Il bisogno di idealizzare per amare
Quando ci innamoriamo, non solo è inevitabile idealizzare l’altra persona, ma è anche necessario. Questo stato incontrollabile e passionale che si scatena con tanta intensità ha le sue fondamenta nel modo speciale in cui guardiamo la persona di cui ci innamoriamo.
Una visione speciale che ci fa sorprendere, infatti ampliamo qualsiasi caratteristica positiva dell’altro in modo esagerato e allo stesso tempo riduciamo gli aspetti negativi o li consideriamo simpatici. Nell’idealizzazione ciò che emerge è il personaggio che costruiamo attraverso l’altra persona.
Il processo di idealizzazione ha una tempistica determinata, infatti è inevitabile che diminuisca di intensità. Non è possibile preservare l’idealizzazione perché riguarda tutti gli ambiti della vita quotidiana e riduce la nostra concentrazione e attenzione perché investiamo tutte le nostre energie sulla persona amata.
Il processo biochimico dell’idealizzazione
Nella fase dell’innamoramento, quindi dell’idealizzazione, si scatena un processo biochimico nel nostro cervello che sembra assomigliare alla dipendenza. Per questo si dice che essere innamorati è come essere drogati, è come perdere la ragione.
Durante l’innamoramento, nel cervello si alterano alcune sostanze chimiche, come le norepinefrina e la dopamina. Inoltre, aumenta la produzione di feniletilammina, un neurotrasmettitore che aumenta il grado di eccitazione, generando tachicardia, rossore e insonnia.
La feniletilammina aumenta anche tramite alcuni alimenti come il cioccolato, ed è per questo che allevia un po’ la sensazione di ansia per l’assenza della persona amata. Nello stato di idealizzazione si presentano sintomi fisici come:
- Palpitazioni, brividi e farfalle nello stomaco.
- Forte eccitazione nervosa, rossore, sudore freddo e dilatazione delle pupille.
- Cambiamento dell’odore corporeo, paura paralizzante e bisogno fisico della presenza dell’altra persona.
Tra i sintomi psicologici ricordiamo:
- Piena attenzione sulla persona amata, dipendenza e perdita della propria identità.
- Desiderio di fusione, idealizzazione e stati alterni di euforia e depressione.
Fase fantasiosa dell’idealizzazione
Quando idealizziamo qualcuno, diamo libero sfogo alla fantasia, tutto quello che fa parte dell’altra persona sembra essere perfetto. Creiamo un essere straordinario, giocando con le sue caratteristiche personali e aggiungendo gli aspetti che desideriamo.
Fantastichiamo di trovare la persona amata in qualsiasi luogo o momento, abbiamo la sensazione che possa succedere, dunque restiamo in allerta. Vediamo l’altro dappertutto e lo sentiamo come una parte di noi. In questa fase possiamo anche avere delle allucinazioni.
Le fantasie girano attorno all’ideale che abbiamo creato riguardo un rapporto d’amore. A seconda di come viviamo l’amore, cerchiamo un tipo di persona che si avvicini a questo ideale: amori impossibili, amori vissuti con dolore, amori basati sui conflitti, amori passionali, amori tragici, amori “perfetti”, ecc.
Entrare in contatto con la realtà
Il processo di idealizzazione della persona amata può prolungarsi nel tempo. Alla fine di questo processo, la relazione può terminare oppure cambiare. Questo dipende da quanto si allontana la realtà dalle nostre aspettative. Se la persona che abbiamo idealizzato non corrisponde per niente al nostro ideale, è probabile che il rapporto non sia più motivante.
Il contatto con la realtà può essere frustrante e tragico, dopo tutta la fantasia a cui siamo ricorsi nella fase dell’innamoramento. Tornare alla realtà è il passaggio che rende il nostro amore un amore maturo. Una transizione che conferma che stiamo con la persona con cui vogliamo davvero stare, con cui condividere la vita.
Fare questo passo, tornare alla realtà, implica amare in modo diverso senza perdere la propria individualità. L’idealizzazione serve a dare dipendenza e fusione, dà la forza e l’energia per conoscere l’altra persona, con tutta l’intensità che questo comporta. Anche se la fine dell’idealizzazione può rivelarsi frustrante, si tratta di una frustrazione positiva che ci aiuta a crescere e a consolidare il legame amoroso.
L’amore è possibile solo quando due persone comunicano tra loro dal centro delle loro esistenze, dunque quando ognuno vive se stesso dal centro della sua esistenza. Solo in questa “esperienza centrale” risiede la realtà umana, la vita e la base dell’amore.
In questo senso, l’amore è una sfida continua, non un luogo di riposo. Significa muoversi, crescere, lavorare insieme. Che ci sia armonia o conflitto, allegria o tristezza è secondario rispetto al fatto che due persone si vivono a partire dalla loro essenza. Due persone capiscono di essere una con l’altra solo se sono se stesse e non scappano dall’ombra che proiettano.
Condividiamo la meravigliosa scena finale del film A qualcuno piace caldo: