Disturbo bipolare: vivere sulle montagne russe
Il disturbo bipolare è forse uno dei disturbi che risveglia maggiore curiosità in chi si avvicina con interesse alla psicologia clinica. L’idea che una persona possa muoversi fra due poli tanto diversi ci affascina e, allo stesso tempo, ci spaventa.
Se accogliamo una concezione così popolare del disturbo bipolare, potremmo arrivare a pensare che anche noi potremmo soffrirne e, in realtà, il punto è proprio che nessuno gode di una stabilità emotiva assoluta.
D’altra parte, quante volte avrete sentito dire che le persone affette da disturbo bipolare sono quelle che hanno una doppia personalità? Qual è il vero disturbo di cui soffre una persona caratterizzata da “diverse personalità o volti”? Quali sono le differenze fra il disturbo bipolare e il disturbo borderline di personalità?
Cos’è davvero il disturbo bipolare (BSD)?
Il disturbo bipolare è un disturbo affettivo caratterizzato da cambiamenti dello stato d’animo, con fasi di mania (euforia), ipomania (euforia di minore durata) o miste, che di solito si alternano a episodi depressivi. Secondo i criteri della Classificazione internazionale delle malattie (ICD) e quelli del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) esistono diversi tipi di disturbo bipolare:
- Disturbo bipolare di tipo I, caratterizzato dal verificarsi di almeno un episodio di mania o un episodio misto (mania e ipomania), dove si può assistere prima o dopo a episodi depressivi.
- Disturbo bipolare di tipo II, caratterizzato da sintomi maniacali meno gravi, che vengono denominati fasi ipomaniacali ed episodi depressivi.
- Disturbo ciclotimico, caratterizzato da ipomania alternata ai quadri depressivi subclinici.
Si tratta di un disturbo relativamente frequente, che si presenta a qualsiasi età e in entrambi i sessi, nonostante sembri più frequente fra i 15 e i 25 anni. Quando si presenta intorno ai 60 anni per la prima volta, le ricerche ci dicono che è probabile che il disturbo abbia un’origine organica sulla quale si può intervenire.
Come la grande maggioranza dei disturbi, condiziona il funzionamento dei soggetti e il loro benessere. I tassi di suicidio sono molto alti fra le persone affette dal disturbo bipolare, intorno al 15% dei pazienti, e sono più frequenti nelle fasi depressive o in quelle miste.
Le diverse altezze di queste montagne russe
Il DSM-IV-TR stabilisce dei criteri per i diversi episodi maniacali, ipomaniacali, depressivi e misti. L’ episodio maniacale è un periodo caratterizzato da un certo stato d’animo che dura almeno una settimana, dove persistono tre (o più) dei seguenti sintomi:
- Autostima esagerata.
- Calo del bisogno di dormire.
- Maggiore loquacità.
- Flusso di idee.
- Difficoltà a mantenere l’attenzione.
- Agitazione psicomotoria.
- Eccessivo coinvolgimento in attività piacevoli, con grandi possibilità di produrre conseguenze gravi.
- Questa alterazione è abbastanza grave da poter provocare un deterioramento al lavoro e da un punto di vista sociale, la necessità di essere ricoverati o la comparsa di sintomi psicotici.
L’episodio ipomaniacale è un periodo in cui si prova un certo stato d’animo che si prolunga per almeno quattro giorni e dove persistono tre (o più) dei sintomi indicati nell’episodio maniacale. L’alterazione dello stato d’animo e i cambiamenti nelle attività sono riscontrabili dall’esterno, ma non è considerato sufficientemente grave e non si assiste a sintomi psicotici.
L’ episodio depressivo maggiore presenta i seguenti sintomi per un periodo di due settimane:
- Perdita o aumento importante di peso o appetito.
- Insonnia o ipersonnia.
- Agitazione o stasi psicomotoria.
- Spossatezza.
- Eccessivo senso di inutilità o colpa.
- Calo della concentrazione o della determinazione.
- Ricorrenti pensieri di morte.
- Deve verificarsi obbligatoriamente uno stato d’animo depressivo per la maggior parte del giorno o un’apatia generalizzata.
L’episodio misto rispetta i criteri di un episodio maniacale e di un episodio depressivo maggiore, quasi ogni giorno, per almeno una settimana.
In tutti gli episodi, i sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici prodotti da una sostanza o da una cura. Se questa sintomatologia fosse un effetto di una qualsiasi sostanza somministrata, anche se si rispettano tutti i criteri, non può essere diagnosticato il disturbo bipolare.
Le differenze fra il disturbo bipolare e il disturbo bordeline di personalità (DBP)
Il disturbo borderline di personalità (DBP) fa capo ai disturbi della personalità più gravi. La mancanza di regolazione e di controllo emotivo del DBP deve essere differenziata dagli scompensi che si verificano nel disturbo bipolare. Il DBP è caratterizzato principalmente da:
- Instabilità globale che condiziona lo stato d’animo, l’immagine di sé e la condotta.
- Difficoltà intrinseca e permanente a creare legami stabili, che non caratterizza i pazienti bipolari.
- Impulsività, ira incontrollata, autoaggressività ed eteroaggressività.
- Condotta suicida, minacce, gesti o condotta automutilante.
- Condotte rischiose di solito scatenate da conflitti interpersonali e problemi nei rapporti (paura del rifiuto o dell’abbandono).
- Senso di vuoto e noia.
Il disturbo bipolare non crea personalità diverse
Quando la dissociabilità coinvolge il livello più alto dell’organizzazione della personalità, parliamo di disturbo dissociativo dell‘identità (personalità multipla). Le persone dalla personalità multipla presentano due o più identità diverse (fino a cento), dove almeno due di esse prendono il controllo della condotta in modo ricorrente. Inoltre, si sentono incapaci di ricordare informazioni personali importanti in funzione del momento e della personalità che le domina.
I professionisti che si occupano della sanità mentale affermano che in caso di disturbo bipolare sono necessari altri interventi oltre a quelli farmacologici. La psicoterapia individuale o di gruppo è molto utile in questi casi. Sarebbe conveniente anche ridurre gli interventi farmacologici qualora gli effetti terapeutici degli stessi non siano significativi.
Le etichette diagnostiche aiutano a elaborare un trattamento più personalizzato, ma non dimentichiamo che ogni persona è un mondo a sé, così come la sua condizione di salute. In questo senso, due persone con una diagnosi identica possono avere un vissuto molto diverso riguardo alla malattia che “condividono”.