Classificazione di Crow per la schizofrenia 

Conoscete il modello di classificazione della schizofrenia proposto da Crow? In questo articolo presentiamo le caratteristiche principali della schizofrenia, con particolare attenzione alle differenze tra i diversi tipi.
Classificazione di Crow per la schizofrenia 

Ultimo aggiornamento: 02 ottobre, 2020

La schizofrenia è un disturbo dello spettro psicotico caratterizzato da sintomi positivi (allucinazioni, deliri, disorganizzazione del pensiero), negativi (abulia, apatia, anedonia) e cognitivi (disturbi dell’attenzione). È un disturbo cronico invalidante, oggetto di interesse di più di una disciplina. In questo articolo presentiamo il modello di classificazione di Crow, psichiatra inglese che nel 1980 isolò due varianti di questo disturbo.

La classificazione di Timothy Crow è importante perché mette in relazione diversi aspetti clinici (sindrome, decorso, eziologia, trattamento, prognosi). Lo psichiatra inglese ha inizialmente distinto la schizofrenia di tipo I (positiva) dalla schizofrenia di tipo II (negativa).

Sette anni dopo, per l’esattezza nel 1987, ampliò questa classificazione dicotomica, considerando che non tutti i casi vi si adattavano; incluse così anche i tipi di schizofrenia mista.

Sebbene attualmente il modello di classificazione di Crow sia superato, la sua proposta resta di grande interesse. Trova tuttora una sua utilità a livello pratico e accademico. Oltre a ciò, consente di conoscere più a fondo questo disturbo. Quali sono le caratteristiche dei due tipi di schizofrenia individuati da Crow e in che cosa differiscono? Scopriamolo insieme.

“La schizofrenia è il prezzo che l’Homo sapiens ha dovuto pagare per l’acquisizione del linguaggio.”

– Timothy Crow –

Uomo seduto sul letto al buio.

Modello di classificazione di Crow della schizofrenia

Come abbiamo accennato, la classificazione di Crow prevede due tipi di schizofrenia: tipo I o positiva, tipo II o negativa. È un modello attualmente non più impiegato nelle diagnosi e assente nei manuali di salute mentale di riferimento come il DSM-5 e il CIE-10. Ha rappresentato, tuttavia, il punto di riferimento principale negli anni in cui è stata formulata. Vediamo in cosa consiste.

Schizofrenia di tipo I (positiva)

Viene chiamata così perché predominano i sintomi positivi: allucinazioni, deliri, disturbi formali del pensiero (per esempio disorganizzazione) e comportamento disorganizzato.

D’altra parte, Crow paragonò questo tipo di schizofrenia al sottotipo paranoide, che troveremmo nel DSM-IV-TR (sebbene non più nel DSM-V).

Adattamento premorboso

Nella schizofrenia di tipo I l’adattamento premorboso è positivo, ovvero la persona non mostra particolari variazioni comportamentali prima della comparsa dei sintomi.

Esordio, decorso e prognosi

L’esordio della schizofrenia di tipo I è acuto, mentre in quella di tipo II in cui è insidioso. I sintomi compaiono all’improvviso, il decorso è acuto con crisi e remissioni. La schizofrenia di tipo II, invece, ha un decorso cronico.

La prognosi della schizofrenia di tipo I è reversibile, quella di tipo II è irreversibile. Questo ha a che vedere, in gran parte, con la risposta, in genere positiva, ai farmaci neurolettici da parte dei pazienti di tipo I rispetto a una scarsa risposta nel tipo II.

Deterioramento neuropsichico

Nella schizofrenia di tipo I il danno neuropsicologico è assente. Con questo termine ci si riferisce a possibili deficit o alterazioni dei processi cognitivi.

Va detto che i sintomi o disturbi cognitivi compaiono in alcuni soggetti affetti da schizofrenia, come suggerito da uno studio di Barrera et al (2006).

Secondo questo studio, tra gli aspetti più compromessi troviamo la memoria dichiarativa, le funzioni esecutive e l’attenzione sostenuta. 

Processo patologico

Nella schizofrenia di tipo I si verificano diverse alterazioni neurochimiche. In particolare, secondo Crow, si assiste a un aumento dei recettori della dopamina D2. Ricordiamo che la dopamina (per l’esattezza un eccesso della stessa) è un neurotrasmettitore fortemente coinvolto nella schizofrenia. Nel tipo II, come vedremo a seguire, le alterazioni sono di tipo strutturale.

Schizofrenia di tipo II (negativa)

Il secondo tipo di schizofrenia secondo la classificazione di Crow è chiamato di tipo II o negativo. Presenta alcuni tratti del sottotipo disorganizzato di schizofrenia (DSM-IV-TR). I sintomi della schizofrenia di tipo II sono negativi e includono appiattimento affettivo, povertà lessicale e perdita degli impulsi.

Adattamento premorboso

A differenza del tipo I, la schizofrenia di tipo II presenta un adattamento premorboso negativo. La persona mostra deficit di competenza sociale e carenze comportamentali ancor prima di manifestare i sintomi tipici del disturbo schizofrenico.

Esordio, decorso e prognosi

L’esordio della schizofrenia di tipo II è insidioso, ovvero i sintomi si manifestano progressivamente. Il decorso è cronico e la prognosi irreversibile. Come già detto, la risposta ai farmaci neurolettici è scarsa.

Deterioramento neuropsichico

In questo caso il deterioramento neuropsicologico è presente. Il paziente può presentare deficit o alterazioni dell’area cognitiva; questa comprende la memoria, l’attenzione, le funzioni esecutive, ecc.

Processo patologico

A livello cerebrale si verifica un’alterazione strutturale. Ciò si traduce in una perdita di cellule all’interno delle strutture del lobo temporale e del giro paraippocampale

Donna in pigiama seduta per terra.

Classificazione di Crow: breve radiografia

Potremmo dire che la schizofrenia di tipo I presenta una prognosi migliore, poiché è reversibile e ha una risposta adeguata ai neurolettici. Per quanto riguarda i sintomi, nella forma di tipo I sono positivi, mentre nel tipo II sono.

La manifestazione del tipo I è evidente, il suo decorso è acuto, a differenza del tipo II in cui la comparsa dei sintomi è più discreta e il decorso è cronico.

Al giorno d’oggi, non ricorriamo più a questa dicotomia, ma è pur vero che le diverse manifestazioni della schizofrenia non si discostano troppo dalla classificazione di Crow. Al tempo stesso, sembra ancora rischioso cercare di includere l’individuo schizofrenico in un gruppo specifico. Ogni persona presenta idiosincrasie proprie, ancor più quando si parla di salute mentale.

Altre classificazioni

Timothy Crow non è stato l’unico autore che ha tentato di classificare e raggruppare le diverse forme di schizofrenia. Prima di lui troviamo lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856-1926) e lo psichiatra svizzero Eugen Bleuler (1857-1939).

Kraepelin distinse i seguenti tipi di schizofrenia: paranoica, catatonica ed ebefrenica (disorganizzata). Bleuler confermò la classificazione di Kraepelin, ma la integrò con un altro sottotipo: la schizofrenia semplice.


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  • American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4thEdition Reviewed). Washington, DC: Author.
  • Belloch, A., Sandín, B. y Ramos, F. (2010). Manual de Psicopatología. Volumen II. Madrid: McGraw-Hill.
  • Cooke, A. (2015). Comprender la psicosis y la esquizofrenia. Londres: British Society Division of Clinical Psychology.

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