I troll, una forma di aggressione quotidiana

I troll, una forma di aggressione quotidiana
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Per alcune persone internet e i social network sono come il Far West: una piattaforma il cui unico scopo è quello di creare una risposta emotiva provocando, creando antagonismi o, semplicemente, importunando gli altri. Secondo gli esperti, i troll rappresentano una forma di abuso messa in atto da un profilo narcisista, con poca autostima e motivato dalla vendetta o dalla semplice noia.

Il fenomeno dei troll continua a essere studiato e documentato. La nostra società si basa su un’impronta digitale che ha cambiato, nel bene e nel male, il modo in cui instauriamo relazioni con gli altri e concepiamo la nostra realtà. Il tema di per sé è curioso anche da un punto di vista psicologico e antropologico.

I nostri social network sono popolati da due tipi di troll: il primo è il troll divertente che fa uso di ironia. Il secondo è il flame, il cui scopo è creare disagio e fastidio.

Fino a non molto tempo fa, interagivamo con le persone di persona, incontrandoci più o meno di frequente. Questo permetteva la creazione di un principio di cooperazione che rendeva più facile la convivenza. Esisteva una specie di equilibrio virtuoso dove vigeva un concetto che per secoli ha preservato la nostra sopravvivenza: il rispetto e il senso di cooperazione. Qualcosa che oggi non è più scontato.

Al giorno d’oggi la maggior parte di noi vive all’interno di una cyber-bolla dove ci si relaziona anche con persone che non conosciamo. Contattiamo e iniziamo a seguire profili che non vedremo mai dal vivo, ma di cui sappiamo tutto grazie ai social network.

La comodità di poter agire nell’anonimato può far emergere la parte peggiore di noi. Possiamo attaccare, disprezzare e importunare qualcuno facendoci seguire a ruota da tanti altri, diffondendo bufale e rendendo pubblica l’offesa e la burla fino a distruggere completamente la vittima su tutti i livelli: sociale ed emotivo.

 

Tastiera con tasto nero

I troll: cosa si cela dietro queste figure?

Nella cultura scandinava un troll era una creatura antropomorfa che viveva sotto un monticello di terra, nelle foreste o sotto i ponti con un unico fine: attaccare l’uomo, derubarlo o portare via i bambini. Al giorno d’oggi i veri troll vivono all’ombra dei forum online, nei social network e ovunque ci sia spazio per commentare. La loro funzione è semplice e ugualmente maligna:  scatenare il dibattito, diffondere il malumore, commentare in maniera distruttiva.

Secondo una ricerca dell’Università di Stanford, tutti noi possiamo mostrare, in un dato momento, una condotta da troll. Con le condizioni idonee, infatti, chiunque può tirare fuori la parte peggiore di sé sullo scenario virtuale. Ebbene, il punto di vista dell’International Journal of Cyber Behavior, Psychology and Learning è diverso. La dottoressa Laura Widyanto ci spiega che il fenomeno dei troll è una forma di abuso, e che coloro che la mettono in atto presentano alcuni tratti psicologici ben precisi.

Dito che intimorisce una persona

Analisi e tipologie di troll

  • I troll più comuni sono quelli motivati da sessismo, umiliazione, razzismo e desiderio di diffondere bufale e frodi.
  • Generalmente esistono due tipi di troll. Il primo si muove per noia e cerca di creare situazioni divertenti o ingannevoli per far perdere le staffe a qualcuno. Poi esiste il flamespinto più dal desiderio di vendetta, dall’invidia o dal semplice desiderio di fare del male e destabilizzare.
  • Diversi studi rivelano che un troll può passare fino a 70 ore a settimana connessi nelle loro dinamiche maliziose. Distruggono vite altrui perché privi di empatia e incapaci di condurre una vita sociale valida e significativa.
  • In media dietro a un troll si nasconde un uomo tra i 17 e i 35 anni. Come loro stessi spiegano, si sentono bene quando riescono a far infuriare qualcuno. Questo stimolo li motiva, li diverte e li rende felici.
  • Aaron Balick, noto psicoterapeuta ed esperto di social network, spiega che dietro a un troll si nasconde spesso la triade oscura: narcisismo, machiavellismo e psicopatia. Un aspetto assolutamente da non sottovalutare.
Uomo con maschera da troll

Come difenderci dai troll?

Nessuno è immune all’attacco dei troll, poiché sono in grado di agire come un agente chimico e infettivo. Quasi senza sapere come, innescano una reazione a catena che provoca il diffondersi di una serie di commenti ancora più dannosi. Perché i troll, non va dimenticato, hanno la capacità di trascinare con sé altre persone, e più estremi sono le loro opinioni, farse o commenti, maggiore è l’impatto e la forza del dibattito generato.

Si potrebbe dire che per far fuori un troll, bisogna smettere di alimentarlo. Un troll si avvale del proprio ego e dell’impatto emotivo che causa negli altri, dunque per farlo tacere bisogna non rispondergli. Tuttavia, come già segnalato, non basta che la vittima non faccia il suo gioco, il suo silenzio può servire a infiammare gli altri e creare un coro di troll.

L’opzione migliore e più opportuna è la denuncia. Un troll è illegale e, dunque, perseguibile per legge. Non esitate, se pensate di essere vittima, non dovete avere paura di fare un passo avanti e sporgere denuncia. Allo stesso tempo, non tralasciamo un aspetto fondamentale: evitiamo di diventare noi stessi troll o parte del loro seguito.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.