Curiosità e fame condividono alcune aree cerebrali
La curiosità e la fame condividono alcune aree cerebrali. Un fatto affascinante che accomuna due bisogni di base nell’essere umano, fondamentali per la sopravvivenza. Il primo ci spinge a cercare nutrimento, l’altra ad adattarci meglio alle difficoltà e progredire.
Albert Einstein diceva che la curiosità ha in sé la propria ragione di esistere. Poche cose contano quanto domandarsi il perché di ciò che vediamo. Andare oltre l’apparenza, mettere in discussione, esplorare e guardare il mondo con la passione, l’interesse e la sfacciata innocenza dei bambini è qualcosa di straordinario.
Non a caso sia l’uomo che gli animali sono dotati di un innato istinto inquisitorio. La voglia di scoprire è incisiva tanto quanto il bisogno di nutrirsi. Entrambe queste dimensioni sono impulsi che orientano il nostro comportamento, garantiscono l’esistenza e ci permettono di vivere in ambienti sociali sempre più complessi.
Che ne sarebbe di noi senza quel bisogno fisiologico che fa ruggire lo stomaco e ci porta a cercare cibo? È chiaro che moriremmo. Ma succederebbe lo stesso se fossimo privi della nostra curiosità innata, la stessa che ci p0rta a domandarci come curare le malattie.
Perché curiosità e fame condividono alcune aree cerebrali?
La scoperta è recente. Era appena il 2020 quando un’equipe di neuroscienziati dell’Università di Reading (Regno Unito) ha dimostrato che curiosità e fame condividono alcune aree cerebrali.
I sospetti al riguardo esistevano già da prima. Siamo di fronte a due dimensioni che ci motivano in egual misura. Non è forse vero che la fame ci può spingere verso situazioni estreme pur di procurarci alimento?
Dal canto suo, la curiosità ha portato l’uomo ad attraversare frontiere inimmaginabili per accumulare conoscenza, scoprire nuovi scenari e diventare l’essere più avanzato del pianeta.
Casualità? Forse no. È possibile che ai più profondi livelli di ingegneria cerebrale, fame e curiosità partano dagli stessi meccanismi per ottenere un medesimo fine: la sopravvivenza. La curiosità, in fondo, ci spinge a muoverci, ad agire, ad uscire dalla zona di comfort per scoprire cosa c’è dall’altra parte.
In passato la curiosità ha reso l’uomo esploratore, alla ricerca di posti nuovi con migliori risorse per vivere e prosperare. Basti pensare alle migrazioni preistoriche dell’uomo e al loro significato per l’umanità.
Con la loro scoperta, Johnny King Lu e il suo team non hanno fatto altro che confermare qualcosa che già si intuiva…
Il nucleus accumbens, centro di fame e curiosità
Anche se fame e curiosità condividono delle regioni cerebrali, la seconda dimensione è un po’ più complessa. La sensazione di fame è un istinto potente che si attiva quando il cervello percepisce dei cambi nei livelli di ormoni e nutrienti nel sangue.
L’equipe di scienziati dell’Università di Reading, responsabili dello studio, ha individuato un fenomeno interessante grazie alla risonanza magnetica. Quando si “accende” la curiosità, proprio come quando lo stomaco vuoto ci avvisa che abbiamo fame, si attiva la stessa area cerebrale: il nucleus accumbens. Anche il nucleo caudato bilaterale e l’area tegmentale ventrale registrano una maggiore attività.
Ma di cosa si occupano esattamente queste aree del cervello? Sono quelle incaricate di orchestrare i comportamenti orientati all’ottenimento di ricompensa: in altre parole, ci spingono a realizzare azioni che comportino qualcosa di gratificante.
Nel caso della fame, la ricompensa è data dagli alimenti (nutrienti), il piacere di un buon pasto e la sopravvivenza. Per quanto riguarda la curiosità, otteniamo in cambio conoscenza, scoperte e nuovi mezzi per soddisfare il nostro benessere in infiniti modi.
Ci motivano allo stesso modo
La curiosità e il desiderio di raccogliere informazioni sono fenomeni psicologici che nella storia hanno attratto l’interesse di scienziati e psicologi importanti, come William James, Ivan Pavlov, Frederic Skinner, etc.
Curiosità e fame condividono le stesse aree del cervello perché sono relazionate con la motivazione. Se la curiosità ci sembra segnale di intelligenza e ragione, la fame è un istinto più basico e primario, ma entrambe sono essenziali e determinanti.
La perdita di curiosità, di fatto, si associa alla depressione, mentre la mancanza di appetito alla malattia. Senza queste non siamo nulla e, come disse William James, “il desiderio di comprendere quello che non sappiamo ci mantiene vivi, perché la curiosità è anch’essa una forma indispensabile di alimento”.
Ravviviamo quindi i nostri impulsi, nutriamoli ogni giorno per mantenerli in vita nel corpo e nella mente, nella salute e con la voglia di progredire, di superare qualsiasi limite o sfida. La curiosità, come la fame, è un istinto indispensabile per la maggior parte degli esseri viventi.
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
- Hunger for Knowledge: How the Irresistible Lure of Curiosity is Generated in the Brain
- Kidd, Celeste (2015) The psychology and neuroscience of curiosity, Neuron. 2015 Nov 4; 88(3): 449–460.
doi: 10.1016/j.neuron.2015.09.01