Intolleranza: quando non ci mettiamo nei panni degli altri

Intolleranza: quando non ci mettiamo nei panni degli altri

Ultimo aggiornamento: 14 settembre, 2016

Uno sfioramento di mani, gli sguardi che si incrociano o una frase possono farci imbestialire a seconda di chi abbiamo davanti. L’intolleranza è un problema attuale che ci spinge a non sopportare il contatto con gli altri, cosa che può ostacolare e peggiorare le nostre relazioni.

Esiste una linea molto sottile tra la tolleranza e l’intolleranza. Sembriamo essere diventati sempre meno pazienti o gentili con gli altri, facciamo fatica a metterci nei loro panni e non capiamo che la competizione non porta da nessuna parte.

Qual è il vostro grado di intolleranza?

Partiamo dal presupposto che tutti siamo o siamo stati intolleranti, magari perché abbiamo avuto una brutta giornata o perché la tolleranza non rientra nei nostri valori. Analizziamo le situazioni quotidiane, che nello specifico riflettono il nostro grado di accettazione o negazione nei confronti degli altri.

Ad esempio, se camminiamo per strada e ci scontriamo con una persona che sta guardando il telefono, se sulla metro sediamo accanto a qualcuno che ci starnutisce praticamente in faccia o se al ristorante un commensale fa rumore mangiando la minestra… potremmo seriamente innervosirci ed arrabbiarci.

Ragazza-arrabbiata-sotto-la-pioggia

Ma c’è di più: se un collega di lavoro trascina i piedi quando cammina o un’amica fa tanto rumore con i tacchi, se il partner o un amico si distrae quando gli raccontiamo qualcosa di importante o se al cinema ci “tocca” un vicino che commenta di continuo il film, non è strano che inizi ad uscirci il fumo dalle orecchie!

Per quale motivo queste situazioni scatenano la nostra intolleranza? Persone che urlano sull’autobus, che parlano con la bocca piena di cibo o che ascoltano musica senza auricolari per strada non dovrebbero essere un motivo sufficiente per scatenare la nostra rabbia.

Sintomi dell’intolleranza

Se di solito vi arrabbiate per una situazione tra quelle che vi abbiamo descritto, dovete riflettere sul motivo della vostra frustrazione. Rendetevi conto che quando vi arrabbiate in questo modo, a soffrire due volte siete voi, una per l’offesa percepita e l’altra perché dovete sopportare la vostra stessa rabbia.

Pensate che non siete soli in questo mondo (fortunatamente) e che chiunque attorno a voi può fare quello che più gli aggrada. Magari pensate “ok, lo faccia pure, ma senza dare fastidio a me!”.

Allora, il secondo passo è capire il motivo per cui vi dà fastidio. La persona accanto a voi al cinema che commenta ogni cosa magari sta solo cercando un pretesto per parlare con qualcuno che abbia la sua stessa passione per i film; la giovane che starnutisce in metro lo ha fatto senza rendersene conto e di sicuro non con l’intenzione di farvi ammalare; quello che al ristorante mangia la minestra facendo rumore forse conosce solo questo modo per mangiarla; la vostra amica che indossa i tacchi magari non pensa che facciano tanto rumore…

Non è che tutti siano contro di voi e per questo scelgano di comportarsi in un certo modo per darvi fastidio o turbare la vostra tranquillità. Siete voi ad alterarvi con loro perché pensate che lo facciano di proposito, che non hanno rispetto per chi li circonda o che si sono messi d’accordo per rovinarvi la giornata… Niente di più lontano dalla realtà!

Tutti abbiamo le nostre particolarità, le nostre manie che in un determinato momento possono dare fastidio e per le quali chiediamo comprensione. Il fatto è che, essendo nostre manie, non ci danno fastidio.

Come ridurre l’intolleranza?

In questo senso, la tolleranza non è solo il rispetto per la libertà di espressione o di culto, ma anche per le caratteristiche peculiari degli altri senza che ci diano fastidio. La tolleranza comporta autocontrollo, pazienza e rieducazione emotiva.

Ragazza-che-guarda-il-suo-riflesso-in-uno-specchio-rotto

D’altra parte, il fatto di vivere in una società che si fa sempre più intollerante, per quanto invece dica di supportare le diversità, non significa che dobbiamo adattarci a questa corrente di antipatia verso le peculiarità della vita quotidiana, verso le persone che ci stanno attorno. È triste, ma di certo nessuno ci insegna ad essere tolleranti.

Questa capacità poco praticata e allenata è vista come una debolezza. Vale a dire che se predichiamo la tolleranza, ci etichettano come “smidollati” o “sottomessi”. Al contrario, il disprezzo, la mancanza di comprensione e pensare sempre a se stessi sembrano essere le caratteristiche del bravo cittadino.

Un atteggiamento contrario all’intolleranza è fondamentale e perché diventi un’abitudine serve molta pazienza. Sì, proprio quella che perdiamo facilmente se qualcuno commette un “errore” nei nostri confronti.

Per questo motivo, vi proponiamo di contare fino a 10 e di non farvi dominare dall’ira la prossima volta che una persona si siede accanto a voi sull’autobus anche se ci sono altri posti liberi o quando qualcuno vi manda un messaggio pieno di errori di ortografia o fuma vicino a voi.

Con la mente tranquilla, potrete capire che nessuno è contro di voi o vuole rovinarvi la giornata. Semplicemente le persone vivono la loro vita.


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