Cervello empatico: il potere della connessione umana

Cervello empatico: il potere della connessione umana
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Il cervello empatico configura nell’essere umano una consapevolezza e un risveglio nei confronti delle emozioni e delle necessità altrui. È il risultato evolutivo della socializzazione, un vincolo orientato a farci connetterci gli uni con gli altri per convivere in maggiore armonia, risolvere i conflitti e garantire la sopravvivenza. L’empatia è (o dovrebbe essere) la capacità con la quale garantire il proprio benessere.

Diciamo “dovrebbe” per un motivo ben preciso: l’empatia non sempre garantisce un’azione umanitaria. Le persone sono capaci di intuire e leggere le emozioni di chi hanno davanti e questo è senz’altro meraviglioso. Percepiamo la sofferenza, notiamo la paura, leggiamo l’angoscia sui volti altrui… Tuttavia, dopo esserci messi nei panni degli altri, non sempre mettiamo in atto una condotta prosociale, non sempre promuoviamo l’aiutare .

Come ci spiegano neurologi noti come Christian Keysers, dell’Istituto di neurologia dei Paesi Bassi, sappiamo ancora molto poco sul cosiddetto cervello empatico. La scoperta dei neuroni specchio alla fine degli anni ’90 da parte di Giacomo Rizzolatti ci ha fatto credere per un attimo che l’essere umano fosse giunto a quesll’anello evolutivo che molti hanno voluto battezzare come homo empaticus.


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