Disperazione nella depressione, quando tutto perde significato
La disperazione nella depressione traccia una realtà spossante. È il vuoto assoluto in cui si perde la voglia di vivere, è impotenza e convinzione che nulla di ciò che facciamo possa migliorare la nostra situazione.
È quel velo grigio che ci spegne gradualmente per lasciare posto ad un quadro di sintomi caratterizzati da fatica, mancanza di autostima e, in alcuni casi, persino ideazione suicidaria.
Soren Kierkegaard, filosofo danese del XIX secolo e padre dell’esistenzialismo, sosteneva che la depressione diventa maledizione quando si unisce alla disperazione e alla perdita della speranza. Lui stesso la definì come disturbo spirituale, in cui l’essere umano smette di attribuire un senso agli eventi.
Niente potrebbe annichilire di più che vivere in quel nulla dove si perde anche la capacità di amare e apprezzare l’essere nel senso più profondo. Quando la depressione va di pari passo con la disperazione, tutto il resto crolla e svanisce sotto i nostri piedi.
Per quanto possa sorprendere, questa idea di Kierkegaard si adatta molto bene alla concezione cognitivista difesa dallo psicologo Aaron Beck degli anni ’60.
Per quest’ultimo esisteva un tipo di depressione in cui l’attribuzione interna è talmente negativa da far precipitare l’essere umano in un quadro clinico di profonda sofferenza. Approfondiamo.
“La fede è la passione per il possibile e la speranza è la compagna inseparabile della fede.”
-Soren Kierkegaard-
La disperazione nella depressione, il vuoto che intrappola
Nella letteratura psicopatologica, il concetto di “disperazione” è sempre stato, in qualche modo, trascurato. Lo studio condotto da Mark Bürgy, presso l’Università di Heidelberg, in Germania, evidenzia che l’esperienza soggettiva di questa dimensione è presente dietro realtà tanto gravi come il suicidio.
Per questo motivo, e da un punto di vista fenomenologico, la disperazione nella depressione è una dimensione a cui dovrebbe essere data molta più rilevanza.
D’altra parte, un aspetto di questo problema che non possiamo ignorare è che la perdita della speranza si nasconde dietro la depressione maggiore. Tenendo questo a mente, potremmo chiederci quali siano i sintomi di questa condizione. Qual è l’anatomia della disperazione nella depressione?
Sintomi
- Anedonia, incapacità di godere delle cose verso cui prima sentivamo interesse o piacere.
- Affaticamento.
- Disturbi del sonno (poco sonno o ipersonnia).
- Disordini alimentari (alcune persone perdono l’appetito e altre, al contrario mangiano in modo eccessivo).
- Perdita di energia, incapacità di svolgere quasi tutte le attività.
- Difficoltà di concentrazione.
- Senso di impotenza (sensazione che per quanto ci sforziamo niente migliorerà).
- La vita cessa di avere un significato chiaro, svaniscono gli scopi, le speranze o la connessione con chi ci circonda.
- Pensieri suicidi.
Come trattare la disperazione nella depressione?
Una proposta teorica molto interessante formulata da Abramson, Metalsky e Alloi (1997) affronta proprio la questione della depressione dovuta alla disperazione. Secondo tale approccio, questa condizione psicologica parte sempre da una vulnerabilità di natura cognitiva.
In altre parole, il soggetto crea uno stile di pensiero in cui tende ad anticipare eventi negativi, in cui la sua attribuzione interna si limita a distruggere l’autostima; e in cui ogni processo mentale finisce per invalidare, sprofondandolo in uno stato di completa impotenza. Ecco alcune strategie che possono rivelarsi utili nel trattamento della disperazione nella depressione.
La depressione a strati
Come ben sappiamo, esistono diversi tipi di depressione. Possiamo immaginarli composti da strati, panni che soffocano valori, punti di forza e prospettive.
Uno degli strati più spessi ed esterni è appunto quello della disperazione e della perdita della speranza, entrambe capaci di generare le risposte emotive e comportamentali che danno forma alla depressione. Dobbiamo sollevarli, togliere loro potere.
La disperazione nella depressione ha un impatto del genere perché si autoalimenta in modo costante. Trae origine attraverso il seguente ciclo di pensieri ->So di stare male, so di essere depresso e sentirmi così mi rende disperato.
Mi sento triste, non mi piaccio così, ho un atteggiamento passivo, di evitamento e di ibernazione. Prendere atto di questo atteggiamento spegne ancora di più le mie speranze perché mi sento inutile e apatico.
Mettere in discussione le proprie convinzioni per separare ogni strato
Come abbiamo visto nell’esempio, ogni approccio mentale alimenta quello successivo creando in questo modo uno strato sull’altro in cui la depressione riesce ad aggrapparsi più facilmente.
In maniera ideale dovremmo coltivare il seguente processo. Se sono consapevole di stare male, evito di rafforzare questa realtà attraverso la passività o la resa.
Ciò che farò sarà mettermi in discussione, cercando di far crollare le mie convinzioni controproducenti, come “mi va tutto male, non valgo niente; invece mi domanderò perché mi sento così, risalirò alla causa e penserò a delle proposte per cambiare questo stato.
La disperazione si nutre della nostra energia, non diamole forza
La disperazione è un buco nero che divora tutto. Inghiotte ogni barlume di luce, ogni particella di speranza, ogni briciola di ottimismo.
Nutrirla sarebbe il nostro peggior errore; tuttavia non sempre riusciamo a smettere di lanciarle i pochi resti di forza e di luce che ancora ci sono rimasti, perché non abbiamo la forza d’animo, perché non abbiamo appoggio o semplicemente perché non sappiamo come fare.
In questi casi, è vitale poter contare su di un aiuto specialistico. Non possiamo farcela da soli, soprattutto quando la disperazione nella depressione ci porta in quell’abisso dove nascono le idee più estreme e pericolose.
Evitiamo di raggiungere questi limiti e reagiamo per tempo, perché la depressione è curabile e quegli schemi mentali dannosi possono essere sostituiti da altri più flessibili, potenti e resilienti. Teniamolo a mente.
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- Abramson, L.Y., Alloy, L.B., Metalsky, G.I., Joiner, T.E. y Sandín, B. (1997). Teoría de la depresión por desesperanza: Aportaciones recientes. Revista de Psicopatología y Psicología Clínica, 2 (3): 211-222.