Disconnessione morale e auto-perdono

Perdonare se stessi è di fondamentale importanza se ci si è comportati male e si desidera ritrovare la pace interiore. Per andare avanti, non c'è altro modo che assumersi le responsabilità degli atti commessi e riparare, per quanto possibile, al danno causato agli altri.
Disconnessione morale e auto-perdono
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 marzo, 2023

Perdonare se stessi può essere un processo complesso. È molto importante sia per la vita personale di ognuno di noi che sia le nostre interazioni sociali. Questo vale soprattutto nelle situazioni fortemente conflittuali, per esempio una guerra. A volte, però, l’auto-perdono è reso difficile a causa di un meccanismo noto come disconnessione morale.

Non perdonare se stessi porta a un blocco della vita emotiva e delle proprie potenzialità. Come anticipato, il perdono è possibile grazie a un meccanismo noto come disconnessione morale.

La disconnessione morale opera come una sorta di velo per la nostra coscienza: la persona vede come lecito ciò che prima si negava. Si tratta di una forma di autoinganno che da un lato apre le porte alle atrocità, in misura maggiora o minore, e dall’altro impedisce l’auto-perdono.

“Il perdono dice tanto sul carattere della persona che lo concede quanto sulla persona che lo riceve.”

-Justin Cronin-

Ragazza con lo sguardo perso assorta nei suoi pensieri.

La disconnessione morale

Non si nasce con una morale e un’etica predefinite. Questi concetti si costruiscono e si sviluppano a seconda della società in cui si vive e della cultura che la caratterizza. Si acquisiscono così i principi e le linee guida che ci consentono di reagire alle situazioni prendendo come esempio alcuni valori derivanti dall’esperienza. La funzione di questi valori è di preservare il benessere individuale e collettivo.

Nonostante ciò, né la scala dei valori né i principi sono permanenti. In determinate circostanze, infatti, vengono sospesi e messi da parte. Durante una guerra, per esempio, togliere la vita a un altro essere umano è permesso sebbene non lo sia in periodi di pace.

Questa fase di sospensione dei principi e dei valori riconosciuti lascia spazio alla disconnessione morale. Torniamo all’esempio della guerra. Durante un conflitto bellico uccidere o ingannare il nemico non è un comportamento riprovevole, perché in queste circostanze tali azioni non sono associate alla morale o all’etica precedenti al conflitto.

I meccanismi della disconnessione morale

Gli studi condotti al riguardo indicano che la disconnessione morale si verifica in quattro modi. A tutti capita di cambiare prospettiva e giustificare comportamenti che altrimenti non sarebbero tollerati. I quattro meccanismi di disconnessione morale sono:

  • Distribuzione delle responsabilità. Si verifica quando si compie un atto moralmente riprovevole con il supporto del gruppo. Poiché tutti i membri del gruppo agiscono allo stesso modo, in qualche modo la responsabilità individuale diminuisce.
  • Trasferimento delle responsabilità. Si verifica quando si attribuisce la responsabilità delle proprie azioni a qualcun altro. Per esempio, quando si ubbidisce a un ordine, quando si esegue quanto richiesto di fare da un’altra persona o per evitare una punizione.
  • Minimizzazione delle conseguenze. Si verifica quando si minimizza il danno arrecato a un’altra persona con lo scopo di rendere lecito un comportamento che non lo è.
  • Degradazione della vittima. Si riferisce a quei casi in cui il danno è giustificato dalla presunta mancanza di dignità della persona nei confronti della quale si esercita un’azione immorale.

L’auto-perdono

Qual è la relazione tra disconnessione morale e auto-perdono? In linea di principio, è impossibile perdonarsi qualcosa che non si riconosce come errore morale. Per perdonare se stessi, devono prima smettere di operare quei meccanismi di giustificazione o minimizzazione caratteristici della disconnessione morale. Se così non fosse, l’auto-perdono è impossibile.

A un certo punto, l’aggressore deve tornare su quel terreno morale in cui predominano ragione e giustizia. È quanto accade dopo una guerra. Quando ciò avviene, si avverte una sorta di vuoto interiore.

Un vuoto che può essere colmato in diversi modi. Per esempio, negando i fatti, nascondendo di avervi partecipato o adottando una posizione cinica. Può succedere anche che il rimorso si impossessi della persona e che per questo si punisca.

Ragazza pensierosa.

Perdonare se stessi per andare avanti

Ci sono situazioni in cui la disconnessione morale non può funzionare. In questi casi, la cosa migliore da fare è creare le condizioni per l’auto-perdono, seguite da un ragionevole atto di riparazione del danno.

Se ciò non accade, la persona diventa un impostore o è paralizzata dal senso di colpa. In entrambi i casi, la situazione non si risolve, anzi si distorce la realtà al punto da ritrovarsi davanti a un bivio emotivamente molto significativo.

L’auto-perdono inizia quando si ammettono le proprie responsabilità e i propri errori senza avanzare scuse. In un secondo momento, per quanto possibile, bisogna riparare materialmente o simbolicamente il danno arrecati. Chiedere perdono alla persona interessata è essenziale per guarire; solo in questo modo possiamo fare pace con il passato e andare avanti.


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  • Prieto-Ursúa, M., & Echegoyen, I. (2015). ¿Perdón a uno mismo, autoaceptación o restauración intrapersonal? Cuestiones abiertas en Psicología del perdón. Papeles del psicólogo, 36(3), 230-237.


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