Caratteristiche del pregiudizio e radicalizzazione

È aumentata la nostra percezione del rischio, complici l'impatto mediatico del terrorismo e la violenza del confronto politico. La posizione delle scienze sociali sui fattori che portano al processo di radicalizzazione aiuta a rispondere alla difficile domanda: cosa porta una persona ad abbracciare un credo politico o religioso non condiviso dalla maggioranza?
Caratteristiche del pregiudizio e radicalizzazione
Fátima Servián Franco

Scritto e verificato la psicologa Fátima Servián Franco.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Il processo di radicalizzazione e le caratteristiche del pregiudizio sono in stretto collegamento. La crescente radicalizzazione delle società è favorita da situazioni di criticità provocate da ideologie di diverso tipo (Moyano-Pacheco, 2017). È aumentata la nostra percezione del rischio, complici l’impatto mediatico del terrorismo e la violenza del confronto politico.

Per le scienze sociali, capire il fenomeno della radicalizzazione e del terrorismo è un requisito indispensabile se vogliamo prevenire la violenza. Ma è utile anche per la riabilitazione di chi è caduto sotto l’influenza di gruppi violenti. Ciò pone l’attenzione sulle dinamiche di individuazione e reclutamento dei soggetti vulnerabili.

La radicalizzazione è un fenomeno complicato e multidimensionale; sono numerose, infatti, le variabili che vi contribuiscono. Una sua analisi, pertanto, deve avvenire tenendo conto dell’intersezione delle diverse variabili psicosociali (Kruglanski et al, 2014).

L’interpretazione delle scienze sociali dei fattori che portano al processo di radicalizzazione aiuta a rispondere alla difficile domanda: cosa porta una persona ad abbracciare un credo politico o religioso non condiviso dalla maggioranza?

“La redenzione discorsiva di una pretesa di verità porta all’accettazione razionale, non alla verità”.

-Jürgen Habermas-

Ombra su marciapiede di notte

Il cammino verso la radicalizzazione

Il concetto di radicalizzazione può essere definito come un processo in cui si produce un aumento di idee, emozioni e comportamenti a carattere violento a sostegno di un conflitto intergruppi. In genere affonda le radici in un’ideologia di copertura (Moyano e  Trujillo, 2013).

Tutto indica che la radicalizzazione sia il passo che precede un atto violento anche se, ovviamente, non tutti i radicalizzati arriveranno a compierlo. Questo implica che, sebbene la radicalizzazione sia un primo passo necessario, non sfocia necessariamente nella violenza.

Possiamo affermare che la radicalizzazione, più che uno stato, sia un processo. In questo processo i fattori psicosociali occupano un ruolo molto rilevante (Moyano-Pacheco, 2017). Attualmente, tanto nei social media quanto nella percezione laica, sono diffusi falsi miti che andrebbero smontati. 

Uno di questi è l’esistenza di un profilo standard di individuo radicalizzato e terrorista. Dopo un’analisi sistematica della bibliografia disponibile, tuttavia, si conclude che esiste una varietà di profili personali, educativi e socioeconomici (Victoroff, 2013). Nell’analizzare la radicalizzazione e il terrorismo, quindi, risulta più produttivo concentrarsi sui processi psicosociali piuttosto che sui profili degli autori. (Moyano e  Trujillo, 2013).

“A volte il silenzio è la peggiore bugia”.

-Miguel de Unamuno-

Caratteristiche del pregiudizio dal punto di vista psicosociale

Il pregiudizio può assumere varie forme e manifestazioni. Ha, inoltre, origini diverse a seconda del gruppo con cui si interagisce. Gordon Allport definisce il pregiudizio, dal punto di vista psicosociale, come antipatia o ostilità basate su una generalizzazione difettosa o non flessibile.

La spiegazione delle caratteristiche psicosociali del pregiudizio, rivolto in genere verso i membri di altri gruppi, fa riferimento al forte bisogno di appartenenza sociale. L’impegno e il coinvolgimento emotivo nei confronti del gruppo di appartenenza inducono a cambiare la propria identità.

L’immagine che abbiamo di noi stessi è legata all’idea che si ha del gruppo, e questo porta a difenderne i valori. La protezione del “noi” porta, quindi, a distinguere ed escludere tutti quelli che non rientrano in questa definizione.

I pregiudizi e gli stereotipi si nutrono del discorso sociale e della sua retorica. In questo modo sono asserviti alle posizioni del potere nel regolare le relazioni tra gruppi che si affrontano nelle concrete situazioni sociali e politiche.

Gli stereotipi di delegittimazione inducono a escludere moralmente un gruppo dal campo delle norme e dei valori accettabili. Ciò porta alla deumanizzazione che, a sua volta, autorizza il disprezzo e la paura e giustifica la violenza e i danni inflitti.

Folla a una manifestazione

Quando il pregiudizio cede il passo alla violenza

Nei gruppi dominanti è presente un’intensificazione delle particolarità e una differenziazione delle identità. I membri dei gruppi dominati, invece, manifesterebbero una tendenza all’omogeneizzazione e alla definizione di un’identità sociale basata sulle caratteristiche attribuite al loro gruppo.

Questo ci porta a considerare gli effetti della categorizzazione sociale e, più in generale, dei pregiudizi e degli stereotipi su chi ne è vittima. E come ciò possa legittimare la violenza nei confronti dei gruppi minoritari e come questi, a loro volta, possano rispondere con maggiore violenza ai gruppi maggioritari.

Le caratteristiche del pregiudizio di natura psicosociale e i nostri processi cognitivi ci portano a elaborare stereotipi sui membri dell’eso-gruppo. Per ridurre questa tendenza mediante la razionalità, dobbiamo impegnarci a vedere il singolo e non il gruppo da cui proviene.

In caso contrario, sarà più probabile che la nostra visione del singolo sia accompagnata dai corrispondenti stereotipiA livello ufficiale occorre delineare una linea di protezione per le minoranze poiché, come mostrano gli articoli scientifici citati, esse sono bersagli più facili di questa forma di violenza.

L’irresponsabilità per i danni è parte dell’essenza del terrorismo.

-Jürgen Habermas-


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  • Kruglanski, AW, Gelfand, MJ, Bélanger, JJ, Sheveland, A., Hetiarachchi, M. y Gunaratna, R. (2014). La psicología de la radicalización y la desradicalización: cómo la búsqueda de importancia impacta el extremismo violento. Psicología política , 35 , 69-93.

  • Moyano-Pacheco, M. (2017). Algunas claves sobre radicalización violenta y terrorismo.

  • Moyano, M., Trujillo, H., & Kruglanski, A. W. (2013). Radicalización islamista y terrorismo: claves psicosociales. Universidad de Granada.

  • Muelas Lobato, R. (2019). El camino de la radicalización: rutas psicosociales hacia el prejuicio y el extremismo violento en conflictos religiosos y culturales.

  • Peco Yeste, M. (2018). Una aproximación sistémica a la radicalización violenta: Cerrando el círculo alrededor de la “vía épica”.

  • Soler, M. P. (2016). La analogía entre la radicalización islámica y una campaña de marketing exitosa. bie3: Boletín IEEE, (2), 726-742.

  • Victoroff, J. (2005). La mente del terrorista: una revisión y crítica de los enfoques psicológicos. Revista de resolución de conflictos , 49 (1), 3-42.


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