Ferdinando Magellano: un viaggiatore epico
Ferdinando Magellano ha proposto e realizzato la prima circumnavigazione del globo terrestre. Per affrontare un tale viaggio, era necessario avere molto coraggio e audacia, soprattutto considerando che non aveva idea di cosa avesse in serbo per lui quell’avventura. La sua fu davvero una grande impresa.
Quest’anno sono stati celebrati i cinquecento anni di questa prima spedizione in giro per il mondo, con a capo Ferdinando Magellano. A guidarlo furono l’intuito e l’olfatto acuto da buon navigatore. Nessuno poteva affermare, allora, che esistesse un passaggio naturale tra l’Atlantico e il Pacifico, nell’America del Sud, ma qualcosa diceva a Magellano che era così.
La Chiesa dice che la Terra è piatta, ma io so che è rotonda, perché ho visto la sua ombra sulla Luna. E ho più fiducia in un’ombra che nella Chiesa.
– Ferdinando Magellano-
Sebbene Ferdinando Magellano non riuscì a completare quel primo giro del mondo, gli mancava davvero poco. L’unica cosa che ostacolò la sua avanzata fu la morte, dopo una vita ricca di audaci avventure e di diversi momenti che sfiorarono l’epicità.
Ferdinando Magellano: le sue origini
Ferdinando Magellano nacque a Porto, in Portogallo, nel 1480. Era figlio di nobili, per cui ricevette un’educazione privilegiata, in cui poté dedicarsi principalmente allo studio della cartografia e delle nautica. All’epoca risiedeva a Lisbona, sebbene divenne un viaggiatore già in giovane età.
A 25 anni fece un viaggio in India. In seguito incontrò colui che sarebbe diventato il suo schiavo a vita: Enrique di Molucca. Molti pensano che fu quest’ultimo a completare davvero il primo viaggio intorno al mondo, visto che tornò vivo in Europa, a differenza di Magellano.
Successivamente, Ferdinando Magellano fece un viaggio in Marocco, dove fu ferito a un piede durante uno scontro. Rientrato in Portogallo, cadde in disgrazia con il re Manuele I. Quella tensione lo condusse in Spagna per tentare la fortuna e, dopo enormi sforzi, riuscì a ottenere dal re Carlo I l’autorizzazione per viaggiare verso le Indie, passando per la rotta dell’Occidente.
Un viaggio epico
Il 10 agosto del 1519, Ferdinando Magellano iniziò la sua avventura. Al comando di cinque navi (Trinidad, San Antonio, Concepción, Victoria e Santiago). Aveva a disposizione un equipaggio di 270 uomini di diversa nazionalità, la maggior parte di origine portoghese e basca.
La spedizione costeggiò il Nord Africa fino alla Sierra Leone. Successivamente imboccò la rotta occidentale e raggiunse le coste dell’attuale Rio de Janeiro. Più avanti, i viaggiatori si trovarono dinnanzi al Río de la Plata, che in un primo momento confusero con il famoso passaggio intuito da Magellano. La delusione fu grande quando si accorsero che non era così.
Infine, si imbatterono nella baia di San Giuliano, in pieno inverno. Decisero di aspettare proprio lì, nell’attesa che il clima migliorasse, visto che l’equipaggio era stremato. I capitani delle varie navi ordirono una cospirazione contro Ferdinando Magellano, ma fu scongiurata e alcuni responsabili vennero cacciati, mentre altri furono abbandonati al loro destino.
Un sogno avverato
Nella primavera del 1520 fu possibile proseguire il viaggio e trovare quel passaggio sognato anni addietro. Proprio lì si trovava la via verso il Mare del Sud, nome con cui all’epoca era conosciuto l’oceano Pacifico.
Attraversare questo immenso mare fu un vero tormento, ma una volta giunti dalla parte opposta, ad attenderli ci sarebbe stato un mare calmo. Per questo motivo venne ribattezzato Oceano Pacifico (nome pervenuto fino ai giorni nostri, sebbene, in realtà, si tratti dell’Oceano più agitato della Terra). Gli storici dell’epoca scrissero che Ferdinando Magellano pianse di gioia dinnanzi a questo spettacolo.
Lo stretto, che oggi porta il nome di Magellano, era stato inizialmente battezzato stretto di Tutti i Santi, proprio dallo stesso navigatore. In seguito, l’equipaggio navigò verso nord, costeggiando il Cile, per poi entrare in mare aperto, addentrandosi verso l’occidente.
L’impresa finale di Ferdinando Magellano
Ancora una volta iniziarono a presentarsi nuove difficoltà: i viveri e l’acqua scarseggiavano. Antonio Pigafetta, cronista della spedizione, descrisse così la situazione:
“Quello che mangiavamo non era più pane, bensì briciole piene di vermi che avevano divorato tutto il contenuto. Inoltre, emanava un insopportabile fetore, perché impregnato di urina di ratti. L’acqua che bevevamo era putrida e puzzolente. Per non morire di fame, ci vedevamo costretti a mangiare dei pezzi di cuoio che ricoprivano l’albero della nave”.
Infine, giunsero alla Isla de los Ladrones, probabilmente Guam. Lì poterono approvvigionarsi con acqua e cibo. Quindi, ripartirono e si imbatterono in un altro arcipelago che battezzarono con il nome di Filippine, in onore di Filippo II, re di Spagna.
Gli indigeni del luogo opposero resistenza alla presenza dei visitatori e intrapresero cruenti battaglie contro di loro. Durante una di esse, Ferdinando Magellano morì nel 1521. A completare l’impresa del giro del mondo furono i sopravvissuti, poiché la battaglia mise fine alla sua vita senza dargli la possibilità di vedere realizzato il suo obiettivo.
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- Toribio-Medina, J. (1913). El Descubrimiento del Océano Pacífico: Vasco Núñez de Balboa, Fernando de Magallanes y sus Compañeros. Tomo II: Documentos Relativos a Núñez de Balboa. Santiago de Chile: Imprenta Universitaria.