Dipendenze comportamentali: cosa sono?

Anche se non dipendono dall'uso di sostanze, le dipendenze comportamentali possono essere altrettanto pericolose. Nell'articolo di oggi vi parleremo delle forme più comuni.
Dipendenze comportamentali: cosa sono?
Isabel Monzonís Hinarejos

Scritto e verificato la psicologa Isabel Monzonís Hinarejos.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Le dipendenze comportamentali sono quelle in cui non interviene una sostanza o una droga. Le persone che ne soffrono osservano un deterioramento della qualità della vita in tutti gli ambiti, in particolar modo in quello familiare, economico e lavorativo. Anche se esistono diversi gradi e sfumature, queste dipendenze assomigliano moltissimo, nelle caratteristiche e nelle conseguenze, alla tossicodipendenza.

Secondo uno studio pubblicato dal ricercatore José Sola Gutiérrez nel 2014, i criteri comuni a entrambi i tipi di dipendenza sono i seguenti:

  • Capacità di cadere in una relazione di dipendenza con alcuni comportamenti, dai quali si ottiene un rinforzo positivo.
  • Eccessiva preoccupazione per il consumo o per un comportamento che provoca rinforzo positivo.
  • Tolleranza o livello di sazietà temporanea.
  • Perdita di controllo, dove la frequenza della condotta aumenta, diventando sempre più automatica.
  • Difficoltà a controllare o evitare il comportamento in questione, anche se esistono importanti conseguenze negative.

Le persone con dipendenze comportamentali entrano in un circolo vizioso di «consumo/comportamento – astinenza – craving» in cui la droga, in questo caso il comportamento che crea dipendenza, diventa l’asse centrale della propria vita. In pratica, qualsiasi altra condotta è volta alla soddisfazione dell’impulso ad agire secondo il desiderio.

Donna con la testa appoggiata sul muro

Differenze fra dipendenze da sostanze e dipendenze comportamentali

Come abbiamo già accennato, queste due forme di dipendenza condividono molti aspetti. Sia la dipendenza chimica sia quella comportamentale provocano sindromi di astinenza e tolleranza. Tuttavia, quando si inizia un trattamento, bisogna prendere in considerazione le differenze principali.

La prima differenza consiste nella sindrome d’astinenza. Nella tossicodipendenza, la natura fisiologica della sostanza fa sì che, una volta ingerita, l’astinenza scompaia rapidamente. Questo non accade necessariamente nelle dipendenze comportamentali. Ovvero, l’astinenza può persistere anche quando si realizza il comportamento di dipendenza.

La seconda differenza riguarda l’interazione e la compresenza di dipendenza da varie sostanze o comportamenti. Nella tossicodipendenza, è molto comune la politossicodipendenza, ovvero il consumo di varie droghe. Nelle dipendenze comportamentali, invece, non è altrettanto comune dipendere da più fattori (ad esempio, una dipendenza dal gioco o dal lavoro).

Le dipendenze comportamentali più comuni

1. Ludopatia, o dipendenza dal gioco d’azzardo

Conosciuto anche come ludopatia, si definisce come il comportamento di gioco disadattativo, persistente e ricorrente. La persona che ne soffre inizia a giocare gradualmente e, a poco a poco, le quantità investite e la frequenza aumentano d’intensità. Fra le cospicue perdite economiche e la dipendenza dal gioco, la persona si indebita e accumula problemi economici, lavorativi, familiari e persino legali. In genere, sono gli stessi familiari o le persone più vicine che obbligano la persona a sottoporsi a un trattamento.

Bisogna sottolineare che le nuove tecnologie hanno facilitato l’accesso e il mantenimento di questo tipo di dipendenza dal gioco. Le sale da gioco in linea e le scommesse online hanno contribuito ad aumentare vertiginosamente il numero di casi e la difficoltà del trattamento.

2. Shopping compulsivo

Chiamata anche shopaholism, questa dipendenza è caratterizzata dall’acquisto compulsivo e impulsivo senza motivo o necessità. In genere, non si tratta di prodotti cari, ma di piccoli acquisti ripetuti, che alla fine pesano in modo sostanziale sull’economia della persona.

È una patologia comune nei paesi industrializzati e peggiora con l’uso della carta di credito, per la mancata percezione dei soldi che si stanno spendendo.

3. Dipendenza dal lavoro

In genere, questa dipendenza viene misurata con la quantità di ore che la persona dedica al lavoro, senza che esista una reale necessità economica o di altro tipo. Anche in questo caso, si usa la parola inglese workaholism. La priorità numero uno di queste persone è il lavoro, che viene anteposto al resto degli ambiti della loro vita. Addirittura, possono arrivare a mettere in pericolo la propria salute.

La persona che soffre di questa sindrome non prende mai ferie né giorni liberi e, quando non è al lavoro, presenta i tipici sintomi dell’astinenza. Come nel caso precedente, anche questa forma di dipendenza è tipica dei paesi industrializzati.

4. Ipersessualità o dipendenza dal sesso

Questa dipendenza è più controversa, perché bisogna stabilire una separazione fra dipendenza e comportamento. Si parla di dipendenza dal sesso quando compaiono le caratteristiche che abbiamo menzionato nell’introduzione dell’articolo.

Questo disturbo provoca una profonda frustrazione nella persona che ne soffre, perché realizzare la condotta patologica, in questo caso l’atto sessuale, non dona sollievo (craving), anzi induce a ripeterlo.

5. Dipendenze comportamentali dagli schermi: videogiochi, televisione, reti sociali, ecc.

Appartengono tutte alle cosiddette “nuove dipendenze” e sono patologie che hanno un’incidenza maggiore nei giovani e nei minorenni. Si è discusso a lungo sulla possibilità di includere questi disturbi nelle dipendenze comportamentali, ma si è ormai raggiunto un consenso nella comunità medica nel considerarle vere e proprie dipendenze. La dipendenza da schermo include l’abuso di:

  • Videogiochi.
  • Televisione.
  • Reti sociali.
  • Internet.
  • Computer.
  • Smartphone.
Ragazzo a letto con cellulare e computer

Il ruolo dell’industria del consumo nelle dipendenze

Questi disturbi comportamentali hanno impiegato molto tempo ad acquisire lo status di vere e proprie dipendenze. Ancora oggi, esistono alcune controversie su quali di questi disturbi rientrano a pieno titolo nella definizione di dipendenza. i

Tale questione genera una specie di «vuoto morale» nella società, che sembra non essere consapevole dell’entità del problema costituito dalle dipendenze senza sostanze, che causano altrettanta sofferenza.

Innanzitutto, questi comportamenti fanno parte della vita quotidiana e sono socialmente accettati: andare a fare shopping, scommettere in un bar, aprire Instagram, accendere la televisione… Bisogna considerare, tuttavia, il ruolo dell’industria del consumo. Attraverso le incessanti campagne pubblicitarie, questa industria incita l’individuo a cadere in azioni ripetitive che, anche se nocive, proprio per la loro accettazione sociale, rendono ancora più difficile il loro trattamento.

Per legge, le pubblicità dell’alcol e del tabacco devono avvertire degli effetti negativi che produce il loro consumo. Anche i farmaci e alcuni alimenti processati sono accompagnati da consigli per un consumo corretto.

Forse, una prima misura, potrebbe essere proprio quella di dichiarare la pericolosità di alcune attività per evitare la comparsa di alcune di queste dipendenze comportamentali.


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  • Brezing, C., Derevensky, J. L. y Potenza, M. N. (2010). Non-substance-addictive behaviors in youth: pathological gambling and problematic internet use. Child and Adolescent Psychiatric Clinics of North America, 19, 625-641.
  • Carbonell, X. (2014). La adicción a los videojuegos en el DSM-5. Adicciones, 26, 91-95.

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