Esternare le proprie emozioni: i bambini ne hanno bisogno

Esternare le proprie emozioni: i bambini ne hanno bisogno
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

“Non piangere”, “I bambini grandi sono forti” o “Bisogna essere forti” sono espressioni molto comuni utilizzate dagli adulti per alleviare la sofferenza e l’insoddisfazione dei bambini. Nonostante possano funzionare con alcuni bambini  nel breve termine, alla lunga possono portare tanti altri a non esternare le proprie emozioni, provocando gravi conseguenze per il loro sviluppo psicologico e sociale. I bambini hanno bisogno di esternare le proprie emozioni.

Ignorare o negare le emozioni dei bambini è un comportamento pericoloso. Sarebbe meglio evitare questo atteggiamento se vogliamo che la loro salute emotiva e le loro relazioni si sviluppino in modo positivo. Il fatto che sono piccoli non deve portare a pensare che i loro pensieri e le loro emozioni non siano importanti. Anzi, è l’esatto opposto.

In realtà, il loro mondo è tanto importante quanto il nostro, proprio come le loro percezioni e i loro sentimenti, i quali dovremmo sostenere affinché possano conoscersi a poco a poco. Vi invitiamo a scoprire come insegnare ai bambini a comprendere ed esternare le proprie emozioni. 

Il pericolo di reprimere le emozioni dei bambini

La rabbia, la tristezza o la collera nei bambini sono risposte naturali che possono originarsi in diversi modi: dall’incomprensione di ciò che sta succedendo fino alla frustrazione di non aver ottenuto quello che volevano o da un semplice capriccio. In un modo o nell’altro, tutte queste emozioni apportano un messaggio – oltre il malessere – che ha bisogno di essere compreso o liberato.

Se invece di interpretare le lacrime, le urla o il malessere dei nostri bambini come segnali per approfondire quello che gli sta succedendo, ci ostiniamo a rifiutare le loro emozioni o persino a non darvi importanza, aumenteremo il loro disagio. In tal modo rifiuteremo anche la loro identità,  esigendo un comportamento – ideale per noi – basato sulla paura e sulla negazione delle loro emozioni.

Bambina in silenzio con le mani sulle orecchie

Se reprimiamo le emozioni dei nostri figli, questi diventeranno adulti incapaci di gestire il loro linguaggio emotivo, sia con se stessi sia con gli altri, limitando in questo modo il loro benessere. Anche lo sviluppo dell’ intelligenza emotiva sarà ostacolato perché, come afferma Daniel Goleman, la conoscenza di se stessi e dei propri sentimenti ne è la pietra miliare: la base sulla quale si fonda la crescita personale.

Lo sfogo emotivo nei bambini

Non siamo molto soliti  insegnare ai bambini a identificare, esprimere ed esternare le proprie emozioni, soprattutto quelle considerate negative, come la rabbia, la collera o la tristezza. Anzi, pensiamo che se esprimono queste emozioni sono dei maleducati, sgarbati o aggressivi. Tuttavia, se non gli insegniamo a relazionarsi con il proprio mondo emozionale, non arriveranno mai a conoscere se stessi e neanche a gestire le proprie emozioni.

Cosicché, se vogliamo crescere bambini emotivamente intelligenti, e contribuire così a far crescere la propria salute emotiva, dobbiamo permettere loro di esternare le proprie emozioni. Altrimenti, il malessere li invaderà pian piano finché non si presenterà in altri modi, rendendoli  prigionieri delle proprie emozioni.

Esternare un broncio o un sentimento di tristezza allevia, cura e aiuta a comprendersi. Se i bambini impareranno a esternare le proprie emozioni sin da piccoli, diventeranno adulti sani a livello emotivo. Investire nell’educazione emotiva dei più piccoli vuol dire investire nel futuro degli adulti, non dimentichiamolo.

Come aiutare i bambini a esternare le proprie emozioni?

Ci sono molti modi per far indurre i bambini a dire come si sentono e a canalizzare le proprie emozioni negative, dal pianto fino al processo che porta  a identificare i propri sentimenti.

Ciò che conta è essere coscienti del fatto che si tratta di una necessità nei loro confronti, dunque non possiamo rispondere in modo irrequieto, critico, impulsivo o minaccioso. Se non siamo noi a sostenerli in una situazione di malessere, difficilmente potranno prendere loro questa responsabilità, soprattutto durante i primi anni di vita. Cosicché, un bambino ha bisogno di un ambiente tranquillo intorno a sé e non di persone che alimentano la sua rabbia. 

Il nostro comportamento nei confronti dei più piccoli deve essere caratterizzato dall’affetto, dalla comprensione e dall’empatia per aiutarli a capire come si sentono, quali sono le cause che hanno prodotto quei sentimenti e cosa possono fare per esternare le proprie emozioni. In questo modo stimoleremo gradualmente la loro capacità di regolarizzare le proprie emozioni.

Bambina che abbraccia la madre

Quando i bambini sono arrabbiati o quando le emozioni prendono la meglio su di loro, non dobbiamo provare a farli ragionare immediatamente. Possiamo invitarli a esprimere come si sentono per alleviare il malessere, ma di solito aspettare qualche minuto aiuterà a riportare la calma.

Da quel momento il dialogo sarà molto più fluido e potremo incentivarli a esprimere tutto quello che pensano e di cui hanno bisogno per calmarsi. Inoltre, è importante fargli capire che, quando si esprimono, hanno la possibilità di pensare meglio e di agire in modo più opportuno. La regola che bisogna seguire sarà quella di non offendere né ferire agli altri.

La tecnica del semaforo

Una tecnica molto utilizzata affinché i bambini imparino a gestire e a esternare le proprie emozioni è quella del semaforo. L’obiettivo è far associare ai bambini i colori di un semaforo con le proprie emozioni e i loro comportamenti. Possiamo disegnare un semaforo e spiegare loro che:

  • Colore rosso. Questo colore dovrebbe essere associato all’atto di fermarsi. Così, ogni volta che si sentono arrabbiati, diventano nervosi o iniziano a urlare e a disperarsi, dovrebbero ricordarsi che si accende la luce rossa del semaforo, dunque si devono fermare. È come se fossero degli autisti davanti a un semaforo rosso. Il messaggio che dobbiamo trasmettergli è: Ferma! Calmati e pensa.
  • Colore giallo. Questo colore segnala il momento di fermarsi a pensare per capire quale sia il problema e l’emozione provata. Possiamo dirgli che quando il semaforo diventa giallo, i conducenti si fermano, pensano, cercano delle soluzioni e si preparano per partire. In questo caso gli dovremmo dire: Pensa a delle soluzioni e alle loro conseguenze.
  • Colore verde. Questo colore ci indica di proseguire, in altre parole, di scegliere la soluzione migliore e metterla in pratica. Il messaggio che li può aiutare in questi casi potrebbe essere: Vai avanti e metti in pratica la soluzione migliore.

Un’altra tecnica che generalmente funziona perché i bambini esprimano il loro disagio consiste nel chiedere loro  di disegnare la loro rabbia e dire in seguito tutto quello di cui hanno bisogno e, infine, esternare il malessere (un modo simbolico di chiudere la questione, dopo aver sentito il proprio messaggio). Possono anche contare fino a 10, allontanarsi o respirare a fondo. Successivamente, potremo riflettere con loro sulle cause che li hanno portato a sentirsi così, come possono canalizzarle e quali modi ci sono per risolvere quanto successo. Questo processo contribuirà a incrementare la propria coscienza, gestione e responsabilità emotiva.

Bambina con i girasoli

Come abbiamo potuto notare, i bambini possono esprimere ed esternare le proprie emozioni negative, la maggior parte delle volte, però, non sanno come farlo. L’importante è aiutarli a esprimerle anche grazie a un’educazione emotiva e positiva, basata sulla comprensione e sull’affetto.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.