Il cervello si "libera" di ciò che è inutile o superfluo

Il cervello si "libera" di ciò che è inutile o superfluo

Ultimo aggiornamento: 16 giugno, 2017

Dimenticare per imparare, eliminare ciò che non serve per lasciare spazio alle cose utili e importanti. Per quanto possa sembrare strano, il cervello svolge complicate funzioni di riciclaggio quando dormiamo o meditiamo e lo fa per “depurarsi”, per estirpare le erbacce e consentire alle connessioni neuronali, ai pensieri utili e agli apprendimenti più importanti di fiorire.

Arthur Conan Doyle, nel suo romanzo Uno studio in rosso, descrive come John Watson rimanga piacevolmente sorpreso ogni volta che scopre qualcosa di misterioso riguardo al suo nuovo e stravagante coinquilino. Sherlock Holmes non sapeva che la terra girasse intorno al sole. Ora, il celebre detective esprime il suo ragionamento sul perché dimentica questo e tutta una serie di dati che per la maggior parte delle persone sono evidenti.

Il cervello di una persona, spiega Holmes, è come un attico vuoto in cui mettere i mobili che più si preferiscono. Le persone stolte riempiono questo spazio di tutta una serie di oggetti variopinti che trovano giorno dopo giorno. Poco a poco, non rimane più posto per le cose utili. Tuttavia, l’abile artigiano fa molta attenzione a ciò che mette nell’attico del cervello: fa spazio solo alle cose che ritiene utili per svolgere il suo lavoro.

Quasi senza saperlo, Conan Doyle, nella sua introduzione a Uno studio in rosso,  ha messo in rilievo un principio base relativo all’economia interna del cervello, per cui quest’organo sceglie quali sinapsi alimentare e quali distruggere. Lo fa in base al nostro stile di vita, ai nostri interessi ed apprendimenti, alle nostre esperienze.

I neurologi metaforicamente affermano che siamo dotati di un tasto “cancella” che ci consente di risparmiare spazio, di eliminare ciò che non è utile per costruire connessioni nuove e più forti con cui consolidare informazioni significative. Si tratta di un processo su cui possiamo intervenire in qualche modo, per quanto possa sembrare curioso. Vi spieghiamo come.

Nel cervello “imparare” significa anche “distruggere”

Molti di noi sono convinti che più numerose sono le connessioni sinaptiche del cervello, meglio è. Ci diciamo che è questo il motivo per cui consolidiamo più informazioni, più attitudini, più abilità, più dati, più conoscenze… Tuttavia, la teoria di Sherlock Holmes continua ad essere valida: il cervello non è una soffitta o un attico vuoto dove accumulare cose inutili, a caso e in massa.

Il cervello è un organo sofisticato a cui piace fare economia e specializzarsi in capacità e abilità conformi al suo proprietario. Facciamo un esempio: abbiamo deciso di imparare a suonare il piano, ci piace e facciamo in modo di fare un’ora di lezione alla settimana. In questo caso, l’impatto sul nostro cervello sarà minimo. Se, invece, prendiamo la questione più seriamente e iniziamo a fare pratica tutti i giorni, accadranno cose meravigliose!

Una di queste è la cosiddetta “potatura sinaptica”, in altre parole, per creare nuove sinapsi e nuovi circuiti nell’apprendimento musicale, il cervello prima elimina vecchie connessioni neuronali che non servono più. Ha bisogno di spazio e di costruire nuovi percorsi, nuove connessioni e di sbrogliare cavi perché fluisca un’energia “nuova”.

Per capire meglio questo concetto, immaginiamo il cervello come un giardino. Al posto dei fiori, crescono connessioni sinaptiche tra i neuroni, vie attraversate dai neurotrasmettitori come la dopamina o la serotonina. Ora, per far fiorire queste nuove strutture, bisogna prima estirpare le erbacce, raccogliere ed eliminare le foglie vecchie per fare spazio. Sono le cellule della microglia le vere “giardiniere” cerebrali, entità magiche a cui dobbiamo la nostra capacità di consolidare informazioni e dati nuovi. Una cosa meravigliosa, appunto.

Dormire o meditare: due strategie per aiutare il cervello ad eliminare ciò che non serve

Sappiamo che la nostra capacità di apprendimento in molti casi trascende la biologia stessa. Una cosa che molti ignorano, invece, è che abbiamo bisogno di dormire per consolidare in maniera adeguata nuove conoscenze. I neurologi ritengono che un cervello privato del sonno sia come una foresta selvaggia in cui è impossibile farsi strada: un miscuglio caotico, asfissiante, buio e troppo folto.

Per aprire nuove strade, ripulire il sentiero e farci spazio, abbiamo bisogno di un sonno profondo e rigenerante. È a questo punto che entra in azione il sistema glinfatico: ha il compito di eliminare le sostanze di rifiuto, i residui e tutte le cellule morte risultato della “potatura sinaptica”. D’altra parte, c’è da dire anche che un breve riposo di 15 minuti a metà giornata o anche 20 minuti di meditazione profonda sono molto utili in questo senso, per fare spazio a nuove connessioni neuronali.

In conclusione, i neuropsicologi ci ricordano che a volte il semplice fatto di smettere di focalizzare l’attenzione su un determinato aspetto o di “rompere” il ciclo dei pensieri ossessivi su un unico argomento o persona ci consente di “disattivare” quelle sinapsi e renderlo meno potente. E come se schiacciassimo il tasto “cancella”, rendendo l’attico del nostro cervello un luogo più comodo, spazioso e più in sintonia con i nostri bisogni.

Un argomento senza dubbio interessante che vale la pena tenere in considerazione.


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