari del treno

Due sistemi di pensiero

Secondo Daniel Kahneman, esistono due sistemi di pensiero. Questo psicologo parla di due sistemi di pensiero che denomina “pensiero veloce” e “pensiero lento”.

Il primo sistema di solito opera al di sotto del nostro livello di coscienza. Le emozioni influiscono molto su questa forma di pensiero e, con frequenza, genera pensieri stereotipati. Ha la funzione di generare intuizioni che possono aiutarci, ma anche ingannarci.

Il secondo sistema corrisponde al pensiero lento, meno frequente e che richiede uno sforzo maggiore. Questo pensiero viene prodotto in modo cosciente ed è, in opposizione al pensiero veloce, logico e calcolatore. La sua funzione principale è prendere le decisioni finali dopo aver osservato e analizzato le intuizioni proposte dal pensiero veloce.  

Di solito il primo sistema è dominante, ovvero normalmente ci lasciamo guidare dal pensiero veloce. Una tendenza che ha diverse ripercussioni, come giungere a conclusioni affrettate, esagerare l’effetto delle prime impressioni, confondere le relazioni di causa-effetto e fidarci troppo dei dati che conosciamo (senza tener conto di altri dati disponibili).

Euristiche del pensiero

Un’euristica è considerata una scorciatoia ai processi mentali attivi e, dunque, è una misura con cui risparmiare risorse mentali. Poiché la nostra capacità cognitiva è limitata, distribuiamo le risorse a nostra disposizione, dedicandone una quantità maggiore agli elementi (preoccupazioni, attività, persone, etc.) che richiedono più lavoro mentale.

Possiamo camminare senza fare attenzione, ma se il cammino è accidentato e pensiamo di poter inciampare e cadere, assegneremo più risorse cognitive, ovvero attenzione, al fine di guardare dove mettiamo i piedi. Tra le euristiche esistenti, le più importanti sono:

  • Euristica della disponibilità: viene usata per stimare la probabilità che avvenga un fatto, a tale scopo ci basiamo sulle informazioni previe in nostro possesso. Le persone che guardano molto la televisione, data la grande quantità di scene violente, credono che avvengano molti più crimini rispetto a chi guarda meno la televisione.
  • Euristica della simulazione: è la tendenza a stimare le probabilità di un evento basandosi su quanto risulti facile immaginare. Si attribuiscono maggiori probabilità a quello che è più facile immaginare. Quando viene fatto un attentato, è più facile pensare che siano stati gli jihadisti piuttosto che un gruppo che attenta con minore frequenza o il cui modus operandi di solito è diverso.
  • Euristica dell’ancoraggio: si usa per chiarire incertezze facendo riferimento a un punto di partenza, l’ancora, che poi adattiamo per giungere a una conclusione finale. Se l’anno scorso la mia squadra ha vinto il campionato, penserò che quest’anno ha maggiori probabilità di vincerlo di nuovo, sebbene abbia vinto una sola volta.
  • Euristica della rappresentatività: deduce sulla probabilità che uno stimolo (persona, azione, evento) appartenga a una determinata categoria. Se una persona è stata uno studente modello nelle materie scientifiche e dopo qualche anno la vediamo con indosso un camice, deduciamo che lavora nell’ambito sanitario, non in una macelleria, ma non lo sappiamo davvero.

Bias cognitivi

I bias cognitivi sono effetti psicologici che distorcono i pensieri. Come le euristiche, i bias hanno la funzione di risparmiare risorse cognitive. Sebbene i bias non possano condurre a gravi errori, in determinati contesti ci portano a prendere decisioni più svelte ed efficaci. Tra i bias cognitivi più conosciuti troviamo:

  • Bias di confema: è la tendenza a indagare o interpretare le informazioni che confermano i preconcetti. Se abbiamo investito in borsa, cercheremo opinioni sulla stampa, blog e forum che confermino le nostre idee di investimento, ignorando i commenti contrari. Allo stesso modo, se compriamo un’automobile, cercheremo gli articoli di opinione che ne risaltino le caratteristiche positive dando, così, validità alla nostra decisione.
  • Bias del falso consenso: è la tendenza a credere che le proprie opinioni, convinzioni, credenze e abitudini siano più estese tra il resto della popolazione di quanto non lo siano davvero. Se non sono a favore della pena di morte, penserò che la maggior parte dei miei compaesani abbia la stessa opinione.
  • Bias di corrispondenza: più noto come errore fondamentale di attribuzione, è la tendenza di enfatizzare troppo le spiegazioni, i comportamenti o le esperienze personali di altre persone. Se un compagno non passa un esame realizzato insieme, nelle medesime condizioni, probabilmente attribuirò tale ‘esito alla sua pigrizia e al suo disinteresse nei confronti degli studi.
  • Bias retrospettivo o a posteriori: è l’inclinazione a vedere gli eventi già passati come prevedibili. Quando un collega viene licenziato, gli diciamo che sapevamo già che sarebbe accaduto, perché l’azienda stava attraversando un brutto momento. Tuttavia, prima che lo licenziassero non lo avremmo predetto.

Conoscere i bias cognitivi e le euristiche ci rende più efficienti nel prendere le decisioni. Sebbene siano difficili da evitare, talvolta impossibili, i bias possono essere ridotti conoscendo il funzionamento degli stessi e della coscienza. Valutare tutte le alternative e cercare informazioni che supportino e contraddicano le nostre convinzioni iniziali è un modo per ridurli. Evitare i bias, inoltre, può rendere il nostro pensiero più creativo.


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