Disturbi dissociativi e trattamento orientato per fasi

Oggi proveremo a scoprire come possiamo aiutare le persone che hanno ferite molto profonde a causa di un trauma e che soffrono di dissociazione.
Disturbi dissociativi e trattamento orientato per fasi
Gorka Jiménez Pajares

Scritto e verificato lo psicologo Gorka Jiménez Pajares.

Ultimo aggiornamento: 25 marzo, 2023

La nostra memoria è molto vulnerabile ai traumi (amnesia dissociativa). Potreste aver sentito parlare di persone che si sono allontanate da casa senza alcun ricordo di dove volessero andare o da dove provenissero (fuga dissociativa). Questi sono esempi di disturbi dissociativi.

Come il lettore potrà intuire, si tratta di condizioni cliniche il cui intervento è complesso e per questo presenteremo in questo articolo il trattamento orientato per fasi.

Tutti possono dissociarsi. In effetti, dissociarsi è normale perché ci protegge da eventi psicologicamente minacciosi. Vi siete mai sentiti “disconnessi” di fronte a una situazione che ha sopraffatto la vostra capacità di affrontarla? Se la risposta è sì, probabilmente vi siete dissociati.

Il confine che separa queste esperienze “normali” da quelle patologiche si chiama “tempo e contraccolpo”. Quando le esperienze dissociative prevalgono sul tempo e deteriorano la salute della persona, allora potremmo valutare l’esistenza di un quadro clinico noto come “disturbi dissociativi”.

paziente in terapia

Disturbi dissociativi e trattamento orientato alla fase

Immaginate di raccogliere un cristallo e di gettarlo per terra. Ora guardate il vetro rotto in pezzi; con i ricordi qualcosa di simile avviene nella dissociazione. L’impatto di un trauma psicologico può dividere parte della psiche: separare, creare parti diverse, produrre rotture.

Uno degli elementi importanti della metafora è che la mente della persona impedisce alla persona di essere in grado di mettere insieme i pezzi, proteggendo così la sua salute mentale (se riuscissimo a metterli insieme, sentiremmo un profondo dolore dentro).

La ricerca disponibile fino ad oggi sottolinea che i pazienti peggiorano senza trattamento in cui il terapeuta riconosce e lavora con ogni parte dissociata.

Pertanto, il primo passo in qualsiasi intervento deve essere la stabilizzazione dei sintomi del paziente. Una volta ottenuto ciò, si può procedere nel processo di “unione” delle parti che sono state legate al trauma e separate.

1. Trattamento dei disturbi dissociativi: la stabilizzazione del paziente

L’obiettivo di questa prima fase è rafforzare e stabilizzare il paziente. È una fase che si concentra sulla capacità del paziente di regolare le proprie emozioni e le proprie relazioni interpersonali. Fondamentalmente, si tratta di promuovere la cura di sé, la connessione con il corpo e la comprensione dei sintomi.

Ricordiamo il vetro rotto sul pavimento, difficilmente possiamo ricomporlo e ripararlo senza prima raccogliere i pezzi. Prima di usare qualsiasi colla dobbiamo sistemare i pezzi, metterli su una superficie liscia e vedere come si incastrano.

In questa fase è opportuno contenere i ricordi traumatici del paziente per impedirne la riattivazione, perché alla persona mancano ancora gli strumenti che glielo permettano. Il primo passo per riuscirci è creare le condizioni affinché il paziente possa ricordare con certezza.

La persona che si trova in questa fase ha una fobia del proprio vissuto interno e delle parti dissociate, per cui la costruzione della memoria sarà probabilmente un processo progressivo, con quelli che potremmo chiamare punti di lucidità.

“Come regola generale, la parte o le parti della persona che funzionano nella vita di tutti i giorni saranno responsabili, e non il terapeuta, della cura delle parti infantili”.

-Fonseca-

2. Elaborazione del trauma: integrazione di ricordi traumatici

In questa fase l’obiettivo è quello di elaborare le emozioni, i pensieri e le sensazioni corporee associate al trauma. Lo si può fare rivivendo situazioni traumatiche e verbalizzando le intense emozioni provate dal paziente. L’esercizio è più di una liberazione emotiva, perché implica l’elaborazione e l’integrazione dell’esperienza.

“Implica un ricordare, elaborare e guarire.”

-Fonseca-

L’obiettivo è confrontarsi, lavorare e integrare i ricordi traumatici. Questa fase comporta un pericolo: il paziente ha una fobia dei suoi ricordi traumatici e riviverli può portare a ri-traumatizzazione, per questo motivo è essenziale avanzare nell’esplorazione; per questo motivo vengono utilizzati approcci specialistici a tale scopo, come l’EMDR o la psicoterapia sensomotoria.

Paziente che fa EMDR per disturbi dissociativi.
La terapia EMDR è approvata dalla comunità scientifica per il trattamento dei traumi.

3. Integrazione della personalità e riabilitazione

A volte è impossibile superare la prima fase, figuriamoci arrivare all’ultima. L’obiettivo qui è quello di organizzare un’identità che sia il più stabile e unita possibile. In questa fase, è probabile che il paziente abbia una fobia delle implicazioni di condurre una vita quotidiana.

“Nella migliore delle ipotesi, le parti dissociate saranno coerenti.”

-Fonseca-

La terza è una fase di lutto. Lutto per perdite passate, presenti e future. È essenziale che il paziente impari ad assumersi i rischi che comporta condurre una vita normale, e questo può riattivare i ricordi legati al trauma. Se ciò accade, si raccomanda di rivedere con il terapista i compiti che sono stati svolti nelle fasi precedenti.

Si raccomanda di intervenire individualmente con le persone che soffrono di disturbi dissociativi. La terapia può durare anni, può durare anche tutta la vita del paziente. In questi casi, la validazione e la relazione terapeutica diventano particolarmente rilevanti.


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