Disturbo di derealizzazione, vivere in un sogno

Alcune persone non accettano la realtà, non si accontentano del loro ruolo. Chi vive in un eterno sogno è afflitto dal noto disturbo di derealizzazione
Disturbo di derealizzazione, vivere in un sogno
Francisco Pérez

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Pérez.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Il disturbo di derealizzazione rappresenta un particolare episodio di depersonalizzazione in cui si ha l’impressione di vivere in una specie di sfera di cristallo o, per meglio dire, all’interno di un sogno. Vi è mai successo di sentirvi in questo modo?

In tutto il mondo, molte persone sperimentano episodi di derealizzazione. In questi casi affiora una sensazione di irrealtà o di stranezza e una presa di distanza dal proprio Io, in generale o in relazione ad alcuni aspetti.

In parole povere, soffrire del disturbo di derealizzazione è come vivere al di fuori di se stessi, nelle vesti di uno straordinario osservatore esterno. Qui di seguito vi sveliamo caratteristiche e cause di questo particolare sintomo dissociativo.

Disturbo di derealizzazione: la sensazione di vivere in un sogno

Gli episodi di derealizzazione sono caratterizzati da uno spiccato senso di irrealtà o distacco. Ma possono anche apparire come la sensazione di non conoscere il mondo, sia che si tratti di individui, oggetti inanimati o tutto ciò che ci circonda.

La persona può sentirsi come intrappolata all’interno di una spessa nebbia, un sogno o una sfera di cristallo o sentire come se ci fosse un velo o una parete di vetro tra lei e il mondo che la circonda. L’ambiente può essere visto come artificiale, privo di colore o assolutamente privo di vita.

Sapete che è il disturbo di derealizzazione

Gli episodi di derealizzazione sono spesso accompagnati da distorsioni visive soggettive. Queste percezioni distorte possono affiorare sotto forma di vista offuscata, aumento dell’acuità visiva, campo visivo allargato o ridotto, bidimensionalità o planarità, esagerazione della tridimensionalità, così come variazioni nella distanza o nelle dimensioni degli oggetti (macropsia o micropsia, ad esempio).

Possono anche verificarsi distorsioni uditive, come nel caso del silenziamento o amplificazione di voci o suoni. Non bisogna dimenticare che per diagnosticare un disturbo di derealizzazione, è necessaria la presenza di un disagio clinicamente significativo. Potrebbero, infatti, presentarsi anche sintomi più gravi come il deterioramento dei comportamenti sociali, lavorativi o in altri importanti ambiti della vita di tutti i giorni.

È il principio della pazzia?

Le persone con disturbo di derealizzazione possono avere difficoltà a descrivere i loro sintomi. In molti casi, arrivano a pensare di trovarsi al principio di un episodio di “pazzia”. Un’altra esperienza frequente è il timore di poter soffrire danni irreversibili al cervello.

Un sintomo comune è l’alterazione soggettiva del senso del tempo (troppo lentamente o troppo velocemente). Un altro sintomo comune è la difficoltà soggettiva di ricordare con vividità vicende e fatti del passato, con l’incapacità di sapere davvero se tali esperienze sono state realmente vissute o sono state apprese.

Esistono anche dei sintomi deboli a livello corporeo. Per esempio, mal di testa (il più comune), ma anche formicolio agli arti o svenimento non sono affatto rari. Le persone possono soffrire persino di una preoccupazione ossessiva e una profonda ruminazione mentale.

Questa ruminazione mentale fa riferimento al fatto che le persone colpite dal disturbo di derealizzazione ragionano in modo ossessivo su ciò che percepiscono, nel tentativo di decifrare se ciò che vedono e sentono è davvero reale. Ovviamente, questa caratteristica provoca grande disagio, essendo spesso associata allo sviluppo di diversi gradi di ansia e depressione.

È stato osservato che i malati di derealizzazione tendono ad avere un’iporesponsività fisiologica agli stimoli emotivi. I substrati neuronali di interesse sono l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il lobo parietale inferiore e i circuiti della corteccia prefrontale-limbica.

Ragazza affetta da disturbo di derealizzazione

Come si sviluppa e qual è il decorso del disturbo di derealizzazione?

I sintomi del disturbo di derealizzazione si presentano, nella maggior parte dei casi, a partire dai 16 anni. Tuttavia, alcune manifestazioni possono presentarsi all’inizio o alla metà dell’infanzia. Il problema è che solo una piccola parte delle persone colpite è in grado di ricordarle.

Il 20% dei malati ha più di 20 anni, ma solo il 5% ne ha più di 25. È dunque molto raro che il disturbo compaia nella quarta decade della vita. Tenete presente, però, che l’insorgenza del disturbo può essere estremamente repentina o graduale. La durata degli episodi può variare notevolmente, da brevi (parliamo di poche ore o giorni) a prolungati (intere settimane, mesi o persino anni).

Mentre per alcune persone l’intensità dei sintomi può aumentare e diminuire considerevolmente, altri si mantengono su un livello costante di intensità. A ogni modo, le probabilità che tale condizione possa perdurare per più mesi e anni, sono davvero molto scarse.

I fattori interni ed esterni che influenzano l’intensità dei sintomi variano a seconda delle persone, anche se alcuni modelli tipici sono stati documentati grazie a test di riferimento. Le interferenze percettive di cui abbiamo parlato prima possono essere causate dallo stress, dal peggioramento dei sintomi dell’umore o dell’ansia, da nuove circostanze stimolanti o iperstimolanti e da fattori fisici, come la mancanza di sonno.

Il disturbo di derealizzazione può essere estremamente spiacevole per chi ne è colpito. La sensazione principale è quella di vivere in un sogno, lontano dalla realtà. Nei casi più gravi, l’individuo può arrivare a convincersi di essere sul punto di impazzire. La buona notizia, comunque, è che può essere trattato e curato in modo efficace e senza ulteriori disagi per il paziente.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.