Eduardo Galeano, biografia di un libertario

L'opera di Eduardo Galeano racchiude una magia speciale. Storia, ma anche cronaca e poesia. Difendeva il diritto di pensare e sentire al contempo, rifiutando qualsiasi pretesa di oggettività. 
Eduardo Galeano, biografia di un libertario
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 marzo, 2023

Il nome di Eduardo Galeano è sinonimo di buona letteratura, di impegno sociale e di valori etici a prova di tutto. Il suo saggio Le vene aperte dell’America Latina è un vero classico che, insieme a Memoria del fuoco, è stato tradotto in più di 20 lingue.

Eduardo Galeano è stato uno scrittore difficile da classificare. Molte volte nei suoi testi ha unito la realtà con la finzione. Il sentimento con il pensiero. Gli si attribuisce, di fatto, la coniazione del termine “linguaggio sentipensante” per riferirsi a questa particolare combinazione di oggettività e soggettività.

“Siamo in piena cultura del contenitore. Il contratto di matrimonio conta più dell’amore, il funerale più del morto, gli abiti più del corpo e la messa più di Dio.”

-Eduardo Galeano-

Uno degli aspetti più interessanti della vita di Galeano è che fu un intellettuale autodidatta. Non ottenne un titolo professionale formale, anche se ricevette diverse lauree honoris causa. Forse per questo, la sua opera ha una forza speciale: quella di chi prende nota della realtà con i sensi e la lettura, e non attraverso un docente.

Eduardo Galeano primo piano

Uno scrittore di Montevideo

Eduardo Galeano nacque a Montevideo, Uruguay, il 3 settembre 1940. Il suo vero nome era Eduardo Germán María Hughes Galeano, ma prese il cognome della madre per firmare le sue creazioni letterarie. La sua famiglia disponeva di buone risorse economiche ed era profondamente cattolica.

Durante la sua infanzia, Galeano sognava di essere santo o calciatore, quello che sarebbe successo prima. Tuttavia, a 14 anni fece un disegno che portò al settimanale El sol, che finì per acquistarlo. Divenne così caricaturista per il giornale, che era di appartenenza del Partito Socialista.

A 19 anni ebbe una crisi esistenziale e tentò il suicidio. Non spiegò mai il perché. Sappiamo, però, che dopo che uscì da uno stato di coma, la sua vita cambiò radicalmente. Fu allora che iniziò a farsi chiamare Eduardo Galeano e poi a scrivere per il settimanale Marcha, la sua vera scuola come scrittore.

Eduardo Galeano in esilio

Nel 1973 venne insediata una delle dittature più feroci della storia dell’Uruguay. La stessa che arrestò Galeano e lo mandò in esilio in Argentina. Lì, e appena trentaduenne, pubblicò la sua opera maestra Le vene aperte dell’America Latina. Desiderava che fosse un libro di economia politica, ma finì per essere un appassionante libro di storia, che divenne un’icona della letteratura latinoamericana.

In quel periodo si era già sposato due volte e aveva tre figli. In Argentina fu cofondatore di Revista Crisis. La dittatura, tuttavia, si impose anche in questo paese nel 1976 e Galeano capì presto di doversene andare. Prima, però, conobbe Helena Villagra in un barbecue, colei che sarebbe diventata la sua compagna per i successivi quaranta anni di vita.

Le sue opere vennero vietate in Uruguay, Argentina e Cile, dai tre dittatori di turno. Poco tempo dopo, andò in esilio in Spagna e lì scrisse la sua famosa trilogia Memoria del fuoco. Si ispirò a un poema greco e lo elaborò a parti, alcune le scrisse persino su dei tovaglioli di carta.

Eduardo Galeano profilo

Il ritorno e la fine

Galeano poté fare rientro in Uruguay solo agli inizi del 1985, quando cadde la dittatura nel suo paese. Fedele alle sue tradizioni, fondò un nuovo settimanale: Brecha, insieme a Mario Benedetti e altri intellettuali.

Divenne anche cliente assiduo del bar El brasilero, uno dei tanti locali di poeti a Montevideo. Lì si sedeva vicino alla finestra. Oggi in questo bar è possibile bere il “Caffè Galeano”, in omaggio allo scrittore.

Eduardo Galeano frequentò nuovamente gruppi politici e intellettuali di sinistra. Nel 2004 partecipò al primo trionfo di questo settore nel suo paese, guidato per la prima volta da Tabaré Vásquez. Poi festeggiò l’ascesa al potere di Pepe Mujica. Fece parte anche di un comitato consultivo del canale Telesur del Venezuela e iniziò a scrivere a cadenza settimanale per il giornale La Jornada, del Messico.

Nel 2007 i medici scoprirono che lo scrittore aveva un tumore al polmone. Da allora, la malattia divenne sempre più invalidante e Galeano iniziò a presentarsi sempre meno in pubblico.

Diffidava dalle nuove tecnologie, motivo per cui scrisse a mano fino alla fine dei suoi giorni. Diffidava anche dall’estrema razionalità e da qualsiasi forma di autoritarismo, fosse esso di destra o di sinistra. Morì all’età di 74 anni, il 13 aprile 2015.


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  • Chacón Ramírez, C. A., & Botero Herrera, D. A. (2016). Entre el miedo y el derecho al delirio: un decir desde los ninguneados de Eduardo Galeano. Hallazgos, 13(25).

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