Quali effetti hanno gli apparecchi elettronici sul cervello?

Quali effetti hanno gli apparecchi elettronici sul cervello?

Ultimo aggiornamento: 27 giugno, 2017

Gli apparecchi elettronici sono diventati strumenti indispensabili nella vita di tutti i giorni. La tecnologia nel suo insieme comporta innumerevoli benefici, e l’abbiamo integrata nella nostra routine al punto che molti farebbero fatica ad immaginare una vita senza di essa. Ci permette di risparmiare tempo e semplifica moltissime faccende. Consente anche di eludere gli errori e garantisce migliori risultati.

Molte delle tecnologie sono relativamente recenti, e per questo gli effetti che hanno sugli esseri umani sono diventati oggetto di studio soltanto da poco. Sebbene esistano già conclusioni al riguardo, la verità è che ancora non è stato stabilito con precisione il modo in cui colpiscono la nostra salute, né se davvero questi strumenti portino a cambiamenti significativi nel nostro cervello. 

 “La vita non è tecnologia né è scienza. La vita è un’arte, meglio ancora, è una sensazione, un lampo d’intuizione; devi sentirla: è come mantenersi in equilibrio su una fune”.

-Osho-

Quel che è certo è che le conseguenze possono essere molto serie. Gli esperti, infatti, raccomandano di evitare la sovraesposizione agli apparati elettronici. Questo significa non tenerli a lungo troppo vicino, così come disconnettersi periodicamente da qualsiasi dispositivo. È anche bene prestare attenzione a qualsiasi sintomo e problema di salute le cui cause non siano giustificabili in altri modi.

Gli apparecchi e il campo genetico che generano

La presenza di un’inquinamento elettromagnetico è un dato dimostrato. Sia gli apparecchi elettrici che quelli elettronici generano un campo magnetico che, naturalmente, ha degli effetti sul cervello. Prendiamo come esempio due strumenti di uso comune: la televisione e il computer.

Nel 1987 è stato portato a termine un esperimento presso l’Istituto di Medicina Laborale di Lodz (Polonia). Un gruppo di ratti femmine incinte e un gruppo di ratti maschi sono stati messi 4 ore al giorno davanti ad un televisore, a 30 cm di distanza. Gli effetti finali sulle femmine si sono riflessi sui loro cuccioli, nati più leggeri e di dimensioni minori rispetto al normale. Nei maschi si è verificata la riduzione dei testicoli. In entrambi i casi, inoltre, è diminuita la quantità di iodio nella corteccia cerebrale e nell’ipotalamo.

Anche rispetto ai computer sono stati realizzati diversi studi. Uno di questi ha portato alla conclusione che le donne incinte che lavorano al computer sono più inclini ad avere un aborto. In generale, chi lavora al computer presenta con più frequenza i seguenti sintomi: secchezza delle mucose, arrossamento della pelle, secchezza degli occhi, brufoli e pori dilatati sul volto, occhi infiammati, senso di affaticamento, emicrania e stress.

Tutto questo si deve al fatto che i computer generano un campo magnetico con ioni positivi; inoltre, lo schermo riduce la frequenza con la quale battiamo le palpebre. Gli ioni vengono trasmessi attraverso l’aria, e l’usuario inevitabilmente li riceve. Gli apparecchi possono portare una persona a soffrire anche di vertigini, senso di nausea, ecc. La soluzione è posizionarsi ad almeno un metro di distanza dall’apparecchio. Questo vale sia per i televisori che per i PC. Inoltre, prima di acquistarli, assicuratevi in entrambi i casi di ricevere la certificazione TCO.

Gli apparecchi elettronici e il mondo sociale

L’ambito che è cambiato di più con la tecnologia è forse quello della vita sociale. Il modo in cui interagiamo, ci incontriamo e gestiamo i nostri legami con gli altri è cambiato molto rispetto al passato, e continua a cambiare. Ogni anno spuntano fuori nuove applicazioni o nuove funzioni che modificano del tutto le basi della nostra comunicazione quotidiana.

Uno degli aspetti più rilevanti di queste nuove forme di comunicazione è la loro facile presenza, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Non importa dove siamo o che ora è. Esiste sempre la possibilità di ricevere un messaggio, una chiamata o una mail, a prescindere dalla rilevanza.

Di conseguenza, le regole di gioco del mondo moderno ci esigono di prestare attenzione a moltissimi stimoli contemporaneamente. È facile dover interrompere più volte una faccenda per comunicare con qualcuno e poi ricominciare l’attività. È in questi casi che si genera uno spreco chiamato “costo di cambio”. È il prezzo che paghiamo quando distogliamo l’attenzione da un compito per dedicarci ad altro, e poi torniamo su quello che stavamo facendo.

Allo stesso tempo, il cervello deve stare attento a qualsiasi spia che si illumina, suoneria che suona, vibrazione che si sente o finestra che si apre. Tutti questi segnali sono interpretati inizialmente come minacce o emergenze. Non è che ci intimoriscano, semplicemente risvegliano i nostri sistemi di allerta e dentro di noi suona un piccolo allarme. Se ripetuto di continuo e per diverso tempo, tutto ciò si traduce in una dose aggiuntiva di stress.


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