Gli accumulatori compulsivi
Mettono da parte persino la carta della caramella che gli è stata regalata quando avevano quattro anni. Ma anche vestiti vecchi e logori che non mettono più, i volantini consegnati per strada, vasi rotti e dischi in vinile che non sanno dove ascoltare. Sembrerebbe che la parola d’ordine dell’accumulatore compulsivo sia attorniarsi di oggetti inutili, per i quali non sviluppa alcun criterio di decisione riguardo a cosa tenere e cosa buttare via.
La questione sarebbe solamente aneddotica se non fosse che tale esercizio incessante volto a tenere tutto può portare a seri problemi di salute e convivenza. È inoltre un chiaro sintomo indicante qualcosa che non funziona bene in una persona.
“In gioventù si deve accumulare; nella vecchiaia, farne uso.”
-Seneca-
Il numero di accumulatori compulsivi presenti nel mondo non è per niente trascurabile. Si stima che almeno il 4% della popolazione presenti sintomi di tale disordine, il che equivale all’incirca a 300 milioni di persone. Perché alcune persone riempiono il proprio ambiente di oggetti insignificanti, al punto da impoverire la qualità della loro vita e porre a rischio la loro salute?
L’origine degli accumulatori compulsivi
In realtà non esiste totale accordo riguardo ai fattori scatenanti l’accumulo compulsivo. Ciò su cui certamente c’è consenso è il fatto che si tratti di un sintomo meritevole di attenzione e, nell’eventualità, di un lungo percorso di psicoterapia.
Per Freud, l’accumulazione eccessiva corrisponde alla manifestazione di un “carattere anale ritentivo”. Questa tipologia di carattere si struttura durante i primi anni di vita, nella fase di controllo degli sfinteri.
Il bambino instaura un certo controllo sui propri genitori, a cominciare dal modo in cui si comporta quando va al bagno. Nella sua mente infantile, le feci sono un regalo che dà o trattiene, a seconda del tipo di vincolo che ha stabilito coi propri genitori.
La ritenzione è una caratteristica che può rimanere fissata nella personalità durante questa fase. In una maniera o nell’altra, esprime un impulso aggressivo contro i propri genitori, che rimane represso ma poi si manifesta attraverso l’accumulazione o l’avarizia.
Altre visioni descrivono l’accumulo compulsivo come un comportamento difensivo dinanzi a minacce immaginarie. L’accumulatore parte dell’idea che non deve gettare un oggetto, perché poi potrebbe mancargli.
Nessuno capisce come a qualcuno possa arrivare a mancare un pezzo di carta strappato e privo di importanza, ma l’accumulatore ritiene che “non si sa mai”. In realtà, sta mascherando un forte senso di insicurezza di fronte ai cambiamenti.
Si tratta anche del caso di chi accumula in risposta a un trauma. Magari è accaduto qualcosa che lo ha spogliato di tutto, permettendo poi che si inserisca il timore che possa succedere di nuovo.
Allo stesso modo, ci sono persone che registrano dei ricordi come una specie di certezza. Questo fa sì che si carichino inconsciamente di una colpa, con la volontà di apportare degli argomenti a proprio favore. In tal caso, l’accumulazione opera come una necessità inconscia di fornire delle prove.
Caratteristiche degli accumulatori compulsivi
Molte volte, l’accumulatore compulsivo è anche un compratore compulsivo. Non può vedere qualcosa in offerta che immediatamente sente di doverla acquistare, semplicemente perché è conveniente. Non importa se gli serve oppure no.
Risulta che, frequentemente, sono anche delle persone solitarie. In parte, la loro ossessione per l’accumulo si deve anche a una certa fantasia di sostituire la compagnia degli altri con degli oggetti.
Quelle persone che trovano difficoltà a disfarsi degli oggetti di cui non hanno bisogno, sperimentano questa privazione come una vera e propria perdita. Arrivano a provare un vero dolore se obbligati a separarsi delle cose che danno forma al loro mondo.
Il dramma dell’accumulo compulsivo
La situazione può raggiungere gravi livelli, come il famoso caso dei fratelli Collyer, accaduto negli Stati Uniti nel 1947. I vicini allertarono la polizia perché da tempo non li vedevano uscire di casa, né dare altro segno di vita. Le autorità non riuscirono a entrare nella casa né per la porta né dalle finestre, a causa dell’enorme quantità di oggetti che ne impedivano l’accesso.
Alla fine, riuscirono ad aprirsi un varco attraverso la terrazza. C’erano un sacco di cose da tutte le parti, al punto che ci vollero sei ore per trovare il primo cadavere. Il secondo fu ritrovato solamente diciotto giorni dopo, nonostante fosse a pochi metri dal primo.
Uno dei fratelli era morto per il crollo di migliaia di libri e riviste, che gli caddero addosso. L’altro invece, cieco e paralitico, morì successivamente di fame e sete, dato che non riuscì ad aprirsi un passaggio per andare a cercare dell’acqua e del cibo.
In casi meno gravi, l’accumulo compulsivo porta a un monumentale disordine all’interno della casa o dell’ufficio. A volte questo facilita la comparsa di piaghe, dato che non può avvenire una corretta igienizzazione.
Non esiste un metodo specifico per trattare il caso degli accumulatori compulsivi, ma di sicuro è chiaro che si tratta di persone che necessitano di un aiuto professionale per arrivare a chiarire cosa ci sia dietro a questo forte desiderio di non separarsi da ciò che è effimero.
Immagini per gentile concessione di Jennybird Alcantara e Shiori Matsumoto