Farmaci antidepressivi: come agiscono?

Cosa sono i farmaci antidepressivi? Come funzionano questi medicinali contro la depressione? Sono davvero efficaci?
Farmaci antidepressivi: come agiscono?

Ultimo aggiornamento: 15 marzo, 2020

I farmaci antidepressivi possono donare sollievo dai sintomi causati da depressione, disturbo d’ansia sociale e disturbi dello spettro autistico. Possono anche aiutare in casi di disturbo affettivo stagionale, distimia (disturbo depressivo persistente) e depressione cronica lieve, così come da altre malattie, come il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo post-traumatico da stress. Ma come agiscono questi farmaci? Quali effetti producono?

Lo scopo dei farmaci antidepressivi è quello di correggere gli squilibri chimici nel cervello, ritenuti responsabili dei cambiamenti d’umore e del comportamento. Brevettati per la prima volta negli anni ’50, hanno acquisito popolarità negli ultimi vent’anni.

Gli antidepressivi funzionano davvero?

Bisogna dire che gli antidepressivi non sortiscono alcun effetto all’inizio della terapia, per cui in molti casi ci vogliono diverse settimane prima che il paziente inizi a notarne i benefici.

Le ricerche suggeriscono che i farmaci antidepressivi possono essere utili a coloro che soffrono di depressione da moderata a grave. Gli studi hanno dimostrato un maggiore effetto positivo sui soggetti depressi rispetto al placebo. In linea di massima, non sono consigliati in caso di depressione lieve, a meno che altre opzioni, come la terapia, non abbiano fallito.

Il Royal College of Psychiatrists stima che tra il 50 e il 65% delle persone in terapia con farmaci antidepressivi noterà dei miglioramenti, contro il 25-30% delle persone che assumono un placebo.

Giovane depressa

Come agiscono gli antidepressivi?

A dirla tutta, gli esperti non sono del tutto certi dell’efficacia di alcuni antidepressivi. La maggior parte dei farmaci antidepressivi agisce aumentando i livelli dei neurotrasmettitori del cervello. In generale, evitano che questi neurotrasmettitori vengano ricanalizzati dallo spazio intersinaptico.

Questo significa che rimangono nelle sinapsi più a lungo, stimolando una maggiore attività e compensando, quindi, un abbassamento dei livelli. In questo modo, permettono una maggiore efficacia dei neurotrasmettitori residui. Di conseguenza, l’attività generale è, per dirlo in parole povere, più “normale”.

Eppure, questo non spiega davvero in che modo gli antidepressivi riescano a donare sollievo dai sintomi della depressione. I neurotrasmettitori sono come le fondamenta su cui costruire qualcosa di più complesso. Equivalgono ai numeri in matematica o alle lettere nel linguaggio. Per questo motivo, aumentare i livelli di neurotrasmettitori in tutto il cervello non significa nulla.

Da un lato, i farmaci contro la depressione aumentano l’attività dei neurotrasmettitori in modo piuttosto tempestivo, ma gli effetti terapeutici impiegano tendenzialmente alcune settimane per essere visibili a livello soggettivo.

In che modo agiscono i diversi farmaci contro la depressione?

Molti ricercatori ritengono che i benefici degli antidepressivi dipendano dall’impatto che hanno su specifici circuiti cerebrali, attraverso la modifica dei livelli di neurotrasmettitori. Ci riferiamo alla serotonina, alla dopamina e alla norepinefrina.

I diversi farmaci antidepressivi sembrano influenzare in diversi modi i livelli di questi neurotrasmettitori. Scopriamo come.

Inibitori della ricaptazione

Alcuni degli antidepressivi più spesso prescritti prendono il nome di inibitori della ricaptazione. La ricaptazione è il processo mediante il quale i neurotrasmettitori vengono riassorbiti naturalmente dalle cellule nervose del cervello, dopo essere stati attivati per inviare messaggi tra le cellule nervose.

Un inibitore della ricaptazione evita che succeda. Invece di riassorbirsi, il neurotrasmettitore resta almeno temporaneamente nello spazio che intercorre tra i nervi, chiamato spazio intersinaptico.

In teoria, questi farmaci mantengono alti i livelli di un determinato neurotrasmettitore, il quale potrebbe migliorare la comunicazione tra le cellule nervose, rafforzando i circuiti cerebrali che regolano lo stato d’animo.

Esistono diversi tipi di inibitori della ricaptazione, sulla base dei diversi neurotrasmettitori su cui agiscono. Tra questi spiccano:

I farmaci antidepressivi

Farmaci antidepressivi: i tetraciclici

I tetraciclici sono un altro gruppo di antidepressivi che sebbene abbiano un impatto sui neurotrasmettitori, non ne evitano la ricaptazione come i precedenti. Sembrano invece impedire che si uniscano a determinati ricettori dei nervi. Proprio perché la norepinefrina e la serotonina non si uniscono ai ricettori, si accumulano tra le cellule nervose. Il risultato è un aumento dei livelli di questi neurotrasmettitori.

Questi farmaci antidepressivi sembrano agire in due modi. Da una parte, prevengono la ricaptazione della serotonina. Dall’altra, impediscono che le particelle di serotonina rilasciate in una sinapsi si uniscano a determinati ricettori indesiderati e che, invece, li reindirizzino verso altri  che possono contribuire a un migliore funzionamento delle cellule nervose nei circuiti neuronali associati all’umore.

Farmaci antidepressivi: triciclici e IMAO

Sono stati i primi farmaci a essere stati somministrati in caso di depressione. Sebbene siano efficaci, possono causare importanti effetti indesiderati, particolarmente gravi in caso di sovraesposizione. Oggigiorno molti medici fanno ricorso a questi farmaci quando quelli innovativi e meglio tollerati non sortiscono alcun effetto.

Eppure i triciclici e gli IMAO (inibitori della monoamino ossidasi) in alcuni casi possono essere molto utili per le persone con depressione resistente al trattamento o in certi casi di depressione (come la depressione che convive con alti livelli di ansia).

Anche gli antidepressivi triciclici prevengono la ricaptazione di neurotrasmettitori, ma lo fanno in modo non selettivo. Questo significa che agiscono sulla serotonina, sulla noradrenalina e, allo stesso tempo, sulla dopamina. Sebbene questi farmaci siano ovviamente efficaci per trattare la depressione, oggi vengono sostituiti da altri più specifici.

Gli inibitori della monoamina ossidasi (IMAO) bloccano gli effetti della monoamina ossidasi, un enzima naturale che decompone la serotonina, l’epinefrina e la dopamina. Il risultato è che i livelli di questi neurotrasmettitori potrebbero aumentare.

L’inconveniente è che gli IMAO inibiscono anche la capacità del corpo di decomporre altri farmaci metabolizzati da questo enzima, il che accresce il rischio di pressione arteriosa alta, così come dei livelli di un amminoacido chiamato tirosina,presente in specifici alimenti, quali carne e formaggi stagionati.

Gli IMAO non vanno associati nemmeno ad altri farmaci che potrebbero aumentare i livelli di serotonina (come alcuni medicinali per l’emicrania o altri antidepressivi), dato che possono provocare un eccessivo aumento di serotonina, conosciuto come sindrome serotoninergica, potenzialmente mortale.

Assumere farmaci

Considerazioni conclusive sui farmaci antidepressivi

Molte convinzioni sugli antidepressivi moderni sono ancora speculazioni. Non sappiamo, in realtà, se bassi livelli di serotonina o di altri neurotrasmettitori siano causa di depressione, o se l’aumento di questi livelli risolva davvero il problema. Forse non conosciamo ancora a sufficienza la chimica del cervello, tanto da capire se è bilanciata o meno.

Probabilmente gli antidepressivi hanno degli effetti sconosciuti e dei benefici che non hanno a che vedere con i livelli dei neurotrasmettitori quanto piuttosto con altri, come la regolazione dei geni della crescita e il funzionamento delle cellule nervose.

Questo potrebbe allarmarci. Eppure, nonostante gli esperti del campo non abbiano delle risposte sul funzionamento degli antidepressivi, sappiamo che possono funzionare. Molti studi hanno dimostrato che gli antidepressivi contribuiscono a un maggiore benessere per molte persone, e questo è davvero importante.


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