Declino cognitivo nell'anziano: invecchiamento naturale o patologico?
L’aspettativa di vita è sempre più alta nelle società occidentali e ciò aumenta la prevalenza di alcune malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer o altre demenze. Queste patologie non solo causano sofferenza personale e familiare, ma richiedono anche trattamenti costosi. Alla luce di ciò, si è intensificata la ricerca sul declino cognitivo nell’anziano al fine di garantire una diagnosi precoce ed efficace che consenta di distinguere tra l’invecchiamento naturale e patologico.
Con l’età, il cervello e il sistema nervoso subiscono diversi cambiamenti. Per lo stesso motivo, non è realistico aspettarsi che alcune facoltà rimangano intatte con il passare degli anni.
Allo stesso modo, però, non è vero che qualsiasi difficoltà di memoria o di una qualsiasi funzione cognitiva sia segno di demenza.
Una corretta diagnosi, pertanto, risulta fondamentale per individuare le condizioni di salute della persona e valutare gli interventi più appropriati.
Qual è il corso del naturale invecchiamento?
Dopo aver raggiunto una certa età, inevitabilmente alcune facoltà cognitive iniziano a subire un naturale declino. Tuttavia, ciò dipende in gran parte da fattori individuali, come l’età, il livello di istruzione o il contesto socio-culturale.
In ogni caso si manifestano segnali che non interferiscono in modo significativo con la vita quotidiana. In questo senso, l’esperienza compensa gran parte dell’agilità mentale perduta.
Tale perdita avviene in modo progressivo e graduale e la persona è consapevole dello stato delle proprie facoltà cognitive:
- Minore velocità di elaborazione delle informazioni.
- Diminuzione della capacità di codifica, archiviazione e recupero delle nuove informazioni.
- Riduzione del bagaglio lessicale.
- Lievi difficoltà di memoria, in particolare nel ricordare informazioni specifiche, come nomi o numeri di telefono.
- Un certo calo delle abilità visuo-spaziali.
Declino cognitivo nell’anziano
La persona che mostra i segni del naturale invecchiamento non è condannata a sviluppare la demenza. Si tratta di due diversi modi di invecchiare piuttosto che di un continuum.
Prima della comparsa della demenza, può verificarsi il decadimento cognitivo lieve (MCI), una condizione clinica (che non si verifica nel naturale invecchiamento) che non soddisfa i criteri per la diagnosi di demenza.
Questo tipo di declino cognitivo nell’anziano è anomalo, ma è tuttavia possibile per la persona mantenere la propria autonomia. Le aree cognitive interessate possono variare a seconda del sottotipo, sebbene la memoria sia la facoltà maggiormente compromessa, insieme al linguaggio, le funzioni esecutive o le abilità visuo-spaziali.
L’aspetto più rilevante del decadimento cognitivo lieve è la sua progressione, che se rapido può sfociare in demenza. Tuttavia, è anche possibile frenarla e recuperare le facoltà perse.
Quali fattori influenzano il declino cognitivo nell’anziano?
I confini tra “naturale invecchiamento” e “decadimento cognitivo lieve” non sono sempre netti. Molte persone possono allarmarsi nel notare segni del tutto normali, al contrario altre ignorano sintomi non indifferenti.
Alla luce di ciò, la valutazione neuropsicologica è fondamentale per determinare sia lo stato sia le strategie più appropriate da attuare.
Tuttavia, diversi fattori influenzano il decorso verso la demenza. Tra questi, il più importante è l’età, infatti il rischio aumenta con il passare del tempo. Ma è stata trovata una relazione anche con altri fattori:
- Il numero di aree cognitive interessate.
- Mancanza di consapevolezza del problema.
- La presenza di disturbi psicologici, sintomi emotivi e problemi comportamentali.
- Problemi di memoria episodica e semantica.
Il trattamento neuropsicologico e la stimolazione cognitiva possono aiutare a preservare le facoltà cognitive, rallentarne il declino o ridurre il rischio di progressione verso la demenza.
Alla luce di quanto detto, è importante rivolgersi a un professionista nel caso in cui si noti un possibile declino cognitivo nell’anziano.
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